Cosa resterà di questo campionato. Addii, record, exploit, esordi e… arrivederci ad agosto
Cosa resterà di questi anni 80… Se lo chiedeva Raf nel 1989, alla fine di un decennio. Perchè quando si sta per mettere un punto, un periodo deve essere riletto. E appena finisce un campionato? Si dà sempre un’occhiata indietro. E, lasciando Raf e gli anni 80 nell’Infinito canoro, per quanto riguarda l’attualità calcistica alla fine di questa stagione la domanda è: cosa resterà di questa Serie A 2015/2016?
Pagine degli annali riempite con addii, record, exploit, esordi. Lacrime, sorrisi, emozioni che hanno scandito nove mesi di calcio nostrano. Difficili da dimenticare come l’ultimo atto di chi ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. E allora via: coreografie, applausi, saluti. Capitoli chiusi, storie finite ma allo stesso tempo infinite perchè i ricordi restano. Da Abbiati a Klose, da Di Natale a Toni, passando per Pasqual e Bellini. Professionisti che, adesso, per definirli c’è bisogno di precederli con un ‘ex’ ed hanno finito questa stagione con un ‘ciao’ e un ‘grazie’. Ma per una parentesi che si chiude ce ne sono altre che si sono aperte. ‘Benvenuto’ d’obbligo per chi ha vissuto per la prima volta la Serie A. Su tutti Donnarumma, manifesto del coraggio di affidare i pali rossoneri ad un giovanissimo portiere, in lacrime quando un veterano come Abbiati l’ha portato agli onori del pubblico e gli applausi per ricordare sono diventati applausi proiettati al futuro. Come un’investitura ufficiale. Ma c’è anche chi calca per la prima volta un palco di Serie A però nelle vesti di allenatore. Ne sanno qualcosa Simone Inzaghi e Cristian Brocchi e la loro prima-vera esperienza su una panchina della massima serie.
Poi ci sono stati quei protagonisti per cui la standing ovation non poteva mancare, come cornice ad un quadro di meraviglie. Buffon, Higuain, Totti. In rigoroso ordine di classifica finale. Il primo perchè imbattuto come nessun altro mai, il secondo perchè prolifico come nessun altro nella storia della Serie A, il terzo perchè ancora decisivo ed eterno come e più di altri compagni anagraficamente più piccoli. E a proposito di piccole, come non menzionare il Sassuolo: neroverdi adesso con un poco pronosticabile (a inizio stagione) sogno d’Europa frutto di un campionato sopra le righe. E ancora poi i nove allenatori del Palermo, la conferma in A sfumata all’ultimo per un Carpi che ha lottato fino alla fine, lo striscione dei tifosi del Frosinone che nonostante la retrocessione hanno voluto ringraziare comunque i propri giocatori per una storica annata in A. Un vortice coinvolgente, e alla fine resta un ‘meno male che c’ero, che ho vissuto tutto questo’.
La conclusione è che è finita una stagione da ricordare per tanti motivi. L’anno dell’esordio di Donnarumma, della ‘moda’ di affidare la panchina a traghettatori esordienti di casa; l’anno dei nove allenatori del Palermo e dell’epilogo con salvezza, l’anno di un calciomercato invernale con tanti colpi di ritorno; l’anno in cui Totti ha ribadito la sua importanza, in cui Higuain ha riscritto una pagina di storia del calcio italiano come nemmeno i migliori sceneggiatori potevano immaginare; l’anno di una Juve forza 5, lo stesso in cui Buffon si è imposto numero 1 tra i numeri 1; l’anno di un Sassuolo ammazza-grandi con speranze d’Europa, di un Empoli che ha migliorato quanto fatto da un Sarri ora formato Champions; l’anno con tanti addii, occhi lucidi e ricordi tornati a galla. E adesso non resta che dirci… arrivederci ad agosto!