Dal college al professionismo: la storia di Daniele Proch, primo italiano ai draft dell’Mls
La storia dell’attaccante del Breno Daniele Proch, caratterizzata da un passato negli Usa e un presente nel giornalismo
“The American Dream”. Uno slogan riportato in auge negli anni del Covid dalle parti del Trentino e in tutta Italia da Marvin Vettori, il lottatore di UFC arrivato a contendere nel 2021 il titolo mondiale nella categoria “pesi medi”. La storia di un italiano partito alla conquista dell’America, con l’obiettivo di diventare il più forte di tutti. La stessa, traslata dal ring al campo da calcio, che ha come protagonista Daniele Proch.
Classe ’96 nato a Riva del Garda, Daniele è un attaccante del Breno Calcio, club del girone B di Serie D. Un ragazzo che, dopo il diploma, ha deciso di andare in un college degli Stati Uniti, dividendosi tra studio e calcio. Un percorso che l’ha visto diventare da un lato redattore per il famoso giornale economico “Forbes”, dall’altro il primo e unico italiano eleggibile in un draft riservato alle squadre di Mls, il massimo campionato di calcio degli Usa. “Modalità simile a quella di Banchero in Nba? Non proprio…“, afferma l’attaccante del Breno, che con il suo racconto ci ha portati alla scoperta del più importante modello calcistico degli Usa.
Daniele Proch, quando studio e calcio vanno di pari passo
“Ho iniziato dalle giovanili del Sudtirol. Poi ho fatto un anno di Beretti (così si chiamava la Primavera 3 n.d.r.) e uno di Serie D, senza riuscire a strappare un contratto in C”. Così inizia la carriera calcistica di Daniele Proch che, dopo una prima delusione, sotto consiglio del cugino decide nel 2015 di partire alla volta dell’America, spinto dalla passione per lo studio e dal sogno di voler diventare un calciatore professionista.
“Parto da un college in Nord Carolina per poi passare alla Duke University, famosissima sia per la parte accademica che per quella sportiva. Lì mi è cambiata la vita, incontrando mentori che mi hanno aperto la mente ma anche crescendo in centri sportivi al livello della Serie A”. Da qui inizia l’ascesa dell’italiano negli States.
“Il terzo e quarto anno di college vanno alla grande: segno tantissimi gol, finisco su “Espn“ e vinco tutti i premi individuali possibili. Vengo eletto per il draft, il primo italiano a riuscirci”. Modalità uguale a quella del basket americano? Non proprio. “Per il calcio funziona così: una quarantina di calciatori vanno in giro negli Usa a fare amichevoli, dove vieni visto e conosci i proprietari dei club di Mls“. La differenza sostanziale è che non si finisce subito sotto contratto, bensì viene data la possibilità di partecipare al pre-season con i grandi club americani, che possono poi decidere se ingaggiare o meno quel calciatore. “Finiscono i quattro giri e non mi prende nessuno. A 23 anni, da straniero, inizio ad andare nel panico. Finché, pochi mesi dopo, ricevo la chiamata del North Carolina Fc, club professionista della seconda divisione americana. Esperienza rivelatasi poco fortunata a causa del Covid”, aggiunge il classe ’96.
Nel frattempo, grazie agli studi e alle conoscenze apprese negli anni, nel 2020 Daniele inizia a scrivere per Forbes, famosa rivista statunitense di taglio economico, raccontando l’ambito calcistico-finanziario italiano. Da qui e dalla voglia di provare a riaffermarsi nel calcio viene la decisione dell’attaccante di tornare in Italia.
Pallone tra i piedi e penna tra le mani
“In Italia ho molte più opportunità a livello giornalistico, soprattutto per quanto riguarda le distanze e gli orari. Voglio ringraziare Emanuela Perinetti, venuta a mancare quasi un anno fa. Mi ha fatto conoscere persone incredibili, ogni volta penso a lei quando lavoro. E grazie a lei ho avuto il privilegio di intervistare Giuseppe Marotta, Danilo, Giorgio Chiellini, Giuseppe Rossi, Joey Saputo”.
