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Dalla vecchia colonia alla… Nazionale francese? Ecco Payet, il talento che incanta il West Ham

Una genialità calcistica rara, rarissima. Un talento raffinato e finissimo, di quelli che solo il Dio del calcio può donare. E perché no, un carattere un po’ particolare e sopra le righe. Senza dimenticare qualche rissa di troppo, per non farsi mancare proprio niente. Dimitri Payet è stato per anni croce e delizia, genio e sregolatezza. Ora però, a 28 anni, sembra aver trovato quella maturità e consapevolezza di chi vuole finalmente lasciare un segno indelebile. Tutto era cominciato nel lontano 1987 sull’Isola di Reunion, vecchia colonia francese nei pressi del Madagascar, contraddistinta da un vero e proprio “melting pot” culturale: l’isola è abitata prevalentemente da immigrati africani, cinesi e indiani.

Il piccolo Dimitri sognava già in grande, ma l’isoletta cominciava ad essere troppo stretta per un estro così. Da giovanissimo già con la valigia in mano: il sogno di diventare un giocatore non poteva essere certo ostacolato dai sentimenti. Ma i primi provini non sono affatto positivi. Prima il Le Havre, una delle squadre col vivaio più florido di tutta la Francia (Pogba docet), poi il ritorno a Reunion, seppure per poco. Accantonare gli scarpini e rassegnarsi ad un lavoro “comune”? Non scherziamo, le stelle per Payet avevano già allora in mente ben altro. Ecco che si presenta il Nantes e coi ‘canarini’ iniziano ad intravedersi sprazzi di talento. Poi il Saint Etienne ed il Lille campione in carica di Rudi Garcia.

Il talento c’è e si vede, ma è ancora troppo incostante per fare davvero la differenza. Alla seconda stagione con Garcia però impressiona davvero tutti: 12 gol e 13 assist. Eccolo, finalmente. Et voilà: miglior assist man del campionato e convocazione in Nazionale. Sì, ma il meglio deve ancora venire. Quando due “teste matte” vengono a contatto, chi ci assicura che non possano trarre dall’incontro qualcosa di buono? Se poi ciò accade in un luogo come Marsiglia, dove il calcio è vissuto come un’autentica religione, il gioco è fatto. Il “loco” Bielsa e Dimitri Payet si trovano a meraviglia, almeno, sul campo: un cileno ed un francese che parlano la stessa lingua (calcistica) in modo sopraffino: sembra una barzelletta, ma non è così. Per credere, chiedere alle difese avversarie. Logico, due caratteri così forti spesso possono entrare anche in colluttazione. Accadde che Bielsa mise fuori rosa Payet per scarso impegno negli allenamenti, salvo tornare poi sui propri passi. E Payet, dal canto suo, non si lamentò mai, anzi: appena reintegrato, ha dato tutto se stesso per convincere il loco a puntare di nuovo su di lui. Prova di maturità. Grazie al 3-3-3-1 di Bielsa, Payet riesce a mettere in mostra il meglio della propria creatività e fantasia: 7 gol, 16 assist e titolo sfiorato.

Il resto, appartiene al presente. Tocco vellutato, visione di gioco a 360 gradi. Quel 27 in maglia ‘claret and blu’ non gioca a calcio, lo inventa. Con gli ‘Hammers’ in questa stagione colleziona magie, tra cui 8 gol e 7 assit, e sinceramente viene da chiedersi come mai nessuna big abbia mai puntato forte su di lui ma, d’altronde, il calcio si sa, raramente ruota attorno alla razionalità. Quel che è certo è che a Londra, sponda West Ham, si coccolano il loro “crack” con il rinnovo fino al 2012 alla modica cifra di 125’000 Sterline a settimana: in poche parole, ingaggio più ricco della storia del club. Beh, se non è fiducia questa… Idolo e bandiera. Addirittura Lanzini, compagno di Payet, l’ha definito simile a Deco; i tifosi, nemmeno a dirlo, lo idolatrano come una divinità: “He’s better than Zidan, he’s better than Zidane”, cantano tra gli spalti del ‘Bolyen Ground’, esagerando forse un pochino. Quel che è certo è che un Dimitri Payet così potrebbe fare le fortune anche della Nazionale. In Francia ne sono certi, se un domani i francesi venissero sottoposti ad un ipotetico referendum riguardante la convocazione di Payet in ‘Bleu’, non avrebbero dubbi nel rispondere “Sì”, anzi “Oui”.

Alberto Trovamala