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“Io, Totti e qualche rimpianto”. De Martino, dalla Roma all’Unicusano Fondi: “Per l’Udinese ero da buttare, ora sono di nuovo felice”

Ha giocato con Totti e conserva un bell’aneddoto: “Dammi la palla e stai tranquillo”. Dialoghi scolpiti nella memoria: “Me lo disse prima dell’esordio in Champions col Bayer Leverkusen. Ero tesissimo…”. Come quando hai 20 anni e ti tocca marcare Kakà: “Impredibile, scappava sempre via“. Meglio condividere lo spogliatoio con Borriello: “Era un vanitoso! Si guardava sempre allo specchio e già usciva con Belen, all’inizio non sapevo neanche chi fosse…”. Cartoline da Treviso e dai gemelli Filippini: “Che rompiscatole, sempre a fare scherzi e a ridere con tutti. Ma nessuno si impegnava come loro”. Polaroid e scatti. Frammenti di carriera, una di quelle dal commento classico: “Poteva dare di più, ma…”. E in quel “ma” è racchiuso tutto, infortuni vari e colpi di vento del destino: “Ho fatto qualche scelta sbagliata, ma ora sono felice, questo conta”.

Parola di Raffaele De Martino, uno che “non ha mai mollato” e non vuole farlo ora, neanche a 31 anni: “Mi sono sempre rialzato. E con entusiasmo!”. Prima perso: “Nelle ultime stagioni non ho trovato progetti interessanti”. Ora ritrovato: “Merito del Fondi e di questa società, gli devo tanto. Tutto. Mi sono avvicinato a casa, ho trovato un ambiente serio, un’esperienza così non mi era mai capitata prima”. Lega Pro, Unicusano Fondi (comune in provincia di Latina). Settimo posto a 20 punti. Ambiziosi, loro. Legati ad un bel progetto di ricerca scientifica con l’Università Niccolò Cusano, De Martino ce ne parla in esclusiva su Gianlucadimarzio.com: “Non solo calcio, il campionato. C’è anche altro, il club è dell’Università. In questa società ci sono valori veri, sia etici che sportivi. Si dà il giusto peso alle cose importanti”. Un progetto serio, quindi. Proprio quello che cercava Raffaele, ex centrocampista di belle speranze che oggi sogna in grande, anche la promozione: “Piedi per terra però…”.

Gli inizi alla Roma, classica trafila giovanile. “La Lazio mi scartò, poi D’Amico mi segnalò a Bruno Conti e andai a Trigoria”. Primavera, prima squadra. Scalata altrettanto classica se sei bravo e hai un bel piedino: “Ho giocato in coppia con De Rossi, il mio idolo”. Altri sogni, prima: “Volevo fare il dottore, ma pensavo sempre al calcio. Ultimamente ho iniziato a guardare al futuro e mi sono iscritto all’Università”. Di nuovo sui libri, facoltà? “Scienze dell’Educazione e della Formazione, mi piacerebbe allenare”. Merito di due maestri come Delneri e Prandelli: “Il primo mi ha lanciato tra i pro, mentre le idee di Cesare mi hanno sempre impressionato, non le dimentico”. Proprio come quelle 7 partite tra Serie A e Champions: “Sensazioni uniche, ho giocato contro Ronaldo, Zidane, Kakà e tanti altri. E’ finito tutto troppo in fretta…”. Stagione difficile (2004/2005 ndr), De Martino ci spiega tutto: “E’ l’unico rimpianto della mia parentesi giallorossa, quello di aver vissuto in una società piena di caos. Non si capivano bene le cose, niente di niente. Potevo andare al Manchester United come Giuseppe Rossi, ma prima decisi di parlare con la società per capire il mio futuro”. Promesse? “Tante, ma nessuna mantenuta. Andai al Bellinzona perché non sentivo la fiducia della società. Non volevano spendere soldi per un giovane come me, poi a gennaio presero Abel Xavier…”.

Meglio l’U21 con Pellè: “Tutt’ora ci sentiamo, è un bravo ragazzo, si è costruito da solo con tanti sacrifici. Già nelle nazionali giovanili segnava molto”. Magari col cucchiaio: “Eh sì, già lo faceva. Soprattutto in U21, segnò così e Koeman se lo portò in Olanda”. De Martino, invece, è rimasto in Italia. Dopo il Treviso, l’Udinese: “Tutto ok la prima stagione, 18 partite e il primo gol in A contro l’Atalanta. Poi…”. Un calvario: “Mi sono infortunato al ginocchio e sono stato un anno fermo (2007-08 ndr). Sai, l’Udinese è società importante quando deve lanciarti, ma quando ti fai male diventa deleteria. Ha tanti giocatori, anche stranieri, devono valorizzarli e venderli. E’ un mercato aperto, io sono stato un anno fermo e secondo loro ero da buttare, non sono più servito alla causa. Così sono andato all’Avellino”.

Risultato? “Retrocessione e fallimento”. Sgambetto della sorte: “Ma sono orgoglioso di aver giocato con persone come Iaquinta, Di Natale e D’Agostino. Eravamo un bel gruppo, mi hanno fatto capire tante cose e li ringrazio tutt’ora”. De Martino ha girato un po’ prima di ritrovare il sorriso: “Paganese, Nocerina, Aversa Normanna, Brindisi, Crotone. Potevo andare a Verona, ma rifiutai. E poi sono stati promossi…”. Testa alta però, fino a oggi: “Finalmente sto bene, sono sereno e tranquillo”. Nessun pallone “messo in banca” stavolta, nessun consiglio di Totti in una notte magica di Champions. Stavolta sì, è merito dell’Unicusano Fondi.