Da Puskas a..Puskas, Marco Rossi e l’Ungheria: “Sono primo con l’Honved, la squadra dell’idolo di mio nonno, ma l’obiettivo era la salvezza….”
Budapest, città dai mille volti, colori e cucine. Paprika ovunque, Gulasch, ma anche cibo italiano. Dove? Su Andrássy út, ad angolo. Si chiama Millennium, il proprietario è un certo Pippo, malato di calcio come si percepisce dalle tante magliette presenti nella sala. Meta di molti italiani che hanno nostalgia del cibo di casa e quartier generale dell’Honved di Marco Rossi, ospite fisso, con il suo staff tecnico, del ristorante.
E di casa ormai a Budapest Marco Rossi città in cui vive da cinque anni conditi da due esperienze sulla stessa panchina: quella dell’Honved, appunto. Dove è tornato, dopo un primo e momentaneo addio nell’aprile del 2014. E al suo quinto tentativo, nonostante i pochissimi fondi messi a disposizione dalla dirigenza in estate, Marco Rossi è in testa alla classifica e sogna in grande: “Sabato è una buona occasione per approfittare dello scontro diretto tra Ferencvaros e Videoton, ma non dobbiamo sottovalutare il Debrecen. Come ribadito altre volte l’obiettivo stagionale era la salvezza – racconta in esclusiva a Gianlucadimarzio – e adesso siamo in testa al campionato e ci godiamo il momento“. L’Honved, quindi. Non un club qualunque, anzi il club: la cui storia è legata al nome di una delle più grandi leggende calcistiche di tutti i tempi come Ferenc Puskas, a cui Marco, per uno strano segno del destino, era già connesso, ancora prima di arrivare in Ungheria: “Mio nonno è stato come un padre per me e i suoi valori sono l’ereditarietà più grande che mi ha lasciato. Lui era pazzo di Puskas e mi parlava spesso di lui e adesso sono qui”. In tempi più recenti, anche un’altra leggenda qualche anno fa avrebbe potuto fare le fortuna dell’Honved, ma poi è sfumato tutto: “Alessandro Del Piero era corteggiato da tanti club, in Europa e un pò in tutto il mondo. Ha preferito così e va bene uguale”. Pure senza Del Piero, c’è un altro ex juventino che sta facendo le fortune dell’Honved e si chiama Davide Lanzafame: “E’ voluto tornare per sé stesso e per i tifosi dell’Honved e sta facendo benissimo, ha una grande intesa con il suo compagno di reparto Eppel e siamo tutti contenti”. Un ristorante italiano di riferimento, una punta nostrana come Lanzafame e uno staff tecnico tutto azzurro, vera forza di questo piccolo grande Honved: “Cosimo Inguscio e Giovanni Costantino sono dei grandi professionisti ed ho una rapporto speciale con loro. Possiamo sempre contare gli uni sugli altri e questo rende forte tutto il gruppo, perché quando non hai fiducia nel tuo team (o viceversa) i risultati scarseggiano ad arrivare”.
(Foto Honved F.C)
E con questo Honved a tinte azzurre diventa stimolante lavorare in Ungheria e l’Italia può aspettare serenamente: “Il nostro paese mi manca tanto, ma più per il legame che ho con la mia terra che per quello professionale. Ho avuto esperienze negative e non sono riuscito a trovare la mia dimensione. Non mi va di pensare ad altro che non sia l’Honved perché noi qui ci mettiamo anima e corpo, giochiamo partita per partita e vediamo dove riusciamo ad arrivare e andrà bene così”. E adesso tredici finali da giocare, la prima con il Debrecen, poi radiolina per seguire Ferencvaros-Videoton. E che primo posto in solitaria sia: tanto il posto per andare a festeggiare, Marco Rossi lo conosce già.