Dai camp estivi al Monopoli, ora la Fiorentina a Londra: che storia Satalino, a 17 anni convocato da Sousa
Un ragazzo di (neppure) 17 anni a Londra: normale, direte voi. Non sarà certo il primo… Non se sull’aereo, però, salirà domattina con la tuta della Fiorentina, direzione White Hart Lane. Quella di Giacomo Satalino è una piccola favola, sicuramente una storia tutta da raccontare per aiutarci scoprire, e conoscere meglio, il portiere classe ’99 che Paulo Sousa ha convocato per la trasferta contro il Tottenham.
Chiamare un ragazzo della Primavera? Ci sta, non sarebbe stata la prima volta. Giacomo però gioca negli Allievi Nazionali: una decina presenze, neppure tantissime. In Primavera fa il secondo a Makarov, e allora perché Sousa lo avrebbe convocato per Londra? I motivi sono due: la rottura con Sepe, ormai certificata dalla nuova non convocazione, ma soprattutto le doti tecniche di un ragazzo di cui a Firenze, tutti, parlano benissimo. Sousa adora lavorare coi giovani, gli piace coccolarli e lanciarli: Lezzerini (guarda caso un altro portiere) ne è un esempio. Ecco allora perché la presenza di Satalino fra i 21 convocati per Londra non sorprende più di tanto, soprattutto alla luce del fatto che il portoghese lo ha inserito anche nella nuova lista per il campionato. E di strada ne ha fatta eccome Giacomo, dalla “sua” Monopoli all’Inghilterra, passando per Firenze. Lì lo hanno portato i dirigenti viola ormai quasi tre anni fa: era il 2013, la Roma pressava tantissimo per il ragazzo, ma… la Fiorentina lo seguiva da due anni. Prima l’osservatore per la Puglia, poi i dirigenti: occhi dopo occhi, tutti innamorati calcisticamente delle sue doti tecniche e fisiche. Le stesse che, per caso o per destino, conquistarono Piero Cometa, uno scout del Monopoli, durante un camp estivo di ragazzi: non proprio un provino ufficiale.
Dai campetti a White Hart Lane, a raccontarlo non sembra vero. In tre anni il mondo di Satalino è cambiato: stanotte già penserà a domani. Volo per Londra, borsa della Fiorentina, Kalinic & co sullo stesso aereo. Lo aspetterà una maglia n.34, difficile portarla in panchina. Però, intanto, vale la pena raccontarla la favola di Giacomo.