David Regis: “Milan, Pulisic a 20 milioni è regalato. Weah? Juve, il top”
L’ex difensore della Nazionale americana David Regis ha rilasciato un’intervista in esclusiva ai nostri microfoni
David Regis, ex difensore della nazionale americana con cui ha partecipato ai mondiali del 1998 e 2002, ha rilasciato ai nostri microfoni un’intervista in esclusiva. In carriera ha vestito le maglie di Lens, Strasburgo, Metz, Karlsruher SC, Troyes e Valenciennes.
Le parole di Regis
David Regis, storico nazionale USA, ha parlato a lungo di Christian Pulisic. L’ex Chelsea che si è appena trasferito al Milan è un simbolo del calcio USA attuale. “È sia un creatore che un goleador che sfrutta gli spazi per dare una marcia in più alla squadra – ha detto Regis – È un giocatore molto intelligente che negli ultimi 4-5 metri poi è anche un ottimo finalizzatore. Secondo me il vero affare l’ha fatto il Milan, il Chelsea doveva tenerlo. Venti milioni nel calcio di oggi non sono niente, è come se il Chelsea lo avesse regalato. La grande stagione che farà poi darà ragione al Milan. Diversi americani si sono rivelati flop al Milan? Sono convinto che Pulisic invertirà questa tendenza, anche perché si tratta di un ruolo diverso rispetto ai suoi predecessori. Onyewu e Dest erano entrambi difensori di cui uno si accorge di meno, la gente ama guardare gli attaccanti. Poi Pulisic è un altro tipo di persona e di calciatore rispetto a loro. Dopo l’ottima passata stagione i riflettori e l’attenzione mediatica sul Milan aumenteranno e di conseguenza l’arrivo di Pulisic farà bene a tutto il movimento calcistico americano. Lui si adatterà al calcio italiano e vice versa poi non tanti croati hanno fallito in Serie A. Pulisic è americano ma come stile è più croato perché ama avere la palla tra i piedi mentre gli americani sono più portati al box-to-box. Io da difensore quando giocavo con la nazionale a stelle e strisce spesso andavo all’attacco perché in Francia (Regis ha giocato con Lens Metz Troyes Strasburgo e Valenciennes) è così che ti imparano di fare. Pulisic è tecnico e ha questa cultura croata dentro il suo gioco che non puoi toglierli”.
Successivamente, Regis ha parlato di un altro calciatore americano che si è trasferito in Serie A in questa sessione di calciomercato: il figlio d’arte Timothy Weah. “George e il sottoscritto avevamo anche lo stesso agente ad un certo punto – ha detto Regis – Lui era impressionante, il migliore. Però rispetto al figlio hanno ruoli diversi. George era attaccante, Timothy gioca sulla fascia e anche i tempi sono cambiati. Ai giovani oggi interessa poco il calcio spettacolo mentre prima suo papà dribblava con la palla verso la porta… come oggi fa solo Mbappé. Spero per Timothy che potrà fare come il padre che è arrivò tardi nel calcio che conta. Ma non sarà facile per il cognome che porta. La gente lo paragonerà a George e la pressione sarà tanta. Anche per i figli di Zidane non è facile. La Juve poi è il top, la scelta di sposare il progetto bianconero è fantastico. La Juve ha il nome e il rispetto di tutti, è un club che fa sognare. Poi meglio andare in club storici come la Juve che a Parigi…“
In chiusura, David Regis ha parlato della sua carriera. In particolare l’ex Nazionale USA ha raccontato un aneddoto, quando fu ad un passo dal trasferirsi in Serie A: “Ero vicino al Cagliari di Patrick Mboma poi per colpa di Molinari non se ne fece nulla. Voleva prendersi i meriti per il mio trasferimento in Sardegna dicendo che “era grazie a lui. Io queste sue dichiarazioni le scoprì in aeroporto nel giornale “L’Equipe” il giorno della partenza. Non mi era piaciuto e mi rifiutai di firmare a Cagliari per colpa sua. Mi ha ferito e mancato di rispetto e non si è nemmeno scusato. Come per dire “non hai il livello per la Serie A, ci vai solo grazie a me”. Poi Mbomba mi chiamava tutti i giorni pregandomi di venire perché la squadra aveva bisogno di me. Peccato, dovevo sostituire Jason Mayele (morto in un incidente stradale) e sarebbe stato un sogno giocare in Serie A. È così. A quei tempi tutti i grandi giocatori volevano andare in Italia, nessuno parlava della Premier League in Francia allora”.
A cura di Alessandro Schiavone