Da Wembley ’92 a City-Everton, Lanna racconta Guardiola e Koeman: “Ci dissero di far più attenzione a Koeman rispetto che a Pep”
Due leader prima in campo e ora in panchina. Amici fraterni da sempre, Koeman e Guardiola. Adesso anche avversari, ma solo per 90’. Il calendario parla chiaro: domani in programma City-Everton. Chi l’avrebbe mai detto si sarebbero trovati faccia a faccia, uno contro l’altro.
Eppure, c’è chi dopo averli affrontati in campo ci avrebbe scommesso alla grande su un futuro in panchina per entrambi. “Si vedeva già che sarebbero diventati due allenatori. Erano dei leader in un gruppo di leader, si poteva immaginare una carriera in panchina per alcuni di loro come accadde da noi per Vialli e Mancini”, parola di Marco Lanna, bandiera di quella Samp di Boskov capace di raggiungere la finale di Champions League a Wembley del ‘92, persa proprio contro il Barcellona di Guardiola e Koeman.
“Pep ai tempi della finale di Wembley era ancora agli inizi ma aveva già le caratteristiche da regista – racconta l’ex difensore blucerchiato in escusiva per Gianlucadimarzio.com – Koeman, se si può dire, era addirittura ancora più leader, anche se con caratteristiche molto diverse: più rude ma che trascinatore!”.
Da difensore a difensore: che ammirazione per ‘Rambo’ Koeman, l’autore della rete decisiva in quella finale: “Fisico e piedi buoni”. Giocatore completo. “Giocava molto sulla sua forza e sull’abilità nel calciare le punizioni”. Duro perché “Difficilissimo da saltare nell’uno contro uno” ma leader, appunto “In campo dava quella sensazione di trasmettere sicurezza ai compagni”. Sicurezza magari trasmessa anche allo stesso Guardiola, ai tempi poco più che ventenne: “In campo logicamente il loro rapporto di amicizia passava inosservato però sicuramente sarà tornato utile nei momenti di difficoltà”.
Prima di quella partita, le classiche raccomandazioni. Situazioni di gioco, schemi, calci piazzati a favore e contro. “Prima della partita il nostro staff ci diede alcuni ‘warning’ in particolare sugli inserimenti di Bakero, Laudrup e Stoichkov: tutti giocatori rapidissimi”, un occhio di riguardo però proprio per quel Koeman, divenuto inevitabilmente incubo dei doriani: “A noi difensori dissero però anche di far particolare attenzione ai lanci millimetrici di Koeman perché era bravissimo nel cercare gli attaccanti dietro le spalle dei difensori: se non avevi le spalle coperte erano guai!”. “È difficile da credere ma per noi là dietro era più temibile Koeman rispetto a Guardiola, perché limitare quest’ultimo era compito del centrocampo”, un complimento che assume ancora maggior valore se affermato da un (ex) collega difensore.
Ma qualche sassolino dalla scarpa negli anni successivi se l’è levato anche Marco Lanna contro il Barcellona. Sassolino, appunto, visto il rammarico di quella finale persa, ma vincere contro il Barça non è mai facile: “Posso dire di essermi preso qualche piccola rivincita contro il Barcellona visto che quando andai a giocare in Spagna prima lo sconfissi col Salamanca e poi addirittura segnai contro di loro con la maglia del Real Saragozza. Ma avrei di gran lunga preferito vincere quella finale… – la prende sul ridere l’ex Samp e Roma, tra le altre, com’è giusto che sia – Durante l’esperienza in Spagna però posso dire che Pep era cresciuto sia come giocatore che come leader”.
Fino a diventare uno dei più grandi allenatori della storia del calcio ma rimanendo sempre coi piedi per terra: “Ho amici in comune con lui che mi parlano sempre di come sia una persona vera ed un bravo ragazzo che riesce ad instaurare il giusto feeling coi suoi giocatori”. Stima massima per entrambi ma Lanna non ha dubbi per chi tifare domani: “Se devo scegliere uno dei due dico proprio Pep! Mi piace come persona, per il suo gioco e la sua moderazione”.
Che su quest’ultima considerazione abbia influito quella ferita ancora aperta del gol di Koeman a Wembley non è dato saperlo; quel che è certo è che nel vedere Koeman e Guardiola avversari in panchina stuzzica una certa curiosità anche in chi, già in quella finale del ’92, li aveva definiti “Due leader ed allenatori in campo”.
Alberto Trovamala