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​Da Cannavaro con la Coppa del Mondo a Totti e Buffon. Da Mourinho e Milito a Spalletti e Bonucci. Chi c’è dietro gli scatti più memorabili del nostro calcio?

Si chiama Claudio Villa, è il fotografo ufficiale della Nazionale di calcio dal 2004 e di Fc Internazionale da quattro anni e non c’è dubbio che alcune delle sue immagini, siano tra le più scolpite nella nostra memoria sportiva: dalla Finale di Berlino ai Mondiali del ’94 in USA e del ’98 in Francia; dall’Inter di Mourinho alla Juve di Pogba e Pirlo.

Ma come ha cominciato Claudio? Come si è interessato a questo mondo? Gli abbiamo fatto qualche domanda in occasione del Worldphotoday che si celebra oggi.

“Mi sono avvicinato alla fotografia perché mi piaceva viaggiare; è nato tutto da lì. Ho iniziato da quella industriale per passare ai matrimoni e aprire un negozio; finché a Modena ho conosciuto delle persone che cercavano collaboratori nel mondo del calcio. Alla fine degli anni ’80 sono entrato al Guerin Sportivo, che all’epoca, senza digitale (e senza autofocus!!!), era il massimo a cui si potesse ambire”. Anni di gavetta e di pratica che l’hanno portato dov’è oggi. Ma la prima partita? Siamo troppo curiosi di sapere da dov’è partito il fotografo che all’Olympiastadion ci ha trasferito le immagini dei Campioni del Mondo quel magico 9 luglio: “Il primo match in assoluto è stato un derby toscano di Serie C a Prato. L’anno successivo ho seguito la Serie B per il Guerin e infine la Serie A”.

Non si possono contare le vittorie passate al suo zoom in 30 anni di carriera…e nemmeno le emozioni. Gli chiediamo quale sia la più forte. Ci pensa mezzo secondo: “Io seguo la Nazionale dal ’94. Lo scatto più bello è quello del 9 luglio 2006, quando il mio amico Fabio Cannavaro ha alzato la nostra quarta Coppa del Mondo!”.

Si diventa amici dei calciatori che si immortalano? Ci sono aneddoti curiosi da raccontare? Risponde ridendo: “Sono più le cose da non raccontare in realtà. Però con tanti ho stretto un rapporto che va oltre lo scatt”.

Ma i calciatori, con l’uso (spesso) smodato che fanno di smartphone e social, chiedono ancora foto professionali? “Caspita!”. Ride di nuovo e aggiunge: “Quando vincono, i messaggi su WhatsApp mi arrivano direttamente dagli spogliatoi. Vogliono foto da pubblicare su Instagram piuttosto che Twitter o Facebook. Se perdono invece non li sento per qualche giorno!”.

Oltre alle immagini di campo, quale tipo di fotografia sceglie Claudio? “Io mi appassiono di qualsiasi aspetto che riguardi questo mondo e mi tengo al passo coi tempi. Ora sto sperimentando gli scatti col drone”. Innovazione, sentimento, tecnica e passione l’hanno portato a rendere indelebili immaini di grandi vittorie. Ma ciononostante, i suoi ricordi professionali più intensi non sono sempre legati a momenti felici: “Francia ’98: anche se l’Italia è uscita ai quarti e ai rigori, è stata una partita psicologicamente molto intensa. E poi in campo c’erano giocatori come Roberto Baggio…Oppure USA ’94: anche in quel caso non abbiamo vinto, ma ricordo la difficoltà di quella giornata, in cui ci siamo messi in coda alle 5 del mattino per entrare a lavorare, dato che per esigenze televisive la partita si era disputata alle 12,30 sotto un caldo soffocante”.

Fotografare è uno dei mestieri più affascinanti che esistano. Necessita di passione e pazienza; nello sport ancora di più, perché le immagini sono l’unico strumento per essere partecipi delle emozioni sul campo.

In fondo, se nel 2006 quella Coppa l’abbiamo alzata tutti e sulla spalla di Baggio, nel 1994, abbiamo appoggiato le nostre mani, in segno di consolazione, è solo grazie alle foto che ci restano. Grazie a chi fa questo lavoro, come Claudio Villa.