De Rossi: “L’ultimo giorno a Trigoria fu devastante”
"Il mio vero ritiro è stato l’ultimo giorno a Trigoria, una batosta. Uscendo dalla mia camera per andare allo stadio Olimpico ho pensato che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei chiuso quella porta. E lì mi è parso di tremare. Devastante". Dopo il ritiro dal calcio giocato, Daniele De Rossi torna a parlare. Roma, Boca Juniors, la famiglia, Totti e Mancini, tutti spunti interessanti dell'ex capitano giallorosso, che si è confidato con GQ Italia. "Molti hanno pensato che il gruppo Friedkin mi avesse contattato, ma io non ho mai sentito nessuno. Non sono in attesa di un nuovo proprietario per tornare alla Roma. Con Pallotta non ho mai avuto problemi. Mi è dispiaciuto per la decisione di non rinnovarmi il contratto, ma questo mi pare ovvio".
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Una storia d'amore vera, intensa, iniziata nel 2001 e conclusa 18 anni dopo. Ed è proprio l'amore verso i colori che lo hanno accompagnato per una vita intera, che lo hanno spinto a rifiutare le diverse offerte provenienti dalla serie A. "Di offerte per continuare a giocare in serie A ne avevo parecchie, ma non ho voluto aggiungere un’altra maglia italiana a quella della Roma, mi sembrava di sprecare una storia bellissima. Il Boca è sempre stato un sogno per me è stato un onore. Non c’è stato un giorno in cui non mi sia sentito felice al Boca. Gli ex compagni ancora mi scrivono per chiedermi come sto e mi dicono che gli manco. Lì giocano tutti col trasporto che avevo io quando indossavo la maglia della Roma. Tutti i compagni mi hanno chiesto un aiuto per venire a giocare in Italia".
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DANIELE DE ROSSI IN 16 MOMENTI – GALLERY
Una scelta di dover appendere gli scarpini al chiodo arrivata lo scorso 6 gennaio, dopo pochi mesi dal suo trasferimento in Argentina. "Quando sto bene fisicamente, sono ancora in grado di giocare nella Roma, nel Boca, in tutte le squadre del mondo, perché quello che ho perso in esplosività l’ho guadagnato in esperienza. Ma purtroppo stare bene non mi succede quasi mai. Ho 36 anni, il fisico è logoro, di soldi ne ho abbastanza: meglio tornare. Si è parlato di gravi problemi di mia figlia Gaia, ma non c’è nulla di particolare. Semplicemente ha 14 anni ed è normale che abbia bisogno di avere il papà vicino".
"Io e Francesco (Totti, ndr) abbiamo giocato vent’anni assieme – ha spiegato l'ex centrocampista giallorosso. Ci siamo abbracciati dopo i gol, ci siamo frequentati fuori dal campo, abbiamo avuto anche delle sonore litigate, è capitato di non parlarci per un mese, anche l’anno scorso, ma poi è sempre finita a risate. Vita vera, non recitata. Il suo addio è un periodo che ricordo come un incubo. Mi sentivo come il bambino che assiste ai litigi tra mamma e papà".
Tra i diversi allenatori conosciuti in carriera, De Rossi si sofferma su Roberto Mancini, che non lo ha mai allenato ma che avrebbe fatto carte false per portarlo con sé in Inghilterra. "Abbiamo un rapporto eccellente. Quando era al Manchester City fu difficile dirgli di no. Il fatto di non aver lavorato assieme non ha diminuito la stima reciproca, anzi. Fra i discorsi che abbiamo fatto tempo fa, non in gennaio intendo, una porta azzurra era socchiusa. Anche con Spalletti ho condiviso tanto, ci siamo pure scannati ma conservo grande stima per lui".
Anche per il prossimo futuro, DDR sembra avere le idee molto chiare. "Ora aspetto di sapere quando comincerà il prossimo corso per allenatori. Dovunque mi capiterà di allenare, sarò sempre a un’ora di volo da Roma, pronto a rispondere a una sua chiamata. Nel settore giovanile c’è mio padre, inoltre i rapporti col club non li ho mai persi. Al termine del corso che intendo fare potrò allenare in terza serie oppure una Primavera, vediamo. Un po’ mi pesa che tutti si aspettino che prima o poi allenerò la Roma solo perché ne sono stato giocatore. Prima si deve dimostrare di saperlo fare e se poi perdi tre partite di fila la gente si dimentica che eri Capitan Futuro e pretende, giustamente, risultati nel presente. E poi non voglio creare problemi a Fonseca, che è bravo e che per me resterà a lungo qui".