Da Lucca a Tokyo nel segno di Holly e Benji: quando il Giappone “scoprì” il calcio
E’ questione di giorni e poi dal 28 ottobre all’1 novembre Lucca sarà letteralmente invasa da ragazzi e ragazze di ogni età. Niente Coppa del Mondo, o finale di Champions, siete decisamente fuori strada. Ma il calcio c’entra eccome. Se state pensando alla Lucchese siamo costretti a dirvi ancora “acqua”. Sì, perché quelli che animeranno le vie della città saranno degli appassionati di fumetti. Il motivo? La cinquantesima edizione del Lucca comics. Bene, ma cosa c’entrano i fumetti con il calcio? Se pensiamo alla serie A o alla nazionale italiana niente, è chiaro. Ma se invece ci spostiamo in Giappone la situazione cambia.
Sì, perché se oggi tanti ragazzi giapponesi scelgono di giocare a calcio è proprio grazie ad un fumetto, un manga per la precisione: Holly e Benji (Capitan Tsubasa, in lingua originale). Pubblicato per la prima volta nel 1981 ha segnato una vera e propria svolta. Prima di allora un ragazzo giapponese sceglieva raramente di diventare un calciatore, chi voleva essere un bomber doveva puntare sul baseball.
Nessuno conosceva le regole, i meccanismi o i trofei di questo gioco e la coppa del mondo era praticamente sconosciuta. L’uscita in edicola di Holly e Benji ha cambiato tutto. Con l’arrivo dell’“anime” – il cartone animato – ci fu il definitivo boom. Ogni bambino si esercitava per imparare a giocare a quel “nuovo gioco” e cercava di copiare le mosse speciali e improbabili dei protagonisti.
Proprio in quegli anni nascono i primi campionati professionistici e la nazionale giapponese inizia a collezionare i primi successi. Il 1981 è stato addirittura inserito tra le date più importanti della storia del calcio giapponese sul sito ufficiale della lega calcio. E chissà, magari un giorno riusciranno ad inserire anche la data della vittoria della coppa del mondo, perché no: anche perché quella vinta da Holly e Benji, purtroppo per loro, non vale.
Alessandra Cangialosi