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Cognome pesantissimo, esplosione improvvisa. Il blocco, le partite a Brain training e il ritorno al gol: riecco il Cholito

Choligol, rieccolo Giovanni Simeone. Il ‘nuovo’ Genoa di Ivan Juric è ripartito dal Cholito. Giocata e assist di Palladino, colpo di testa all’angolino dell’argentino imprendibile per Strakosha: undicesimo gol italiano per Simeone, gli altri dieci li aveva segnati tutti con Ivan Juric in panchina. L’ultimo, al Franchi di Firenze nel 3-3 (con doppietta) di fine gennaio: ultimi punti per Juric prima dell’esonero e ultime esultanze per Gio, che per tornare a timbrare il cartellino ha aspettato il ritorno del ‘Pirata’ sulla panchina rossoblù. Eh già, perché per il ragazzo partito da Madrid e arrivato a Genova passando per Buenos Aires, con tappa di una anno nella vicina Banfield, dopo un arrivo da predestinato e una vera e propria esplosione (inaspettata) ha iniziato a mancare l’appuntamento con il gol, travolto anche lui dal momento negativo della squadra.

Nastro che si riavvolge, è il 15 agosto del 2016 quando il ragazzo dal cognome pesantissimo (“Ma non per me, non sono conosciuto come il figlio di, ma come Gio” le parole dell’attaccante al suo arrivo) sbarca al Cristoforo Colombo di Genova: in valigia, i consigli di papà Diego (“Anche se quando ho dovuto scegliere il Genoa lui era in volo per l’Australia e non ho potuto sentirlo, è stata tutta una mia scelta”) e tanta, tantissima voglia di crescere. E imparare. “Dai tanti campioni che ci sono qui: da Pavoletti a Burdisso, decisivo con la sua telefonata per il mio arrivo qui a Genova” le parole di Giovanni dal Signorini il giorno della presentazione. Sogni? Quello più grande se lo è impresso sulla pelle. “Qui, sul braccio destro. È la Champions“. Dall’altra parte la famiglia. “I miei fratelli, mi sono tatuato le nostre iniziali”. Giovanni, Gianluca e Giuliano. Sempre con lui in questa avventura italiana: dalla prima gioia in A col Pescara di fine settembre all’ultima occhi al cielo dopo dieci minuti appena di Genoa-Lazio. Nel mezzo, il gol da tre punti con il Bologna, la doppietta lampo a stendere i Campioni d’Italia della Juventus.

E poi i gol amari contro Palermo e Cagliari, quello del pareggio in casa del Crotone fino ad arrivare alla doppietta (la terza) di Firenze. Dieci gol, dieci magie, altrettante esultanze che hanno convinto il Genoa nel mercato di gennaio ad acquistare il restante 35% del cartellino del giocatore per una cifra di due milioni e cento mila euro. Che sommati ai tre spesi in estate per portare in Italia ‘Gio’ fanno poco più di cinque milioni per un talentino “che eravamo sicuri esplodesse, ma non così in fretta – le parole di Preziosi dal Signorini – L’abbiamo osservato molto bene e sapevo benissimo che era un giocatore importante che poteva crescere molto. Giovanni ha anticipato un tipo di risultato che sapevamo potesse dimostrare sul campo e lo ha fatto perché ha tanta voglia di apprendere e nel suo dna ha come caratteristica quella di lavorare tantissimo. Credo che lui abbia la stessa ‘garra’ del padre“. Marchio di fabbrica dei Simeone, unita a tanto lavoro dentro e fuori dal campo. E a qualche piccolo segreto.

“Quali? Uno è ‘Brain training‘. È una specie di videogioco che aiuta a migliorare attenzione e rapidità di pensiero, con il mio iPad prima della partita mi metto lì mezz’ora e da quando l’ho scoperto sono un altro giocatore“. Gambe e… testa per Gio, cittadino del mondo che dietro ad un pallone ha iniziato a correre presto. “Dietro a papà che giocava: prima Madrid, poi Milano della quale ricordo la scuola Cattolica. A Roma ero già più grande, vivevamo all’Olgiata. Su Facebook ho ritrovato gli amici di allora, uno di loro, Emanuele, è morto qualche tempo fa: oggi gioco anche per lui. Viaggiare comunque per me è un’avventura”. Diventata ancora più bella una volta messe le scarpette ai piedi. Le giovanili nel River Plate con papà Diego allenatore della prima squadra, l’esordio tra i grandi all’inizio del 2013 e il prestito di un anno (con dodici gol) al Banfield. Il resto è storia recente: l’arrivo in Italia a Ferragosto, il ruolo da riserva di Pavoletti, Pavo che prima sta fuori per infortunio e poi saluta Genova direzione Napoli.

L’esplosione inattesa, i riflettori del mercato che cominciano ad accendersi, su tutti a gennaio quelli del Milan pronto a diventare cinese: “Ma non c’è nulla. – ancora Preziosi da Pegli – La gente dice che Galliani è un mio amico ed effettivamente lo è, ma le trattative non si fanno come al bar”. E poi i mesi senza gol complice il momento buio della squadra, i cinquanta giorni di Mandorlini e il ritorno di Ivan Juric: festeggiato subito con un gol proprio contro la ‘sua’ Lazio. Quella di papà Diego, quella degli anni in giro per Roma, quella che nel frattempo gli ha messo gli occhi addosso in vista del prossimo mercato. Ma questa è un’altra storia, pronta ad essere vissuta e raccontata. Quella di oggi parla di un Choli.. no, di un Giovanni tornato protagonista, e in gol: due mesi e mezzo dopo l’ultima magia, dopo qualche mugugno, tanta fatica sul campo e qualche partita a ‘Brain training’. Perché Simeone Jr è così: ‘garra’ di papà Diego sul prato verde, testa sul collo fuori. Con un sogno nel cuore, anzi no… sotto pelle.