Dal Mondiale al Golden Foot, le mani di Casillas “L’Immortale” sulla Promenade di Montecarlo: “Ma adesso devo pensare a cosa farò dopo…”
Si può essere amici anche quando si è avversari. Anzi, delle volte può essere perfino più facile, perché è sui campi da calcio, e non solo, che si crea quella stima da cui poi nasce tutto. Puoi contenderti dei trofei, puoi giocarti delle finali, ma alla fine sei sempre lì, in mezzo al campo, a scambiarti la maglia dopo il triplice fischio dell’arbitro. Anzi, i guantoni: già, perché quando parliamo dei due fra i portieri forse più rappresentativi dell’ultimo ventennio non possiamo far altro che immaginarci le loro mani, così grandi e forti, capaci di deviare una palla al di là della traversa o di sfiorarla a fin di palo con le punta delle dita.
Buffon e Casillas, più di quaranta trofei in due, veri e propri simboli calcistici di squadre che hanno scritto paginate di storia. E da oggi questi due “vecchietti” avranno un altro trofeo in comune, questa volta personale. Parliamo del Golden Foot, premio internazionale destinato a coloro i quali, compiuti almeno 28 anni, si siano distinti per i risultati sportivi ma anche per la loro personalità. Se nella passata edizione a trionfare è stato il Captano della Juventus e della Nazionale, a lasciare quest’anno l’impronta delle proprie mani sulla Champions Promenade (Una speciale Walk of Fame sul lungomare del Principato di Monaco) sarà il numero uno spagnolo, per anni con la fascia al braccio di Spagna e Real Madrid e adesso al Porto. Lui che in porta, se non fosse stato per il padre, probabilmente non ci sarebbe mai andato. Sì, perché il Signor José Luis Casillas, quando giocava insieme al figlio nel giardinetto di casa, non voleva proprio saperne di farsi prendere a pallonate e, allora, fra i pali non ci andava mai. Per fortuna, diremmo oggi.
E pensare che tale onore, fino all’anno scorso, non era mai toccato ad un portiere. Da Baggio ad Eto’o, passando per Del Piero, Totti, Iniesta, Drogba, Ibrahimovic e Giggs, senza dimenticarsi Nedved, Shevchenko, Ronaldo, Roberto Carlos e Ronaldinho. Nomi di una storia leggendaria, ai quali non poteva non aggregarsi chi, per tanti anni, ha cercato di chiudere loro la via della porta. Casillas è stato preferito dai milioni di appassionati – loro che sono i veri e propri giudici di questo premio – a Ronaldo, Messi, Suarez, Thiago Silva, Neuer, Robben, Pirlo, Sergio Ramos e Yaya Toure. Giocatori che non hanno di certo bisogno di presentazioni ma che, almeno a questo giro, il premio lo guarderanno da lontano: “La Champions del 2000 e il Mondiale in Sudafrica sono state le vittorie più belle della mia carriera – Ha detto il portiere spagnolo dal palco – E che fortuna aver giocato con Zidane, calciatore dalla classe immensa, che ha fatto innamorare ciascuno di noi”. Ma poi bisogna pensare anche a che cosa accadrà una volta appesi i guantoni al chiodo, soprattutto se la carta d’identità dice 36 anni: “Mi piacerebbe rimanere legato al mondo del calcio – continua – Ci sto pensando, anche perché il momento di smettere si sta avvicinando sempre di più”. Si sta avvicinando Iker, è vero. Ma adesso goditi questo premio e, insieme al tuo amico Buffon, regalaci ancora qualche miracolo dei tuoi.