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Da “ministro” della difesa…a sindaco di Tbilisi. La nuova vita di Kaladze: “In politica non puoi mai perdere. Milan? Si inizia a vedere la mano di Gattuso”

Parola chiave: sindaco. Della difesa prima, tra Dinamo Kiev, Milan e Genoa soprattuto, della sua Tbilisi poi, dopo aver appeso le scarpe al chiodo nel 2012 per iniziare una nuova e diversa carriera. Tornato da ieri a Milano per partecipare all’European OpenGovernment Leader’s Forum, occasione in cui raccontare la sua esperienza, Kakhaber Kaladze ha parlato così a “La Gazzetta dello Sport” di tanti temi, partendo dalla tendenza di tanti ex del mondo rossonero a spingersi verso il mondo politico: “E’ interessante. So che anche altri prima e dopo di me hanno scelto la carriera politica, non so per quali ragioni e non so se far parte di quella squadra ci ha trasmesso un senso civico o una voglia di partecipazione più forte. Posso dire che nel mio caso era davvero un sogno quello di poter dare un contributo reale al mio Paese per far sì che fosse davvero democratico. Sognavo di vivere in un posto in cui puoi esprimere ciò che pensi senza rischiare di finire in galera se il tuo pensiero è diverso da quello del governo. Per questo mi batto ogni giorno e sono sempre pronto ad accettare critiche e confronti. Tra coloro che hanno scelto, come me, la carriera politica conosco bene Adriano Galliani: è un vincente, con il Milan ha vinto tutto. Sono sicuro che anche in politica può fare cose buone perché ha mentalità giusta ed anche le capacità come ha dimostrato da presidente e da dirigente del Milan”.

E la nuova vita da sindaco? Come procede? “Si tratta di un ruolo molto simile a quello che ricoprivo da calciatore, la mia esperienza in questo senso mi ha aiutato a capire che anche la politica è un lavoro di squadra. Certamente la mia è una responsabilità maggiore perché il ruolo implica scelte davvero importanti che coinvolgono la collettività, questo non è un gioco o uno sport. Anche in politica da solo non puoi fare nulla: hai bisogno di un team capace per fare vere riforme. Le persone delle quali ti circondi sono la cosa più importante e determinano il successo o il fallimento di qualsiasi progetto. Ma c’è una differenza enorme: in politica non puoi mai perdere! Bisogna essere sempre pronti e vincere in ogni occasione. Nel calcio puoi permetterti qualche sconfitta e vincere comunque un campionato. Poche ore dopo aver perso una partita sei già pronto e concentrato per la prossima; in politica non puoi. Ogni decisione è importante e carica di responsabilità perché coinvolge tante persone. Si decide il destino e il futuro di tanti, non ci si può permettere un errore”.

Inevitabile affrontare poi l’argomento Milan, con il nuovo corso Gattuso: “Rispetto alle prime partite un po’ brutte ora comincio ad intravedere il carattere di Rino in questa squadra. La trovo innanzitutto più grintosa, proprio come lui. E’ la caratteristica che lo ha sempre contraddistinto, non a caso lo chiamavano “Ringhio”. Ma anche sul gioco comincia a vedersi un’impostazione diversa, più da squadra e con un’idea tattica concreta. Credo che cisia da lavorare ancora tanto però. Itifosi sono abituati ad una squadra vincente; è una delle prime cose che ho notato quando sono arrivato al Milano. La città e anche la stampa chiedevano sempre il massimo, c’è una certa pressione dall’esterno che bisogna saper gestire. Ora il momento è difficile ma mi auguro che la squadra torni tra le migliori d’Europa”.

E in chiusura, inevitabile tornare sul forte legame con Milano…:”Questa è una città che mi ha dato molto, non solo sotto il profilo calcistico. Ho trascorso a Milano dieci anni della mia vita e ci torno molto spesso per affari perché qui ho anche scelto di investire. La considero una delle città più belle d’Europa. Qui si può fare tutto e la gente è molto simile ai georgiani: il concetto di accoglienza e il calore delle persone sono due elementi comuni. Forse anche per questo sono stato benissimo negli anni in cui ho vissuto qui. Ho imparato molto e devo molto all’Italia in generale. Di questa città a Tbilisi vorrei lo sviluppo, l’innovazione e la capacità di attrarre cose nuove sono elementi che vorrei poter esportare nella mia città. Milano è una città moderna, un vero modello da esportare”.