Dal muretto di casa a protagonista in A: le mani di Meret sulle speranze salvezza della Spal
Ha deciso di fare il portiere fin da subito, fin da quando i bambini della sua età preferiscono l’adrenalina del gol ai brividi dei guantoni. Le prime parate nel cortile di casa, a Flambruzzo. Friuli, piccola frazione del comune di Rivigneno Teor. Si conoscono tutti lì perché sono appena 275 abitanti. Lui nel frattempo tira la palla verso un muretto e poi si butta per pararla. Una vera e propria vocazione la sua. Ama quel ruolo perché lo carica di responsabilità. Perché è l’ultimo baluardo fra l’avversario e la gioia di un gol. L’ultimo uomo ama definirsi. Come oggi al Franchi, contro una Fiorentina reduce da sei vittorie consecutive.
Ci sono le sue mani sullo 0-0 di Firenze. Almeno tre le parate decisive, le prime sulle sassate di Chiesa e Biraghi. L’ultima, quella più importante, nel finale su Gil Dias. Ci ha messo il piedone, soffiando sul destro del Portoghese che, qualche minuto dopo, esce di un soffio. Insomma, un bel voto in pagella non glielo leva nessuno, come sempre del resto. Come da undici partite a questa parte, da quando Alex è rientrato dopo l’intervento alla parete inguinale che lo ha tenuto fuori fino a gennaio. Poi il ritorno e il tanto atteso debutto in A con l’Inter. Lo aspettava da tanto, da quando il suo amico e collega Scuffet lo fece nel 2014, al Dall’Ara. Solo un anno di differenza fra i due. Anzi, in molti sostenevano addirittura che Meret gli fosse superiore, nonostante la decisione dell’Udinese di spedirlo in prestito alla neopromossa Spal. Con i nerazzurri Alex è fondamentale per il pareggio finale, grazie ai miracoli su Candreva, Vecino e Brozovic. Viene battuto solo dal suo compagno Vicari, che butta in porta il cross di Cancelo. Si ripete con il Cagliari sui colpi di testa di Faragò e Ceppitelli. Con il Napoli su Mertens, Hamsik e Callejon, mantenendo i compagni in partita fino all’ultimo in un San Paolo che sogna lo Scudetto.
Para i rigori di Politano e Lapadula nei pareggi con Sassuolo e Cagliari. Diversi i punti portati alla Spal per un ragazzo alle sue prime in A, per uno che: “In futuro sarà fra i portieri della Nazionale, perché è straordinario dal punto di vista caratteriale e tecnico” Dirà Semplici a fine gara. Già, l’Italia. L’azzurro lo porta sulle spalle fin dai tempi dell’Under 16. Ora è la colonna portante dell’Under 21, ma prima è passato anche dall’ Under 19. Qui ha trascinato gli azzurrini fino alla finale dell’Europeo contro la Francia. Qui la sua parata più bella, un colpo di testa deviato da sotto l’incrocio nella prima partita del girone con la Germania. Importante, magari non come quella di Buffon su Podolski nel Mondiale del 2006. Già, Gigi. Il suo idolo, perché tutti in casa tifano Juve e allora anche lui si affeziona a quel bianco e nero che poi indosserà con l’Udinese. Lo ha visto da vicino in campionato, ne ha raccolto anche i complimenti. Si sono allenati poi insieme a Coverciano, nell’estate del 2016. Conte lo chiama per il ritiro pre Europeo come quarto portiere, nonostante vanti una sola presenza in A. Poi ci pensa Ventura a regalargli l’emozione della prima convocazione ufficiale per le partite contro Olanda e Albania. Chissà cosa avrà pensato.
Chissà se se lo sarebbe aspettato cinque anni fa quando, a 16 anni, Prandelli lo prelevò dal ritiro dell’Under 17 per una sessione tiri con Pirlo, Giuseppe Rossi, Diamanti e Aquilani. Parate miracolose già lì. La nomea di predestinato che lo accompagna tutt’oggi. Sì, perché nel frattempo Buffon dirà addio alla Nazionale e lui si giocherà la maglia da titolare con tutti gli altri. Con Donnarumma in primis, ma non parlategli di duello. Ferron, allenatore dei portieri dell’Under 17 azzurra, li ha avuti entrambi e non ha dubbi: “Tecnicamente Meret è più forte”. Lui, però, non ci pensa. Perché ora c’è una Spal da salvare. Sarebbe un risultato miracoloso per una squadra promossa in A dopo quasi 50 anni. Ma con i suoi guantoni sembra tutto un po’ più semplice. Poi a giugno sarà una storia, perché nel frattempo tutti lo vogliono. Dalla Juve e le big d’Italia alla Premier. Storia di un…predestinato