Da Scampia al Francavilla: la storia di Emilio Volpicelli, un esterno da 22 gol innamorato delle sue tre famiglie
Se puoi sognarlo, puoi farlo, diceva qualcuno. E anche se a Scampia, la realtà talvolta è così brutale da togliere il sonno oltre che i sogni, qualcuno ce la fa. Come Emilio Volpicelli, che gioca a calcio dall’età di cinque anni, quando papà Pasquale l’ha iscritto alla scuola della zona: “Ho iniziato presto e pretendevo di arrivare al campo per primo. Quante cose ha dovuto sopportare mio padre!”.
Un papà, Pasquale, che fin dai primi passi gli ha insegnato il sacrificio, la fatica e l’umiltà, lontano dalla strada e dai soldi facili: “Se riuscirò a dare a mio figlio la meta di quello che mi ha dato lui, sarò la persona più felice del mondo”.
E un figlio, arrivato lo scorso marzo e chiamato Pasquale come il nonno, oggi è la sua ragione di vita e a suo dire quella di un campionato straordinario. Emilio gioca nel Francavilla (o Francavilla in Sinni), squadra di Serie D in provincia di Potenza. Ha segnato da inizio stagione 22 gol. Non è una punta però, ma un esterno mancino che salta l’uomo sulla fascia destra, alto 192cm e con zero reti di testa all’attivo. Come ci è riuscito? “Sapete quegli anni dove a un giocatore va tutto bene? Succede un po’ perché in forma, perché entra ogni pallone che tocca, e un po’ perché è sereno, felice e la sua vita all’improvviso si è colorata di una gioia immensa. Ecco, la mia annata è frutto di una combinazione perfetta tra le due cose”.
Torniamo ai tuoi cinque anni e alla scuola calcio. Cos’è successo poi? “A 10 ho vissuto una piccola parentesi nel Napoli, in Serie B, e a 14 anni sono partito per Ascoli, dove sono cresciuto”. Come vive un ragazzino uno spostamento di tale portata? “Il distacco dalla famiglia non è mai facile, ma nel convitto dove vivevamo c’erano tanti coetanei. Facevamo gruppo e ci divertivamo pure”.
La prima emozione palla al piede, a quando risale? “Dopo aver completato la trafila con le Giovanili dell’Ascoli, sono andato al Nola. La prima rete è arrivata con quella maglia, contro il Licata. Da lì Andria e Venezia le stagioni più belle, perché ho vinto il campionato”.
Segna tanto Emilio, e ha una mentalità vincente. A chi si ispira? “Il mio idolo, anche se non di ruolo, è da sempre Ibrahimovic; ma sento di somigliare più a Ilicic. Non tifo Atalanta però eh!? Sono di Napoli e tifo per la squadra della mia città!!”. A proposito, lo scudetto è alla portata? “Spero che possano togliersi questa soddisfazione, la speranza è l’ultima a morire”. E il Francavilla, si salva? “Siamo a 3 punti dai play out, daremo tutto nelle prossime quattro perché questo paese di 3500 abitanti, con una società di calcio seria e attenta, ha diritto di festeggiare il quattordicesimo anno consecutivo in Serie D. Se gioco qui è perché mi hanno spinto a scommettere su me stesso i miei procuratori Giovanni Tateo e Valeriano Narcisi”.
Emilio ha tre famiglie: quella dei suoi genitori, fratelli e sorella, quella creata con la compagna Jasmine, e quella del campo. Prova un amore diverso per ognuna di queste, ma la dedizione, il sacrificio e il rispetto imparato da papà Pasquale, non conoscono differenze. Come potrebbero, per un bambino che è riuscito a sognare a Scampia?