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Dal reality show al grande calcio, l’infanzia difficile e poi i gol: ecco Caicedo, una pantera per la Lazio

Una “pantera” per la Lazio, e il soprannome già dice tutto. Grande, grosso ma non solo… Felipe Caicedo è anche altro. Attaccante completo: fisico importante (184 cm per 86 chilogrammi) e guizzi da seconda punta. Era questo l’identikit richiesto da Inzaghi per affiancare, o dare il cambio, ad Immobile nel nuovo 3-5-2. Calciatore giramondo Caicedo, già dall’età di 17 anni. Non si è mai fermato. Dall’Ecuador alla Svizzera: poi Inghilterra, Portogallo, Spagna, Russia e anche Emirati Arabi. Ne ha fatta di strada. L’ultima tappa lo ha portato a Roma: “In ogni paese ho avuto un’esperienza positiva, e quello che ho vissuto mi ha aiutato ad essere una persona migliore, più tranquilla e con le idee più chiare”. Quelle le ha sempre avute Caicedo, fin da bambino. Infanzia difficile, nato nel complicato quartiere Guayaquil in Ecuador, tra droga e delinquenza: “Non è stato facile anche perché la mia famiglia era povera. Mia madre era casalinga, mio padre vendeva frutta secca allo stadio e doveva sfamare me e altre 5 sorelle”. Situazione complicata. Via d’uscita? Il calcio. Quello c’è sempre stato: “Ho sempre sognato di diventare calciatore nonostante mia madre volesse che continuassi gli studi”.

DAL RELITY AL GRANDE CALCIO

Desiderio esaudito, merito di … un reality show “Cammino verso la gloria”. 15 anni e tanta ambizione. Quaranta aspiranti giovani calciatori da superare per coronare il sogno di una vita. Alla fine ci è riuscito Caicedo. Questione di stimoli. Di voglia. Uno stage al Boca Juniors e la strada in discesa, che puntava dritta al grande calcio. E’ nata lì la “pantera” o “el gigante dormido”: “La maggior parte dei soprannomi che mi hanno affibbiato non so da dove derivi”. L’ultimo in ordine cronologico? “Il Presidente”: “Questo me lo ha dato lo stesso presidente dell’Ecuador: mi ha detto che prima o poi avrei preso il suo posto a forza di gol con la selecciòn”. Per ora sono 22 in 66 presenze, ma lo score è destinato ad aumentare. Soprattutto se a stimolarlo ci saranno la piccola Noa e la moglie Maria, gli amore della sua vita. Una curiosità: pare che per accontentare la consorte, Caicedo abbia affittato un jet privato per accompagnarla a Sain-Tropez a fare shopping. Quando si dice l’amore … Quello per sua moglie è nato a Valencia, quando indossava la maglia del Levante. Una delle tante indossate nel corso della sua carriera. Le altre? Basilea, Manchester City, Sporting Lisbona, Malaga, Levante, Lokomotiv Mosca e Al Jazira, prima di mettere radici nell’Espanyol. L’ultima tappadel suo lungo viaggio lo ha portato a Roma, sponda biancoceleste.

COME GIOCA CAICEDO?

Primo appunto: non è un goleador. Per affermarlo basta vedere i numeri: 2 reti nell’ultima stagione in 29 presenze (12 da titolare), 24 in 103 apparizioni complessive con la maglia dell’Espanyol. Poco prolifico sotto porta, utilissimo però nell’economia del gioco d’attacco. Centravanti potente e raffinato, specialmente col mancino: sempre pericoloso. Fisico imponente ma agilità da seconda punta. Predilige il gioco in verticale nel quale può esaltare la propria esplosività. Gli basta un po’ di spazio e qualche lancio in profondità per dare il meglio di sé. Per questo dovrà affinare l’intesa con i compagni di reparto, Ciro Immobile su tutti. Sarà la sua spalla e all’occorrenza il suo sostituto. I due si completano per caratteristiche, dovranno imparare a coesistere. Non è più un ragazzino Caicedo, classe ’88 è all’alba dei 29 anni e la Lazio si presenta come l’occasione della vita. La “pantera” cercherà di sfruttarla al meglio: ha fame e voglia di riscatto dopo l’ultima negativa stagione vissuta a Barcellona. Inzaghi è pronto ad accoglierlo, i tifosi anche, in attesa della firma del contratto.