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Dalla depressione a stella turca. Milan, ecco chi è Calhanoglu: fantasia da 10 a tutto campo

Occhio alla pronuncia: “Chalanòlu”. E alle punizioni: “Mi ispiro a Beckham e Juninho”. Con Neuer capro espiatorio del talento, uno che prima di incrociare il fantasista del Bayer non aveva mai subito una rete da piazzato dal suo arrivo al Bayern Monaco. Battezzato così, con una “fiammata” da 30 metri, qualità emblematica di un destro che col pallone fa quello che vuole. Chirurgico. E pensare che negli ultimi quattro mesi – a causa di una squalifica del TAS di cui parleremo poi – non è mai sceso in campo (senza di lui il Bayer ha vinto solo 4 volte…). Un vero peccato. Ma il Milan lo prende, sarà in città nelle prossime ore e lunedì svolgerà le visite mediche (leggi qui): il volto nuovo per l’attacco è Hakan Calhanoglu (’94).

COME GIOCA CALHANOGLU

Tre dogmi di vita: il calcio, la madre e la religione. Partiamo col primo, un’idea di gioco tutta sua. A 17 anni – e dopo appena 16 presenze al suo primo anno col Karlsruher – prende subito la numero 10. Responsabilità, talento e fantasia, titolarissimo in ogni rosa fin da ragazzino. Ufficialmente è un trequartista, uno di quelli che ama crearsi da solo l’occasione ma al tempo stesso aprire il gioco e rifinire. In patria l’hanno soprannominato il “nuovo Ozil”. Tuttavia, al di fuori della trequarti, può fare anche l’esterno offensivo, l’ala moderna che si accentra e conclude, sia da destra che da sinistra. Qualità primaria: decisivo. Questione di statistiche. 28 reti e 22 assist in tre anni al Bayer, 11 gol su punizione nella stagione 2013/14 (più di ogni altro giocatore nei cinque campionati principali). Potremmo definire Calhanoglu un “passatore”. Ha il fascino della creatività, l’istinto del tocco decisivo, il passo svelto. E’ rapido, diretto e concreto. In sintesi: un 10 moderno che ragiona in un fazzoletto di tempo ma al tempo stesso non diminuisce l’efficacia del risultato. I tempi di gioco sono pochi, il suo rapporto “palloni toccati” per “occasioni create” è impressionante: non si dilunga in lente fasi di costruzione, ma preferisce andare al punto. E’ un Cassano di rapido pensiero applicato alle logiche moderne del pallone. Rifinisce e finalizza quando capita. E’ il classico “uomo in più” che lì davanti serve sempre. Classe ’94, 23 anni, un profilo per il futuro. Deal done.

LUI, LA MADRE E LA DEPRESSIONE

Del suo “style of play” abbiamo parlato, ora tocca al “Calhanoglu-personaggio”. E in realtà ci sono molte cose da sottolineare: tra i suoi dogmi – oltre al calcio – abbiamo anche la madre, Naime. Figura di riferimento in primis, scaramanzia poi: prima di ogni partita telefona alla mamma in cerca di sostegno: “La sua voce mi motiva”. Il suo terzo assioma è la religione: musulmano praticante, nel 2015 ha visitato la famosa Ka ‘Ba a La Mecca (la “scatola” nera che costituisce il luogo più sacro dell’Islam) uscendone visibilmente emozionato: “Non sono riuscito a trattenere la lacrime quando sono arrivato, avevo la pelle d’oca”. Non è una testa calda, ma un ragazzo “da capire”. A cui forse, ogni tanto, serve la classica pacca sulla spalla per tirarsi un po’ su. Nel 2014 ha sofferto anche di depressione. In sintesi: l’Amburgo lo acquista per 3 milioni dalla B tedesca, lui segna 11 gol – di cui uno da 40 metri su punizione – prolunga il suo contratto e giura amore eterno: “Voglio diventare una colonna di questo club”. Tutto da rifare: qualche settimana dopo, infatti, chiede all’Amburgo di essere ceduto. Prima non si presenta al ritiro della squadra, poi viene tempestato di insulti dai tifosi. E infine, come ultimo atto, cambia anche il numero di telefono risultando irreperibile, inviando via fax un certificato medico con tanto di diagnosi: “Depressione”. Michél Mazingu-Dinzey, ex calciatore, lo definì così: “Di idioti nel calcio ce ne sono molti, ma lui li batte tutti. Il suo 10 rappresenta il suo QI”. La telenovela si conclude col trasferimento al Bayer per 15 milioni. Nell’ultima stagione, però, viene squalificato per quattro mesi a causa di un mancato trasferimento al Trabzonspor nel 2011. Ma Chalanoglu cala l’asso e ne esce pulito, per tutto il periodo di inattività rinuncia allo stipendio.

L’OMBRA DI TORE SULLA STELLA TURCA

Sulla Nazionale da rappresentare non ha mai avuto dubbi: Turchia. Nonostante sia nato a Mannheim, infatti, “Chala” ha sempre optato per il paese d’origine. Il cuore è lì, ad Ankara e non a Berlino. Ottimi risultati: 8 reti in 28 presenze, l’U20 nel 2013 e l’Europeo del 2016. Nel mezzo, la grana chiamata Gokhan Tore, suo compagno di squadra che nel 2013 – dopo aver perso 2-0 contro l’Olanda – entrò nella sua stanza ubriaco perso minacciando sia lui che Toprak con una pistola (carica!). Una “bravata”. Anche di più forse, in quanto Terim lo tenne lontano dalla Nazionale per diverso tempo, richiamandolo solo un anno opo. Putiferio, media turchi scatenati, con Calhanoglu e Toprak che rinunciano a partire: “Hanno paura di Tore”. Ma il Bayer smentisce: “Non è vero, sono infortunati”. Anche il padre di “Calha” dice la sua: “Finché ci sarà Tore, Hakan rifiuterà la convocazione”. Alla fine vengono convocati tutti e 3. Storie controverse, storie da Calhanoglu. Estro e fantasia per il Milan.