Dalle critiche per l’inglese ai presunti screzi con Deeney, la verità di Mazzarri: quando a parlare è il campo
Cercare ad ogni costo un pretesto per montare un caso. Anche se a parlare sono i risultati. Non è la prima volta che capita in Inghilterra: questa volta la vittima designata è stata Walter Mazzarri. Tutta colpa di quel suo inglese ritenuto ancora troppo scolastico dai critici inglesi. La verità è che l’allenatore toscano rispetto al suo approdo in Premier è molto migliorato: ora capisce perfettamente ogni domanda che gli viene posta e sta iniziando ad instaurare dialoghi veri e propri. Certo, può e deve migliorare. Ma nessuna fretta: dare tempo al tempo. Visto soprattutto come i risultati abbiano parlato per lui. 40 punti a 6 giornate dal termine: quota salvezza raggiunta. Record di vittorie a Vicarage Road (8) nella storia degli Hornets in Premier. E successi indimenticabili come quello contro lo United che al Watford mancava da più di trent’anni. Una squadra che non ha mai navigato nelle zone basse della classifica. Facendo fronte anche ad una marea di infortuni, Pereyra su tutti: giocatore chiave assente praticamente tutta la stagione. Senza dimenticare che anche Pochettino al suo primo anno in Inghilterra venne fortemente criticato per alcuni problemi con l’inglese. E guardate dov’è ora… Vale la stessa regola: ha parlato il campo. Ma certe critiche hanno dato ugualmente fastidio a Mazzarri. E non poco. Come se si dovesse per forza trovare aspetti negativi in una situazione positiva per lui e per il club. Oltre all’inglese, i presunti screzi col capitano Deeney: voce divampata dopo la panchina col Tottenham. Quando invece il giocatore è stato fatto riposare in via precauzionale poichè reduce da un’influenza in una settimana in cui si erano giocate addirittura tre partite. Anche perché Deeney è stato uno dei giocatori più utilizzati in stagione: 31 presenze e 10 gol. Ma allo stesso tempo era l’unico che avrebbe fatto notizia stando fuori. Pretesti per montare un caso, dicevamo. E per ipotizzare un nuovo cambio in panchina. Come se la famiglia Pozzo fosse obbligata a trovare già un sostituto visti i tanti avvicendamenti avvenuti sulla panchina degli Hornets dall’ inizio della loro avventura nel 2012. Zola, Sannino, Oscar Garcia, McKinlay, Jokanovic, Quique Sanchez Flores. Ma quello di Mazzarri è un progetto triennale con lo scopo di alzare l’asticella anno per anno. Sia i Pozzo sia il CEO, Scott Duxbury, infatti hanno più volte palesato tutta la propria soddisfazione per il lavoro svolto finora. Sanno quanto e come Mazzarri lavori. Praticamente vive al Training Ground di London Colney: il primo ad arrivare al mattino e l’ultimo ad andarsene alla sera. “Sono qui al campo di allenamento fino alle 18 o alle 19, poi ceno e dopo lavoro ancora. Provo magari a guardare un film per distrarmi ma la mia testa pensa sempre al calcio. Anche grazie all’ arrivo di WhatsApp: posso essere anche in bagno che mi lavo i denti ma se ho un’idea mando un messaggio vocale al mio vice Frustalupi”, aveva dichiarato in un’intervista di qualche mese fa. Messaggi in cui ovviamente è la questione tattica ad avere la priorità. Dimostrandosi spesso l’arma in più del Watford e rendendo così gli Hornets la squadra di Premier con la filosofia più italiana in tutto e per tutto. Capace di raggiungere l’obiettivo salvezza e quota 40 con largo anticipo. Ma soprattutto capace di dimostrare sul campo come debbano essere i risultati a parlare per l’allenatore.