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Dallo sfogo social alla centesima (con gol) in Serie A. Ora la Nazionale. Fiorentina, Biraghi non si ferma più: “Ma non chiamatela rivincita”

“Ai leoni da testiera dico di tapparsi la bocca”. Pensiero, parole e firma di… Cristiano Biraghi. E’ successo solo un girone fa, quando il suo ritorno da ex al Bentegodi non è stato dei più fortunati. Liscio sul pareggio di Castro, chiusura in ritardo sulla doppietta dell’argentino. Risultato? La Fiorentina crolla per 2 a 1 e i tifosi si infuriano sul web. Tanti gli insulti da parte di qualcuno, che gli minaccia addirittura la famiglia. Troppo anche per uno che a Pescara è stato spesso al centro della critica. Lui, il regalo di Corvino a Pioli. Il rinforzo che serviva per colmare le lacune tecniche e non solo di Maxi Olivera. Un’operazione chiusa in poco più di tre ore nel giorno di Ferragosto, senza però riuscire a convincere il popolo viola, spesso ironico e pronto a colpire. Da Chievo a Chievo, dal botta e risposta con gli haters al bolide di sinistro con cui oggi ha battuto Sorrentino, regalando ai viola un successo casalingo che mancava dallo scorso 3 dicembre (3-0 al Sassuolo). Esultanza rabbiosa la sua, ma non chiamatela rivincita: “Volevo solo condividere la mia gioia con i compagni, tutto qui” Ha poi raccontato in zona mista al termine del match. Il freddo? Non lo sente, come dimostra la maglia a mezze maniche che decide di indossare nonostante la temperatura rasenti lo zero. Sarà la gioia del primo gol con la Fiorentina, il secondo nelle quasi 200 partite da professionista. Un’emozione, quella del gol, che mancava dal 22 dicembre del 2016, dal pareggio di Palermo con la maglia del Pescara. Perché lui, come ama dire, gode quando i compagni segnano e un assist vale tutto. Sarà anche per la terza convocazione con la nazionale maggiore, dopo quelle per gli stage con Prandelli nel 2014 e Ventura nel 2017. Già, Di Biagio lo ha osservato, lo ha notato e, infine, lo ha chiamato. Valigie pronte e via, tutti a Coverciano a partire da domani mattina. Alla fine questo è ciò che ha sempre sognato. Perché Biraghi di anni ne ha solo 25 ma le esperienze alle spalle sono molte. Dagli allenamenti con i vari Zanetti, Maicon, Cambiasso ai tempi dell’Inter, alle amicizie extra calcistiche con Sneijder ed Eto’ò. Dagli insegnamenti di Benitez e Zeman alla stagione in Liga, dove se la vede con Ronaldo, Messi, Neymar e Suarez. Nel mezzo il debutto a 18 anni con il nerazzurro e non in una cornice qualunque. Inter-Twente, San Siro, la musica è quella della Champions League. Non solo Preludio di una carriera destinata a grandi cose e che forse ha trovato a Firenze il terreno per spiccare definitivamente il volo. Sì, perché adesso i due milioni da pagare per il riscatto obbligatorio non sembrano così tanti, anzi. Ha voglia di correre Biraghi e di non fermarsi più. Perché in campo cerca sempre di saltare gli ostacoli su quella fascia sinistra in cui fa su e giù, come faceva a Castellammare di Stabia, dove cercava di evitare il traffico andando al centro sportivo sul suo monopattino. Dalla grande Inter alla Liga dei fenomeni. Da Zeman alla centesima in A. Fiorentina il presente, la Nazionale il sogno che si avvera.