Un casco alla Čech e la fede in Dio. Como, nelle sicurezze di Noel Törnqvist

Gli allenamenti in Italia, un casco come tratto distintivo e la fede cristiana: Como, nelle sicurezze di Noel Törnqvist
Il segno della croce e un casco alla Čech. Pochi ma essenziali tratti distintivi a forgiare quel gigante di ghiaccio dalla Svezia che il Como ha ufficializzato negli ultimi giorni del calciomercato estivo: Noel Törnqvist. Il portiere, ormai ex Mjällby, si unirà ai biancoblù a gennaio del 2026, dopo aver concluso la sua avventura in prestito proprio al Mjällby in Allsvenskan (la massima serie svedese).
Classe 2002, con un’intera carriera tutta svolta finora in Scandinavia tra l’Halmstad, l’Halmia e il Mjällby. Adesso il salto in Serie A, che lo stesso Noel ha commentato come “il sogno di sempre”. L’Italia però ha fatto già parte della sua vita: da giovane, infatti, Törnqvist venne nel nostro paese per sostenere qualche allenamento con la Sampdoria U16 e con il Verona. Successivamente però tornò in Svezia, con le pagine di un futuro ancora da scrivere ma con un impegno in agenda rinviato solo di qualche anno.
Visualizza questo post su Instagram
Il momento dell’Italia è finalmente arrivato e presto Fàbregas avrà a disposizione il suo gigante dalla Svezia. La fede in Dio racchiusa nei gesti quasi scaramantici e rituali prima del fischio d’inizio. Un casco, alla Čech. “Nelle mie sicurezze”.
Le sicurezze di Noel
La religione lo ha plasmato. Dentro, ma soprattutto fuori dal campo. “Il segno della croce come espressione della mia cristianità”. Una fede insita nel profondo del DNA di Noel, rafforzata poi negli anni anche grazie all’adesione alla “Sailing Church”. Letteralmente, “la chiesa galleggiante”, un’organizzazione religiosa svedese per diffondere il messaggio cristiano grazie alla barca “Elida”. ‘Elis’, dal greco, che vuol dire “giuramento in Dio”. Una missione evangelica con lo scopo di arricchirsi, nel calcio, come nella vita. “Una sicurezza”.
E il casco? Un elemento che Törnqvist ha adattato a sua immagine e somiglianza. Da innesto protettivo, non certo un vezzo artistico anche se potrebbe diventarlo, a tratto distintivo e personale come se ormai facesse parte proprio del corpo di Noel. Dopo aver rimediato qualche colpo alla testa ai tempi dell’Halmstad, i medici convinsero il giovane portiere a giocare con un casco protettivo. Nulla di grave, come sottolinea lo stesso Törnqvist: “I medici mi hanno consigliato che se avessi voluto continuare a giocare sarebbe stato utile farlo con una protezione alla testa. Ma non era un obbligo. Poi mi son detto, ‘perché no, diventerà il mio tratto distintivo!’. È difficile stare senza, non mi ci separerò mai“.

Noel Törnqvist, il Čech svedese che “apprende” dal Dibu
Non solo il casco però ad accomunarlo a Petr Čech. Con lo storico portiere di Chelsea e Arsenal, Törnqvist possiede un ampio bagaglio calcistico da condividere con il memorabile calciatore ceco. 1.96 metri di altezza proprio come Petr, sicurezza e garanzia tra i pali. Dominante nelle uscite alte e padrone dell’area di rigore. Freddo, a tratti glaciale e tagliente: con l’indole del leader silenzioso. “Ho uno stile di gioco molto aggressivo nelle uscite, per questo non tolgo mai il casco…”.
Ma se c’è un altro portiere da cui Noel ha tentato di prendere qualcosa per arricchirsi calcisticamente parlando quello è sicuramente il “Dibu” Martinez. In occasione di una semifinale di Coppa di Svezia tra il Mjällby e l’Hammarby di qualche anno fa, Törnqvist disse con un velo ironico che se fosse stato necessario e se si fosse arrivati ai calci di rigore avrebbe fatto un po’ di “mental work” alla Dibu. Il “pig talk”, come lo definì scherzando il portiere svedese. Questo non fu necessario perché la partita finì ai tempi regolamentari regalando al Mjällby la finale. Una cosa è certa e l’aveva capito da subito: le cose improvvisate non piacciono a Noel, lui ha bisogno delle sue sicurezze.