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Dall’inferno al…sorriso, Guberti racconta: “Solitudine e dolore, a Perugia finalmente un raggio di luce. Voglio tornare in Serie A!”

‘Mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita’. Ahi quanto a dir qual era, Gubo? Paragone aulico, sì. Forse troppo. Forse. Ma l’inferno, lui l’ha visto veramente. E quante fiere! Tre? No, molte di più. Ora, finalmente, un raggio di luce a sconquassare quel buio, tenebroso e oscuro. Lo sconforto, la rabbia, la tristezza, i rimpianti. Quanti, Gubo? “Se non ci fossero stati i miei figli e la mia ragazza non so come sarebbe andata a finire. Il loro sorriso mi ha dato forza per superare i momenti difficili. Ne ho passati, eh!”. Lo ripete, per almeno tre volte. Con voce sofferente, quasi sommessa. Lui è Stefano Guberti. Dal paradiso (giallorosso) all’inferno. Adesso un raggio di luce, al quale nemmeno un uomo di ghiaccio come lui può rimanere indifferente. Il gol contro il Novara, una gioia che gli mancava da tanti anni. Cinque stagioni fermo, tra la rottura del ginocchio e la maxi squalifica. Cambia voce, finalmente. “Ancora non mi sono ripreso, mi sono arrivati mille messaggi di complimenti. Non c’ero più abituato. Ero abituato alla solitudine, allo sconforto a quelle giornate che non vedi l’ora che finiscano”.

Stefano Guberti racconta la sua Divina Commedia. Che poi di commedia ha ben poco. La lunga squalifica, in estate arriva una chiamata. ‘Ma ti pare che sia una squadra che mi cerca?’. Sì, invece è così. E’ il Perugia, che lo vuole nonostante nemmeno lui sappia quando potrà tornare a giocare. Che lo corteggia, che lo fa sentire un calciatore. Finalmente. Poi in inverno torna a giocare e lunedì ritrova il gol, ritrova il sorriso. Una rete bellissima. Lo vedi in campo, scarta gli avversari, incoraggia i compagni più giovani. E pensi, anzi pensa, di essere tornato indietro nel tempo. “E’ stata un’emozione devastante, nemmeno ci credevo. Ancora non ci credo. La mia vita sembra un film, forse la Fabbrica di Cioccolato. E io ho scartato il cioccolatino sbagliato. Sono stati anni duri, difficili, che mi hanno fatto capire chi veramente mi vuole bene. Non sono stato bravo a comportarmi in certe occasioni, dovevo prendere una posizione in determinate situazioni. E invece, no. Perché ho pensato a me, a comportarmi come mi hanno insegnato i miei genitori. Sono stato all’inferno, mi sentivo solo. Ora non dimentico niente, non voglio dimenticare, perché quando ti succedono queste cose apprezzi di più la quotidianità, ciò che prima davi per scontato. Non voglio più fermarmi, voglio prendermi la mia rivincita, voglio tornare in Serie A”.

Una parola dietro l’altra, in simbiosi con una sofferenza che solo ora riesce a lasciarsi un po’ alle spalle. “Sì, lunedì ho intravisto un raggio di sole – spiega GubertiGianlucaDiMarzio.com – di rimpianti ne ho tanti. Il preliminare perso con la Sampdoria, poi la retrocessione. Ma non si vive di rimpianti, quindi voglio pensare alle cose belle, alle mille emozioni che il calcio mi ha regalato. Al primo giorno a Trigoria, a quando ho debuttato con la Roma e nel tunnel mi tremavano le gambe mentre sentivo cinquantamila persone che cantavano ‘Roma, Roma, Roma’. A quando ho conosciuto Totti, a quando mi mettevo vicino a lui per cercare di imparare qualcosa”.

Olè Olè Olè Olè Gubo Gubo’ , vuole tornare a sentirsi amato. A sentire un coro tutto per lui. Sogni, ambizioni, quella Serie A che farebbe di tutto pur di ritrovare. Non si ferma Stefano, racconta. Con tranquillità, un pizzico di emozione. E ripete, “la mia famiglia è la mia forza. La mia terra, la Sardegna è la mia forza. Amo il mare e il sole”. A proposito di Sardegna, il Cagliari. Un altro rimpianto? “Non proprio, loro mi volevano quando giocavo alla Torres, in Serie C. Ma per prendermi volevano aspettare che la Torres fallisse e così scelsi l’Ascoli. Non mi sono mai pentito, anzi. Poi sì, ammetto che mi piacerebbe chiudere la carriera lì. Abito a quaranta chilometri da Cagliari e la mia famiglia, i miei amici tifano tutti per i rossoblu”.

L’avventura più bella? Forse quella a Bari, 9 gol in 18 partite. E i difensori avversari che per prenderlo dovevano solo implorare che Guberti non fosse in giornata. “Bari è una piazza fantastica, con Conte avevo un rapporto bellissimo. Mi ha aperto un mondo, ha tirato fuori tutte le mie qualità. Lui mi volle fortemente e io lo ripagai sul campo. Vedrete che al Chelsea farà bene, ovunque andrà, farà bene”. Il destino, spesso, si diverte ad intrecciare le nostre vite, a muoverci in mille direzioni. Ma, poi alla fine a farci rincontrare. E tu sabato rincontrerai il Bari…”Sì, in realtà verranno loro da noi”. Finalmente una risata, sorride poco Guberti. Non gli piace far trasparire le sue emozioni. Passo indietro, ci ripensa: “Sarà bellissimo rincontrare la mia ex squadra, non sarà una partita come tutte le altre”.

Infine la Roma. Stupito, ammaliato dal fascino della città eterna e del giocatore eterno (“Speriamo”, dice), Francesco Totti: “Di lui ho solo ricordi positivi, è una persona eccezionale e di un’umiltà fuori dal comune. Ma vi frequentavate? No, macché non mi sarei mai permesso di chiedergli di uscire. Lui un campione, io ancora un ragazzino ero”. Un ragazzino, ma con qualità importanti dai, “Sì, anche se in realtà forse non ero pronto a livello di testa per un’esperienza del genere e in una squadra del genere, se solo avessi avuto la testa di adesso…”.

Poi Caron dimonio lo porta all’inferno, nel girone più basso. Quello della solitudine, del dolore. Quel dolore che pervade le tue giornate, che non ti lascia tregua, che ti fa mordere i gomiti dai rimpianti. Non è finita, però. Perché in un pomeriggio d’estate lo chiama il Perugia, si fidano delle sue qualità. Sanno che Gubo tornerà ad incantare. Lui ancora no, è stato sempre molto critico con se stesso. “Dovrò sempre ringraziare il Perugia. E’ una grande piazza e una bellissima città. Spero di poter ritornare in A con questa maglia. Speranze a parte darò tutto me stesso per i biancorossi, gli sarò per sempre riconoscente”.

“Come si volgon per tenera nube, due archi paralleli e concolori”. Ora le nubi sono andate via, Gubo. Hanno lasciato il posto a due arcobaleni: la famiglia e il Perugia. Tre, anzi. Con quel sogno nel cassetto chiamato Serie A…