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Il pallone, Tonali e lo scavetto: le immagini di Christian Comotto

Christian Comotto (IMAGO)
Christian Comotto (IMAGO)

Un bambino e un pallone. Un colpo di tacco in corsa per accompagnarlo con delicatezza. Uno sguardo che racconta il loro rapporto. Intimo, personale, profondo. Perché, alla fine, il pallone nella vita di Christian Comotto c’è da sempre. E quello sguardo racconta tanto, forse tutto. Come in quello dato prima del cucchiaio su rigore nell’ultima amichevole del Milan di Allegri in Australia. Un classe 2008 che si presenta in prima squadra con uno scavetto. Personalità e sicurezza. Ma ci torneremo. Queste prime settimane del nuovo corso rossonero portano (anche) il suo volto. Un volto che richiama e disegna l’unirsi del presente e del futuro. A scandire il tempo è e sarà il suo talento e la sua crescita. Già, la crescita. Costante, graduale, imponente. Il cammino di Christian Comotto sembra assumere i tratti di un viaggio nel destino. Un viaggio che può essere raccontato a immagini. Le sue immagini.

Christian Comotto, il primo giorno al Milan

Dietro a un pallone

Calcio, tennis, atletica. Il piccolo Christian è bravo in tutto. Però, deve scegliere. La decisione è naturale. Sceglie quel pallone che da sempre ha nei piedi, come in quella foto da bambino con una maglia della Fiorentina indosso da lui postata anni fa. “Il mio gioco preferito è il calcio, ci gioco a scuola con i miei compagni. Ci sono due porte e due squadre. Io di solito faccio il centrocampista e mi diverto tanto. Sono un numero 10 come Kovacic. Il mio sogno è giocare in Champions”, scriveva su una pagina di diario da piccolo. E, dopo le esperienze con Perugia e Inter, proprio con la maglia viola numero 10 è cresciuto. Numero 10 e fascia da capitano. Dettagli che parlano. A seguirlo da sempre il papà ed ex giocatore Gianluca e la mamma Marianna Mecacci, manager sportiva di Tonali, Camarda e dello stesso Christian.

Ricordate le immagini? Ecco, qua ne abbiamo un’altra. Importante, significativa. Ed è un’immagine con Sandro Tonali. Amico, riferimento, compagno di allenamenti. Un legame nato grazie alla mamma, che da anni segue il centrocampista del Newcastle. Un rapporto che si colora di tanto altro. Sandro è uno dei suoi esempi calcistici che osserva e da cui impara. E nella sua qualità e padronanza tecnica, nella sua forza e prorompenza fisica e nella sua poliedricità tattica Christian Comotto ricorda proprio l’ex rossonero. Ed è con lui che in estate si è allenato. E chissà che possa essere lui il futuro erede nei cuori dei tifosi milanisti.

Christian Comotto con Tonali

Rosso e nero

Altra immagine. Agosto 2020. “Felice di iniziare questa nuova avventura”. Un sorriso sincero e il nuovo materiale da indossare per l’allenamento: parte l’esperienza di Christian Comotto al Milan. E anche qui, la crescita è costante. Diventa in fretta uno dei talenti più importanti del settore giovanile rossonero. Per prospettiva, continuità, prestazioni. E spesso lo fa da sotto età. Come successo lo scorso anno con la Primavera. 36 partite, 4 gol e 3 assist. Ed è il 2008 con più minutaggio in Italia. Una grande stagione, come quella nell’U17 con 14 reti e 2 assist. Corre, vede, segna. Con lui anche il compagno e amico Francesco Camarda, altra promessa della Milano rossonera.

Allegri decide di portarlo con sé nella tournée estiva. E si è capito perché. Proprio con l’allenatore livornese Christian aveva scattato una foto qualche anno fa. Un’altra immagine. Un altro gioco del destino. In allenamento si era già fatto notare per un recupero in scivolata su Pobega da 5 milioni di views su Tik Tok. Poi le partite all’estero. Il rigore segnato (dopo quello decisivo contro l’Arsenal) con il cucchiaio è “solo” la rappresentazione più eclatante del suo essere già calciatore. Personalità e maturità da grande, sfrontatezza e sana incoscienza di un giovane. Una G per esultare, iniziale della sua ragazza Ginevra (figlia di Gilardino) e l’abbraccio dei compagni. Nelle prossime settimane andrà in prestito allo Spezia dove la scorsa stagione si è fatto notare un altro giovane talento italiano come Pio Esposito. Un modo per continuare a crescere e tornare a Milano per imporsi e completare il suo percorso. Perché, come nei testi di Ultimo, con cui ha una foto, “è colpa delle favole”. L’ultima immagine, destinata a riempirsi di nuovi colori. L’immagine della sua favola. “Il mio gioco preferito è il calcio”.