#CopaAmerica – “Que bueno, que elegante”, il Cile a sua immagine e somiglianza: Pizzi, l’eroe della Segunda
A suo modo, Juan Antonio Pizzi è un eroe. Perché pur avendo vinto in carriera, da allenatore come da calciatore, ha saputo resistere al peso di un’eredità così importante. Il Cile si era rivisto in Sampaoli, nella sua filosofia di gioco futuristica e a volte visionaria, che sapeva fondere l’estro dell’ultimo Valdivia con la maglia roja ai muscoli di Medel, Vidal e Diaz. E Sampaoli aveva portato in trionfo una delle migliori nazionali cilene di sempre, quella che ha cominciato a splendere nel Mondiale U20 del 2007 e che ha proseguito su quella stessa strada.
Ai rigori nel 2015, ai rigori anche nel 2016. Dagli undici metri l’Argentina s’è sciolta. Emblematico è il rigore che Messi spara in tribuna, come Higuain l’anno prima. L’esordio in Copa America, però, stavolta lasciava predire tutt’altro. L’albiceleste aveva vinto 2-1, condannando il Cile al secondo posto nel girone, ma alla fine entrambe le squadre da quella gara hanno mantenuto un percorso decisamente netto nel resto della competizione. Ma tanto bastava, per cominciare a farsi avvolgere dalla nostalgia di Sampaoli e puntare il dito contro chi aveva ingaggiato Pizzi per l’edizione storica, da campioni in carica. Un paio di cambi da una parte e dall’altra negli undici iniziali, ma poi poco altro di diverso tra le due finali, soprattutto l’esito.
E la mano di Pizzi, lo stratega, inevitabilmente c’è e non poteva non esserci. Anche perché proprio in Cile, con l’Universidad Catolica, aveva cominciato a farsi notare per le sue doti in panchina. La consacrazione arriva col San Lorenzo, che guida al titolo nel 2013. L’Argentina l’ha sempre avuta nel sangue, essendo nato a Santa Fe. Ma quando si sono creati i presupposti per poter far parte della nazionale spagnola, Pizzi fu naturalizzato, riuscendo anche a segnare alla squadra del suo paese d’origine. Da calciatore, fu in Spagna che scrisse pagine importanti, quando chiuse il campionato con 31 reti da capocannoniere, con la maglia del Tenerife nel 1996. Ma non solo: Pizzi decise anche una delle partite più belle della storia del calcio, un folle 5-4 in Copa del Rey l’anno dopo, quando vestiva la maglia del Barcellona, contro l’Atletico Madrid. Quattro gol di Pantic per i colchoneros che vincevano 3-0 al 45’, la doppietta di Ronaldo e le reti di Figo e De La Peña per i blaugrana, prima che Pizzi si avventi con un collo esterno destro su una respinta del portiere (su un colpo di testa di Guardiola). “Pizzi, Pizzi, Pizzi! Que bueno, que elegante! Pizzi, Pizzi, Pizzi!” urla il telecronista incredulo. E se non fosse bastato quel giorno e tutti i successi che sono arrivati in seguito, è adesso che potrebbe essergli riconosciuto ciò che merita. Grazie anche al suo Cile, bueno ed elegante.