Il carbone e la panchina, alle origini del Fideo. Trivisonno racconta Di Maria
Intervista a Marcelo Trivisonno, ex allenatore di Angel Di Maria nelle giovanili del Rosario Central
Tutti lo conoscono come El Fideo, lo spaghetto. Fisico longilineo e tecnica sopraffina, ma non è sempre stato così. Infatti, c’era un tempo in cui veniva chiamato El Galgo, il levriero, e non giocava nemmeno titolare. “Ho avuto la fortuna di allenarlo nella Sexta del Rosario Central nel 2004-2005. Arrivava da una stagione da riserva nella Septima. Avevamo 35 giocatori della stessa età, così una squadra giocava il torneo dell’AFA e l’altra la liga rosarina, con tutte le squadre della città di Rosario. Angel era titolare in quella rosarina e riserva nell’AFA, ma quando entrava gli ultimi 15-20 minuti cambiava le partite”, a parlare ai microfoni di Gianlucadimarzio.com è Marcelo Trivisonno, l’allenatore con cui Angel Di Maria ha giocato la sua prima vera stagione da titolare nelle giovanili del Rosario Central, il club che lo aveva pagato 20 palloni per acquistarlo dal Club Atlético El Torito quando aveva 6 anni.
La svolta però non tardò ad arrivare, anche se in maniera abbastanza casuale. “All’inizio della stagione era la riserva di Gervasio Nunez, altro giocatore che è riuscito ad arrivare in Primera Division qualche anno più tardi. Ma in quel periodo Gervasio, che era di Formosa, si presentò tardi agli allenamenti e dalla decima-dodicesima giornata Angel non uscì più dall’undici titolare”. Ma non è finita qui, perché quello che ha fatto dopo è stato straordinario. “Non ci è riuscito nessun altro. Dalla Sexta è passato alla Prima Squadra saltando tre categorie. Quello che mi ha sorpreso di più è stato proprio questo: nonostante il suo fisico, a 17 anni non ha avuto problemi a giocare contro avversari di 30, in un campionato duro come quello argentino. E’ stato il mio primo giocatore a esordire in Primera, se mi avessero detto che avrebbe giocato al Real o al PSG non ci avrei creduto”.
A dicembre del 2005 è arrivato il debutto contro l’Independiente del Kun Aguero. Dodici mesi prima non era neanche sicuro di giocare con i suoi coetanei: “Ricordo che i primi giorni era molto ansioso perché non sapeva con quale delle due squadre avrebbe giocato. Così lo prendemmo da parte con altri dello staff e lo rassicurammo che avrebbe giocato nel Torneo AFA”. Una crescita repentina, frutto del talento, ma anche dei tanti sacrifici fatti dalla e per la sua famiglia. “Aiutava il padre nella carboneria e quando veniva agli allenamenti era sempre stanco, con le mani e le unghie sporche. Loro vivevano a 20 minuti dal centro sportivo e la madre lo accompagnava in bicicletta o in moto. Lo sforzo era enorme, ma lo stimolava in campo con uno spirito affamato di vittorie. Inoltre, era un ragazzo silenzioso, secco, ma quando entrava in campo era una delizia per gli occhi: voleva sempre il pallone, richiamava i suoi compagni per farsela dare e poi creava situazioni pericolose”.
Dai sacrifici in carboneria all’élite del calcio
Oggi, Trivisonno continua ad allenare la Sexta del Rosario Central e aspetta il ritorno di Angel. Così come tutto il popolo Canalla. “Sono anni che non lo vediamo qui, ma lo aspettiamo perché possa raccontare ai ragazzi delle giovanili la sua esperienza. Angelito ogni anno manda una quarantina di scarpe o palloni per aiutare i nostri ragazzi, non dimentica le sue origini. Le avversità, gli infortuni, le critiche della stampa lo hanno reso forte e fa piacere vedere cosa ha fatto nella sua carriera. Lui non ha limiti e continua a giocare in club importanti, ma a Rosario lo aspettano visto che ha detto che vuole finire la carriera qui, anche se l’entusiasmo che potrebbe generare non sarà facile da controllare in termini di sicurezza in una città che vive di calcio e troppo spesso tende ad esagerare”.
Per ora però Rosario può aspettare, c’è la Juventus per continuare ancora ai vertici e per provare a vincere il Mondiale, dopo aver saltato la finale del 2014 e aver vinto con un gol decisivo sia la Copa America che l’Olimpiade. “Angel continua a essere protagonista anche con la Seleccion, ora che Messi sembra aver abbassato un po’ il suo livello. Credo sia importante per lui giocare nella Juve per arrivare bene in Qatar. A giugno poi spero che torni qui. Comunque lo hanno cercato le migliori 3 di ogni top campionato e oggi è uno degli imprescindibili di Scaloni con Messi e De Paul”. I bianconeri per tutelarsi hanno anche abbassato leggermente la parte fissa dell’ingaggio puntando sui bonus per motivarlo anche nel 2023. “Non credo che uno o due milioni in più facciano la differenza, poi non ha mai avuto di questi problemi: è sempre stato molto professionale. In Italia non avrà difficoltà. Ha dimostrato di saper adattarsi subito, non ha importanza il Paese, la lingua o i compagni, e questo per gli allenatori è importante. ‘La va a romper’ come ha fatto in tutte le squadre!”.