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“Ho lasciato il calcio per sette mesi”. La storia di Voltan, goleador con la Vis per papà

A 23 anni, nel pieno della sua passione per il calcio, Davide Voltan ha lasciato tutto. “Ho avuto un problema grave a casa. È mancato mio papà. Dovevo tornare per restarci e non è nemmeno stata una scelta: era quello che bisognava fare, quello che io volevo fare”. Scala di priorità. Tanta maturità.

Davidino’ – così lo chiamano i compagni di squadra della Vis Pesaro – è rimasto fermo sette mesi per poi ripartire più determinato di prima. E quest’anno non lo ferma nessuno: tre partite, tre gol. L’ultimo alla Sambenedettese, in un derby infuocato. “Quest’anno ho fatto tutta la preparazione e sto meglio anche fisicamente. Ho grande voglia di rifarmi, per me e per mio papà che veniva sempre a vedermi. Quando giocavo a Crotone lui prendeva l’aereo senza batter ciglio e correva da me, per starmi vicino. Oggi segno per lui”. L’esultanza è dedicata. “Mi bacio l’avambraccio dove ho tatuata una foto insieme a lui e un occhio che guarda al cielo”.

Davide, emozionato, si sistema il ciuffo, quasi per distogliere l’attenzione e scaricare la tristezza. Guarda avanti e punta a una grande stagione con la Vis. “Il primo obiettivo è la salvezza però!”. Matematico, un po’ ragioniere. “Ho studiato quello”. Se non avesse fatto il calciatore? “Mi sarebbe piaciuto frequentare un corso per diventare interior designer. Arredare case. Cambio, faccio, disfo”. Altri sport praticati: nuoto, basket, pattinaggio. Ma alla fine calcia e calcerà sempre un pallone: è la sua vita.

Il modello, da buon padovano, è Alessandro Del Piero. “Sono cresciuto con le sue giocate. Ci siamo anche conosciuti sfidandoci in un Padova-Sydney. E’ stata un’emozione indescrivibile. Ci siamo anche scattati una foto insieme, che conservo come poster a casa”. ‘Volt’ – il soprannome degli amici stretti – non per niente uno scaramantico. Guarda altro. Va dritto al sodo, di poche parole, concreto, nel calcio come nella vita.