Grandi personalità che hanno tutte lasciato qualcosa a loro modo: “Quando ho intervistato Danilo avevamo una stanza tutta per noi, c’erano almeno dieci persone tra fotografi e addetti ai lavori. Mi ha lasciato tanto soprattutto per quanto detto off record, mi ha fatto capire che dalla Serie D alla A tante dinamiche sono uguali, con le giuste proporzioni ovviamente. Ho a cuore poi l’intervista con Marotta, che aveva preparato tutto meglio di me. Alle mie questioni rispondeva con soluzioni, andando dritto al pinto senza tergiversare. Ricordo con piacere anche l’intervista con Gianluca di Marzio, con cui ho parlato dello strano entusiasmo attorno al calciomercato italiano”. Palla e penna, due campi in cui Proch afferma di voler portare avanti di pari passo, senza preferenze.
Lo spirito imprenditoriale di Daniele Proch
Come detto, l’esperienza nei college ha portato a Proch uno spiccato senso imprenditoriale, tanto da portarlo a creare con un suo amico una società che fa da tramite per i giovani cestisti che vogliono andare al college in America, seguendoli in tutto il loro percorso per poi introdurli al basket professionistico. Perché la palla a spacchi? “Con il calcio c’era già tanta competizione e sinceramente la vedo anche come una valvola di sfogo. Se è possibile traslare questo progetto al calcio? Ci stiamo pensando, vedremo più avanti”, spiega il classe ’96.
Per quanto riguarda il modello college americano, per l’attaccante trentino è impossibile portare tale realtà in Italia. “In Italia ci sono le scuole calcio che sono troppo importanti. Un ragazzo sogna di crescere nelle giovanili di Roma e Lazio, non in quelle della Luis. Negli Usa le strutture universitarie sono le migliori e quella è la massima competizione prima del professionismo”.
Il viaggio in Argentina e l’attualità al Breno
Un passo importante nella vita di Proch è stato un viaggio realizzato con la sua squadra di calcio della Duke tra Argentina e Uruguay. Una tra le esperienze più coinvolgenti della sua vita, che l’attaccante racconta con coinvolgente entusiasmo: “Ogni quattro anni l’Università organizzava questi viaggi. Abbiamo passato sette giorni in Argentina e tre in Uruguay. Siamo andati alla Bombonera a vedere il Boca Juniors di Tevez e Gago contro il Club Alianza Lima. È stata l’esperienza più significativa della mia vita, lo spettacolo sportivo più bello che abbia mai visto”, afferma Proch.
“La forza del tifo è coinvolgente, tutto lo stadio canta data la semplicità dei cori. Da prima che iniziasse la partita si capiva che il Boca avrebbe vinto. I giocatori avevano una “garra” incredibile grazie alla spinta della “Doce” (“il dodicesimo uomo”, la curva del Boca n.d.r.). Nulla a che vedere con nessuno stadio italiano e nessun altro sport”. E conclude: “Poi in Uruguay abbiamo svolto un tour accompagnati da “El principito” Ruben Sosa, ex Inter e Lazio”. Esperienza fuori dal campo ma anche dentro il rettangolo verde, con risultati incredibili: “Durante il viaggio abbiamo giocato contro l‘U19 del Boca, perdendo 3-1 con un mio gol. Abbiamo però vinto contro l’U18 dell’Uruguay per 3-2“.
Per concludere questo percorso, Daniele ha parlato della sua esperienza al Breno Calcio: “Sono arrivato al Breno per riatletizzarmi dopo un infortunio al tendine d’Achille. Da ottobre sono tornato disponibile e sto lavorando per arrivare al top della condizione. L’obiettivo è la salvezza e arrivarci il prima possibile, poi quello che verrà lo prenderemo. Futuro? Voglio fare bene quest’anno e tornare a giocare, che mi manca. Poi vedremo”.