Dalle casse di acqua agli stipendi pagati… da lui. ‘Ringhio’ Gattuso chiede un calcio di persone serie
C’è ‘Rino’, o ‘Ringhio’. E poi c’è Gennaro Gattuso.
‘Rino’ è quel giocatore che ha vinto tutto quello che c’era da vincere, ogni trofeo disponibile sulla faccia della terra: Mondiale, due Champions, campione del mondo per club, due scudetti. E molto altro. Quello per cui ‘sono venuto da X pur di fare X con lui’. Foto, autografi, strette di mano, pacche sulle spalle ma anche un semplice saluto, anche accennato. Perché ‘Rino’ è ‘Rino’, una leggenda. Talmente leggenda che la comunità calabrese di Oshawa – Canada – gli ha pure dedicato il “Gattuso Day” ogni 25 giugno.
Gennaro Gattuso è l’allenatore del Pisa. L’allenatore dell’ultima promozione in Serie B dei nerazzurri, categoria che mancava da sette anni. Un allenatore preparato e intelligente, che si è preso ‘tre anni di insulti’ tra Grecia e Palermo senza mai perdere il fuoco per questo sport. Un allenatore che crede fermamente nella gavetta nonostante quel curriculum da ‘Ringhio’ sia assolutamente di prim’ordine. Un tipo che preferisce la testa alla tattica: “Io mi carico anche giocando a briscola con mio figlio”. Mentalità vincente.
‘Ringhio’ Gattuso è tutto quello che c’è oltre. Oltre il professionista, oltre i successi, oltre la storica promozione con il Pisa. E’ semplicemente l’uomo. Un uomo che dopo le dimissioni dall’Ofi Creta paga gli stipendi ai suoi ex giocatori: quasi 50mila euro di assegni. Che dopo Cittadella-Pisa di sabato 17 dicembre non riesce a parlare di calcio e di come sia andata la partita – sconfitta per uno a zero ma ‘sono orgoglioso dei miei ragazzi’ – per il semplice fatto che il suo Pisa ha cose ben più grosse a cui pensare. “Sapete cosa mi dà veramente fastidio? Avere gente di 50 anni che piange perché non sa come pagare il suo mutuo. Devo far finta di non vedere la gente che lavora senza contratto, oppure il mio staff che non prende lo stipendio da febbraio e ha famiglia. Quanto può durare tutto questo?”. Esempi pratici. “Se ci manca una cassa di acqua ci deve pensare il sottoscritto, altrimenti i ragazzi bevono dalla fontana”. Un giornalista locale gli abbozza una domanda: “Ma come mai due infortuni muscolari dopo appena 10 minuti?”. E Gattuso fa il ‘Ringhio’. “Abbiamo fatto Pisa-Padova in 10 ore di pullman, siamo arrivati a destinazione alle dieci di sera, il giorno prima della partita. Senza contare tutte le tensioni che abbiamo passato nei giorni precedenti. Non credo che gli infortuni muscolari siano stati un caso, anzi”.
Il suo Pisa lo definisce ‘una bellissima creatura’ che rischia di essere gettata via con menefreghismo, come se fosse ‘un grandissimo dispetto’. Anche se giura che “se le cose dovessero andare male io sarò l’ultimo a lasciare questa barca”. Tutto per colpa di? Gattuso non li nomina nemmeno, ringhia e basta. “Società? Quale? Parlare di questa gentaglia qua… basta. Sembra che i fallimenti di grandi società come Parma, Padova o Venezia non siano serviti a nulla”. Poi alza lo sguardo e afferma. “Vedete Cittadella? Un comune di ventimila abitanti dove tutto funziona ottimamente. Si chiama competenza, si chiama calcio. Quando vuoi fare calcio non devi chiedere i soldi ai bambini piccoli: loro devono pensare solo a divertirsi, non a mettere soldi. Sono altri che devono metterli. Ma niente da fare: chi sta dall’altra parte non possiede valori”. E non si parla della famiglia Corrado, tutt’altro. Poi un appello. “Basta personaggi squallidi. Il calcio deve essere una cosa seria”. Per persone serie ma soprattutto vere. Alla ‘Ringhio’ Gattuso.