Da bancario a direttore ‘milagroso’ del mercato: Berta rifiuta lo United e sposa il suo Atletico Madrid
Parla poco. Coi giornalisti mai: un po’ per scelta, un po’ per scaramanzia. Una volta l’Atletico Madrid si è pure beccato un richiamo dalla UEFA per questo: “Ma il signor Berta… dov’è?”. Schivo e introverso. Un ‘gracias’ conciso, diretto e spagnolo su WhatsApp è già tanto per i suoi standard. Preferisce il gesto di conforto, una carezza sul viso. Come quella che ha dato al disperato Juanfran sul campo di San Siro. Il modo è importante, la prima cosa: da dietro e senza nemmeno farsi vedere. Discreto anche nella sconfitta, se stesso quando tutto il mondo ha iniziato a parlare del suo futuro. O meglio, tutta l’Inghilterra. “Berta to United with Mourinho?”. Lui niente, zero dichiarazioni, né affermazioni né smentite. Ma era tutto vero, sì. José lo tempestava di chiamate e messaggini, qualcuno anche a ridosso della finale di Champions. “Ti aspetto”. No, non farlo Mou. Perché Berta è uno di testa, razionale e metodico quando c’è da comprare un giocatore: valutazione generale, rapporto costo-qualità, budget a disposizione. ‘Sì’ finale solo se il ragazzo è davvero funzionale al progetto. * nel caso in cui quello sia un fenomeno: e allora va bene uguale. Qualche nome. Oblak. “Moya va forte? In panchina ne abbiamo uno ancora più bravo”. Vero. Poi Griezmann anche se così scommessa non era. Il suo preferito – per storia e problemi di salute ormai superati – è però il giovanissimo Correa. “Vedrai che crack” ripeteva a colleghi e amici. E già quest’anno abbiamo avuto modo di notarlo. Scelte ragionate anche nella vita di tutti i giorni. Quando ha deciso di lasciare il suo posto fisso da capo filiale alla Bcc di Pompiano Franciacorta con tanto di sedicesima – da neo sposo! – per fare il direttore sportivo di e nel calcio non era certo matto o impazzito tutto d’un colpo. Audacie sì. Ma non pazzo. Mamma ha pianto impaurita e sconvolta. Ma lui è andato dritto per la sua strada perché realmente consapevole delle proprie competenze, all’inseguimento di un sogno. “Nunca dejes de creer”. Non smettere mai di crederci, cantano oggi i tifosi rojiblancos, neanche farlo apposta. Andrea Berta non ha mai smesso di farlo, neppure dopo la prima Champions persa a Lisbona. Ci ha riprovato, rifatto uno squadrone (insieme al ds Camineiro) e raggiunto la seconda finale in tre anni. Non lo farà neppure dopo Milano, statene certi. Lui già pensa al futuro, mano nella mano del suo Atletico (almeno fino al 2017) perché a Majadahonda (16 chilometri da Madrid) sta troppo bene; tutta la sua famiglia – moglie Miriam e figlia Paola di 6 anni – si trova alla grandissima. Perché andarsene? Nessun biglietto per Manchester in tasca. E nemmeno per Monaco di Baviera, perché il Bayern ci ha provato l’anno scorso e ci sta provando tutt’oggi con Ancelotti. Potete pure continuare a chiamarlo ‘el italiano milagroso’. L’ex bancario Andrea Berta oggi direttore tecnico dell’Atletico Madrid.
L’Intervista a Francesco Malpezzi, ex presidente del Carpanedolo, prima squadra del Berta ds e… bancario.
“Ci serve un ds? Io ne conosco uno…”. Andrea Berta. “Lavorava in banca. Organizzava i tornei notturni a 6/8 giocatori vicino Orzinuovi, provincia di Brescia” ci racconta Francesco in esclusiva, l’ex presidente del Carpanedolo. “In eccellenza ci serviva una figura che curasse l’aspetto sportivo e di scouting con maggiore cura, dedizione e competenza”. Berta, perché no? “Aiutava già alcuni ds in zona, aveva seguito squadre che poi sono state promosse in D”. Conosciuto e piaciuto all’istante: la scelta è stata quella giusta. “E’ rimasto con noi dall’eccellenza alla C2”. Fino alla sconfitta nel playoff contro l’Ivrea. E la banca? “E’ sempre stato più bancario che ds, tranne negli anni di C. Ma comunque riusciva a conciliare benissimo le due cose. Faceva un po’ e un po’”. Oggi Oblak, Griezmann e Correa. Allora “Iori, Pascali, Volta, Corti” i suoi primi colpi. E con le interviste come se la cavava? “Malissimo, come oggi! Non parlava nemmeno su Brescia Oggi. Quando gli chiedevano una dichiarazione lui rigirava la patata a presidente o allenatore”. Francesco poi ci racconta l’Andrea Berta persona. “Schivo, tutt’altro che presuntuoso. Grande appassionato di calcio a tal punto da sembrare monotematico!”. Altro? “Ti posso svelare un aneddoto. Una volta ci ha raccontato di quando in Sudamerica avesse preso 10 aerei e visto 25 giocatori in 10 giorni”. Alla faccia: quasi una malattia. “Lo farebbe anche gratis. Credo sia un uomo realizzato, fa quello che più gli piace”. Eccellenza, C2, Parma, Genoa o Atletico: quando la passione diventa il tuo lavoro è così. La cosa più bella che ci sia.