Dal Joystick alla Roma, che storia Nicolò Mirra aka ‘Insa’: “Fifa è ormai il mio lavoro, vi racconto come sono diventato un professionista”
Quando si gioca bisogna essere seri. Premessa d’obbligo quindi: scordatevi stanze semibuie, litri di coca cola e tonnellate di popcorn davanti a uno schermo e con un Joystick in mano. Gli eSports sono un’altra cosa. Parola di Nicolò Mirra, aka ‘Insa’, il gamertag con cui è conosciuto nel mondo videoludico: “Ci alleniamo per 3-4 ore al giorno di gioco puro davanti allo schermo, poi siamo seguiti da mental coach che ci aiutano a canalizzare la concentrazione. E in più andiamo anche in palestra per gestire lo stress”. Un allenamento vero e proprio per farsi trovare sempre pronti, anche se invece di scendere in campo ci si piazza davanti ad un televisore. Stop però, facciamo un passo indietro: ‘Ma cosa sono gli eSports?’ Letteralmente electronic sports. In poche parole sono la sfera professionistica di quei videogiochi che molti usano comodamente a casa e che ormai da anni stanno prendendo piede nel mondo. Si passa dai giochi sportivi agli sparatutto. Un esempio per rendere l’idea: in Giappone la finale di ‘League of Legends’ è stata seguita da 80.000 persone allo stadio e da più di 100 milioni collegati in streaming: “E’ un mondo in piena evoluzione che sta raggiungendo vette incredibili– Racconta ‘Insa’ in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com –In Italia non siamo ancora arrivati a questi livelli ma presto lo faremo”.
“C’E’ UNA CONCEZIONE SBAGLIATA DEGLI eSPORTS”
E se lo dice Nicolò c’è da fidarsi. Ragazzo serio, che ha fatto della sua passione un lavoro. Quale? Giocare a Fifa, e per di più nella Roma. Perché sì, da qualche tempo a questa parte alcune società di Serie A hanno deciso di adeguarsi al resto del mondo e tesserare dei giocatori professionisti per rappresentare il proprio marchio a livello internazionale: “Non mi sono appassionato subito ai videogiochi, ho iniziato a farlo con Pokemon, poi mi sono avvicinato al mondo delle console grazie a mio zio che me ne ha regalata una. Da lì è iniziato tutto. Inizialmente non gli dedicavo molto tempo perché preferivo studiare e uscire con gli amici, ma sono riuscito comunque a migliorare”. Passione, dedizione e sacrificio. E guai a sottovalutare il lavoro che c’è dietro: “C’è una concezione sbagliata rispetto agli eSports, perché in pochi sanno quanto bisogna impegnarsi. Oltre all’allenamento Joystick alla mano c’è un grande lavoro che svolgiamo sulla testa. Pochi sport necessitano di una concentrazione così alta. Per questo al contrario di quanto si possa credere svolgiamo anche attività fisica per ammortizzare lo stress derivato dalle lunghe sessioni davantiallo schermo”.
“VI SPIEGO COME SONO DIVENTATO UN PROFESSIONISTA”
Luoghi comuni sfatati dunque, ma la domanda sorge spontanea: “Come si diventa giocatori professionisti?”. Ce lo spiega ‘Insa’: “Io ho iniziato giocando a Gears of War, poi mi sono avvicinato a Fifa. Mi sono fatto conoscere scalando le classifiche di tornei online e partecipando a competizioni ufficiali. Fino a quando sono stato messo sotto contratto da un team professionistico tedesco. Da lì è stata una scalata fino ad arrivare alla chiamata della Roma e in contemporanea quella dei Fnatic, uno dei più importanti team a livello mondiale”. Dalla poltrona di casa alla maglia giallorossa. E pensare che ‘Insa’ ci aveva provato anche con gli scarpini a sfondare nel calcio “poi però mi sono rotto per tre volte il crociato e ho dovuto smettere, fortuna che c’era Fifa…”. Dal sogno infranto alla realtà, che ora si chiama Roma. Chiamata dalla dirigenza giallorossa, corsa a Trigoria per la presentazione ufficiale e un ospite d’eccezione ad attenderlo: “Ho conosciuto Totti, una persona fantastica. Appena mi ha visto mi ha detto ‘quindi de preciso che fate?’, uno spettacolo”.
“CHE SFIDE CON PELLEGRINI E FLORENZI…”
Ci ha messo poco Nicolò ad ambientarsi nel mondo Roma: “Sono diventato amico di Lorenzo Pellegrini, una volta dovevamo fare una dimostrazione di Fifa e si è allenato tutto il giorno per non fare brutta figura. Il più forte a giocare però è Luca Pellegrini, veramente bravo”. C’è però chi supera tutti: “Florenzi è molto appassionato, l’ho sfidato in coppia con Emerson Palmieri, ad ogni gol si alzava in piedi come se fosse in una finale di Champions”. ‘Insa’ la Champions non l’ha mai giocata, però è arrivato al Mondiale di Fifa, la competizione più prestigiosa: “Per arrivarci bisogna partecipare a 6 eventi nel corso dell’anno da cui escono i 64 che affrontano i playoff per accedere alla fase finale del Mondiale, a cui poi prendono parte solo in 16”. Meccanismi complessi per un evento che nel tempo ha acquisito sempre più prestigio: “Quest’anno il montepremi potrebbe ammontare a 400.000 euro”.
“FIFA E’ ORMAI IL MIO LAVORO”
Un motivo in più per capire le meccaniche dell’evento: “Si partecipa con una squadra Ultimate Team, che generalmente è uguale a quella con cui ci esercitiamo a casa. La mia è composta da Van der Sar (89), Jordi Alba, Sergio Ramos, Manolas Florenzi, Vieira (88), Nainggolan, Neymar, Greiezmann, Cristiano Ronaldo e Dembelè, che però non vedo l’ora di cambiare”. Squadra da fantascienza, senza però nemmeno un ‘bug’, ovvero quei calciatori che in ogni edizione vengono considerati superiori al proprio reale valore: “Quest’anno sono Bakayoko, Musa e Martial”. Trucchetti del mestiere. Perché di quello si parla: “Fifa è ormai il mio lavoro. Ho deciso di lasciare momentaneamente gli studi e il mio precedente impiego per concentrarmi unicamente su questo …”. Scelta coraggiosa, ma anche lungimirante. Mercato in enorme espansione quello degli eSports, anche in Italia “anche se da qui a parlare di Olimpiadi ce ne passa…”. Eppure l’obiettivo non appare così distante “quando le Olimpiadi si svolgeranno in Oriente sicuramente verrò proposta la disciplina degli eSports, lì sono più seguiti degli sport tradizionali”. Sport e tecnologia non sono mai stati così vicini, e per chi volesse avvicinarsi a questo mondo Nicolò Mirra aka ‘Insa’ ha un suggerimento da non sottovalutare: “Come per tutti i sogno bisogna lottare, quindi non bisogna farsi scoraggiare dalle sconfitte, ma provare e riprovare”.