Dalla sindrome da affaticamento cronica ai gol con l’Udinese: la nuova vita di Barak
Barak… Obama? No, Antonin! Uno che dalle parti di Udine ha già conquistato sicuramente maggior popolarità rispetto all’ex presidente degli USA. 6 dei 12 punti totali in classifica dell’Udinese infatti portano la sua firma grazie alle due reti consecutive – ma soprattutto decisive – segnate settimana scorsa al Sassuolo e oggi all’Atalanta. Rendendo così la panchina di Delneri un po’ meno traballante. “Barak è un gioiello. Questo è un bel giocatore, ha qualità: abbiamo trovato il giocatore che ci farà fare il salto. Ci lavorerò”, aveva dichiarato proprio l’allenatore friulano riguardo il centrocampista. Detto, fatto. Il ceco classe ’94 è stato messo al centro del progetto Udinese. In una parola: imprescindibile: 9 presenze in 11 giornate di A di cui 8 da titolare. 2 gol, appunto. Centrocampista di qualità schierato da Delneri nei 3 di centrocampo, mentre allo Slavia Praga – squadra da cui l’Udinese l’ha acquistato per circa 3 milioni – agiva maggiormente come trequartista. Da piccolo però voleva fare il portiere e iniziò a giocare proprio tra i pali. La raffinatezza nel toccare il pallone coi piedi – soprattutto col sinistro – spinse poi i vari allenatori a schierarlo nel vivo del gioco. Quel mancino imparò presto a far male alle difese avversarie grazie ad un gran tiro da fuori: ne sanno qualcosa Sassuolo e Udinese. Precisissimo nei passaggi, poi. 33 presenze, 5 gol e 5 assist lo scorso anno con tanto di vittoria della 1. Liga. Senza dimenticare i 4 gol in 4 presenze con la propria nazionale. Tutto reso possibile da una grandissima determinazione. Una forza di volontà fuori dal comune. Senza la quale la carriera del ’94 ceco infatti non sarebbe mai decollata. Anzi. Colpa di alcuni gravi problemi fisici che rischiarono di far appender gli scarpini al chiodo a Barak anzitempo. Prima di uno sviluppo fisico in pubertà che tardava ad arrivare ma soprattutto una malformazione congenita alla spina dorsale che gli causò una sindrome da affaticamento cronica. Grazie a medici specializzati abili nell’indicargli esercizi specifici da eseguire giorno per giorno Barak è riuscito piano piano a rimettersi in piedi. “Senza gli esercizi probabilmente non sarei mai riuscito ad andare avanti. Il mio corpo aveva qualcosa che non andava. A poco a poco avrei sofferto sempre più. Fortunatamente, questo problema è stato risolto”. I problemi fisici tuttavia non sono stati l’unico ostacolo da superare. Barak ha dovuto fare i conti anche con chi ha cercato di mettergli i bastoni tra le ruote fin da ragazzino. Erano i tempi del Dukla Pribram, la squadra della piccola città della Boemia dove è nato e cresciuto. Il papà di Barak infatti, allenatore stimatissimo in Repubblica Ceca per quanto riguarda il settore giovanile e insegnante di Educazione Fisica, allenava proprio nella squadra in cui giocava il figlio. Ciò fece scatenare le malelingue che non perdevano occasione per accusare il giocatore dell’Udinese di un trattamento, a loro dire, privilegiato. La situazione creatasi non rese la vita facile ad un ragazzo dall’indole gentile e modesta, per dirla con un eufemismo. “Ho sentito un sacco di cattiverie sul mio conto sia da piccolo che da ragazzino. Ecco perché ho voluto andare avanti e cambiare aria. Non stavo bene a Pribram”. Non solo. Non appena venne aggregato in prima squadra a Pribram, Barak dovette fare i conti con un compagno tutt’altro che gentile nei suoi confronti ma che il talento ceco non ha mai nominato pubblicamente. Bullismo. “Qualche volta tornavo a casa piangendo. Ero davvero stanco di quella situazione. Avevo diciassette anni e non avevo mai avuto un’esperienza del genere”. Superati questi problemi, la luce in fondo al tunnel. L’escalation. Culminata ora, in Serie A. Ma… alt: il gioiello Barak non vuole certo fermarsi qui. La salvezza da conquistare con l’Udinese è solo il punto di partenza. Nel frattempo però dalle parti della Dacia Arena in 11 giornate di campionato è già riuscito a riscuotere maggior successo del suo omonimo Obama. Mica male.