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Da Arezzo a… Napoli e Chelsea: 13 marzo 2007, quando Sarri fu esonerato e rimpiazzato da Conte

13 marzo. Forse un giorno come tutti gli altri quest’anno. Chissà, forse anche quello precedente. E probabilmente anche nel 2007 qualcuno ha pensato che questo giorno potesse non significare nulla. Non ad Arezzo. E, a posteriori, non per il calcio italiano. Per l’Arezzo quel 13 marzo di nove anni fa fu una giornata concitata e non poco. La sconfitta contro la Triestina per 2-0 pesò come un macigno, ma ancor di più a pesare erano gli appena diciannove punti in diciotto partite e, soprattutto, l’ultimo posto in classifica, in Serie B.

I protagonisti di questa storia, Arezzo a parte, sono due allenatori che allora forse non erano nessuno. Ma oggi sono tra i migliori italiani e in Italia. Maurizio Sarri ed Antonio Conte. Destini ingarbugliati, quello di uno con quello dell’altro, intrecciati fino alla collusione definitiva. Era il 13 marzo e Maurizio Sarri salutò la ‘sua’ Arezzo. Era il 13 marzo e Sarri fu esonerato, sì. A subentrare fu Conte, che in pratica restituì il favore all’attuale allenatore del Napoli. Sì, perché poco più di quattro mesi prima era stato il toscano a prendere il posto del pugliese, sempre all’Arezzo in Serie B.

Il deus ex machina di allora era il presidente Mancini. Oggi fuori dal calcio, verrebbe voglia di prenderlo e chiedergli se, all’epoca, avesse mai immaginato che i suoi due allenatori – esonerati entrambi dunque, chi prima chi dopo – sarebbero poi diventati quelli che sono poi diventati. Sono passati soltanto nove anni e tutto è cambiato. Sarri è al Napoli. Pensate, Conte era alla prima vera esperienza da solo in panchina, visto e considerato che prima dell’Arezzo aveva fatto solo da vice a Gigi De Canio. E adesso allena la Nazionale e sta per andare al Chelsea. Insomma, di strada è stata fatta. La carriera adesso è meritatamente rosea, premio per gavetta, talento e anche ambizione. Sono passati nove anni e tutto è cambiato: Sarri e Conte sono adesso agli apici del calcio italiano ed europeo. E, c’è da dirlo, un sorriso sorge spontaneo.