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“Con questa maglia tutti i giorni sono un giorno speciale”. Cagliari, “Cossu c’è”, ed è subito decisivo

“Tutti i giorni per me sono un giorno speciale…”: dichiarazione d’amore incondizionato quello di Andrea Cossu, ieri tornato decisivo per il suo Cagliari. Una rete attesa per due anni, da quando accettò la D pur di non tradire lei…la maglia rossoblù. Un rigore che vale il passaggio al turno successivo di Coppa Italia e che forse ai più può dire poco, ma per lui… La prima ufficiale da quando il presidente Giulini gli ha regalato il sogno “di chiudere la carriera a casa sua”: per Andrea non poteva essere banale.

Porta la sua firma, tanto basta ai più distratti per rendersi conto che è tornato. Quella di ieri la presenza numero 258, l’ultima a Verona: 17 minuti prima di dirsi addio. Poi il ritorno promesso. Dalla Lega Pro, a Olbia, alla serie A. Anzi, dalla serie D, perché Andrea ha avuto l’umiltà di scendere tra i dilettanti pur di non smettere. Passione troppo grande: E’nata grazie a mio padre” – raccontò ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – “Fin da piccolissimo mi portava allo stadio a vedere i rossoblù. Ricordo che alla prima partita a cui assistemmo, il Cagliari giocava all’Amsicora, era in serie C: finì 2 a 0 per noi. Ero piccolo, avevo otto anni, ma ricordo bene che c’erano due giocatori in particolare che mi esaltavano: Fabrizio Provitali e Guglielmo Coppola“.

L’estate del 2005 la prima chiamata, il sette agosto successivo il giorno più bello: Ti lascio immaginare, per me si avverava un sogno. Fino a quel momento avevo sempre seguiti come tifoso, il giorno che mi hanno proposto di vestire quella maglia non capivo nulla per l’emozione. Per me rappresentava tutto“. Ma l’eroe di Andrea è Davide Ballardini e il suo 4-3-1-2: “Quando sono tornato nel 2008 e ho conquistato un posto da titolare non avevo più nulla da chiedere al calcio: il Cagliari era la mia Nazionale. Offerte da altri club? Sì, ci sono state, soprattutto nel 2010, anche importanti, ma a me non è mai interessato.

Andrea diventa talmente bravo che anche il Barcellona pensa a lui: “Chi mi piacerebbe portare in blaugrana? In serie A ci sono due giocatori molto interessanti. Uno di loro gioca nel Cagliari e per caratteristiche potrebbe fare al caso nostro…”. A pronunciare questa frase fu nel gennaio del 2010 l’allora presidente del Barcellona Joan Laporta, colpito dalle doti tecniche del folletto rossoblù con la maglia numero sette. “Barcellona? Mi hanno fatto piacere le parole del loro presidente, Joan Laporta, ma non c’era nulla di concreto. Io poi vestivo già il mio “blaugrana” quello del Cagliari e ho sempre e solo pensato ai rossoblù. Tutti i giorni per me erano “un giorno speciale”, non posso ricordare un episodio in particolare se non l’orgoglio di essere stato per sette anni un giocatore della mia squadra del cuore. Non ho rimpianti nella mia carriera, il mio obiettivo l’ho raggiunto”.

Non cambia il repertorio, che parla di dribbling ubriacanti, assist e giocate illuminanti per i compagni “che spesso basta poggiare la palla in rete, tanto al resto ci pensa lui…”, come disse Alessandro Matri. Ben 14 assist nel solo 2010, “re” quella stagione. Cinquantasette totali in serie A in 246 partite, niente male. Gol? La sua tecnica e le sue doti Andrea le mette al servizio dei compagni, vuoi mettere? Cossu “a buttarla dentro” in serie A ci ha pensato 12 volte, l’ultima il 24 settembre del 2014, contro il Torino. Statistiche che ora potranno essere aggiornate. In Coppa Italia è già successo, magari in campionato potrà accadere il 10 settembre per la prima alla Sardegna Arena.

A prescindere da come andrà, sarà in ogni caso l’occasione giusta per rivedere la maglia rossoblù numero sette indossata dal suo legittimo proprietario: Andrea Cossu, l’idolo del popolo rossoblù.