Dezi e il suo (piccolo) grido di speranza: “Il mio gol è per Norcia e gli altri paesi colpiti. E’ un incubo, ma ci rialzeremo!”
“Viviamo con la paura costante, sentiamo il terremoto anche quando non c’è”. Poco da aggiungere, dice tutto Jacopo Dezi, centrocampista del Perugia: parole che pesano
tantissimo. Che ti fanno frullare nella testa tanti di quei pensieri, di quelle
preoccupazioni alle quali provi ma non riesci a dare una risposta. Nella mente
quelle immagini che ti spezzano il cuore, ti mettono in silenzio. Case e cattedrali
crollate, persone evacuate. Il pianto, la preghiera, la paura.
Da Perugia (dove
abita ovviamente), a Roseto in provincia di Teramo, dove invece
vive la sua famiglia. Lì, vicino a Norcia, Visso, Camerino. Vicino al dolore
perché Dezi ha un ‘cuore immenso’, sottolinea chi lo
conosce bene e perché quel dolore l’ha vissuto in prima persona. “Ogni volta mi ritorna in mente la stessa cosa: il terremoto a L’Aquila. Io ero
appena rientrato a casa e in trenta secondi ho visto
l’inferno. E’ stata la notte più brutta della mia vita. Ora
quest’incubo è tornato. Provi a non pensarci, ma niente è più forte lui”. Ti porta via il pensiero, il
terremoto. Te lo divora, te lo aliena dalla realtà, ti fa
vedere solo nero. O grigio, delle macerie, della distruzione, di tutto.
Ieri Dezi era a Vicenza con il resto della
squadra. Lontano da casa, dunque… “Ma
non abbastanza per non sentirlo! Alle 7.41 ci siamo svegliati tutti, siamo
usciti dalle camere – racconta ai microfoni
di GianlucaDiMarzio.com – e ho chiamato subito mamma e papà. Loro
l’hanno sentito forte ovviamente, Roseto è
in quelle zone. Ho acceso la tv, uno strazio, un dolore immenso. Ho avuto un minuto di brividi, stavo rivivendo
L’Aquila. L’unica
cosa che ci ha consolato è che non ci sono state vittime”.
Poi alle 17.30 il Perugia scende in campo,
ma la testa di tutti è a Norcia. E’ a giovedì scorso, alle altre scosse, alle
proprie famiglie. “Abbiamo provato a pensare
alla partita, a regalare un mezzo sorriso a chi
ha perso tutto. Credo
che questo a prescindere dal risultato della partita, possa essere il nostro
vero successo: l’aver fatto sognare – per un attimo – chi
in mattinata aveva visto spezzarsi tutti i propri sogni. Se è stato davvero
così, ne sarei molto, molto felice. La nostra vittoria è per tutti
coloro che ora non hanno più una casa, non hanno più niente. Il
mio gol è per Norcia, Castelluccio, Visso, Camerino e gli altri paesi colpiti”.
In nottata il rientro a Perugia:
angoscia, preoccupazione, ansia. “Per fortuna è venuto un mio compagno di squadra a dormire a casa
mia perché vivo
da solo al quarto piano e avevo tanta paura. Con gli altri ragazzi cerchiamo di
farci forza a vicenda, di stare insieme e darci conforto. Già
giovedì quando ci sono state le altre due scosse ho dormito da Belmonte perché
non sarei tornato a casa mia per nulla al mondo. Alle 19 ero appena rientrato,
il tempo di mettermi sul letto e niente, di nuovo l’inferno. Ci si sente
insignificanti, in balia della forza della natura e poi è un continuo qua, non si ferma…”.
Continua a tremare, di notte di giorno.
Sempre. Non smette. Le parole ora faticano a stare al passo con il pensiero,
meglio con la realtà. E’ tutto distrutto, tutto. Ci sono le macerie, c’è la
tristezza, l’inquietudine nell’aria. “Non so più che dire,
davvero. Abbiamo paura,
cerchiamo di non pensarci ma è quasi impossibile. Lo sentiamo, lo sentiamo e lo
sentiamo. Mi
metto nei panni di chi ha perso tutto in trenta secondi, mi faccio delle
domande e non riesco a rispondermi. Stiamo uniti, stiamo insieme ci
rialzeremo…”. Chiude con un grido di speranza
Dezi, ascoltiamolo.