“Ciao, sono George Weah, vorrei raccomandarti mio cugino Ali Dia”: vent’anni fa, il raggiro sportivo più incredibile di sempre
“Ciao, sono George Weah, volevo raccomandarti un mio cugino senegalese, Ali Dia”. E’ bastata questa frase per permettere, vent’anni fa, ad un perfetto sconosciuto del calcio professionistico, di giocare 53 minuti di Premier League, in maglia Southampton.
Il 22 novembre è il giorno in cui ricorrono anniversari importanti: l’omicidio Kennedy (1963), l’uscita di Toy Story nelle sale (1995), ma anche il bluff sportivo più grande di sempre di Ali Dia &co. nel 1996. Procedendo con ordine, Ali Dia è un ragazzo di trent’anni appena compiuti, che dal Senegal si è trasferito in Francia da bambino. Il sogno è quello di tanti: diventare calciatore. Ma un po’ per demeriti propri e un po’ per la pochezza di opportunità, è costretto a giocare solo in serie dilettantistiche. Non si arrende al suo destino, però, e comincia a vagare per l’Europa alla ricerca di occasioni migliori, magari dove il calcio non è ancora ai livelli dei maggiori campionati internazionali, come quando si trova a giocare in Finlandia.
Si stabilisce in Inghilterra, dove matura goliardicamente (ma non troppo) un proposito non da poco: giocare in Premier League. Così, scatta una truffa eseguita in modo pietoso, ma degna della trilogia Ocean’s. Un amico di Dia, infatti, si procura il numero di due allenatori di Premier League. Il primo è Harry Redknapp, all’epoca al West Ham. Ma non appena ascoltata la fatidica frase, mette giù borbottando: come si erano permessi di provare a fregarlo, pensò. La seconda telefonata fu fatta a Graeme Souness, allenatore del Southampton. Souness non si insospettisce né della veridicità della persona, né delle modalità, né tantomeno del fatto che Weah sia liberiano, mentre il fantomatico cugino sia senegalese. I due stati, siti sulla sporgenza occidentale dell’Africa, distano circa 1050 chilometri, per intenderci. Ma la telefonata prosegue. “Ha giocato con me al Paris Saint-Germain ed è stato convocato, segnando, più volte in nazionale”. E anche qui, nessuna titubanza, anzi: Souness fiuta l’affare, e dà ordine di preparare subito un contratto mensile per Ali Dia. Per lui, pronta la maglia numero 33.
Il primo allenamento è surreale. Dia non ha niente di simile ad un calciatore professionista, il disagio dei compagni è palpabile. Pochi giorni dopo, c’è in programma una partitella con l’Arsenal, dove sarebbe sicuramente stato testato. Gli astri, però, sono dalla parte del senegalese: un temporale clamoroso fa saltare l’amichevole. Arriva il momento di diramare le convocazioni per l’imminente sfida con il Leeds, il 22 novembre 1996. Souness inserisce in lista Dia, e lo porta in panchina. Il giorno dopo, succede l’imponderabile: Le Tissier, titolare, s’infortuna a partita in corso. L’allenatore manda in campo lo sconosciuto Ali Dia. Minuto dopo minuto, Souness si accorge di aver subito uno dei raggiri più incredibili della storia del calcio. Gliene servono 53, prima di cambiarlo e porre fine alla finestra di gloria di Ali Dia “Sembrava Bambi che corre sul ghiaccio” fu il commento di Le Tissier.
Il giorno dopo, il senegalese saltò l’allenamento, a causa di un presunto infortunio accusato nel corso della gara precedente. Dopo la seduta dal fisioterapista, tornò a casa e non si presentò più al campo di allenamento del Southampton. Nonostante non avesse mai giocato nel PSG, non fosse il cugino di Weah, non risultasse alcuna convocazione col Senegal, Dia continuò a sostenere di aver detto la verità e invitò i giornalisti a tenerlo d’occhio nelle categorie minori, per dimostrare di essere un giocatore di valore. “Ancora non riesco a credere che un tipo come Souness abbia potuto cascarci” disse Le Tissier quando dopo anni tornò sull’argomento. Le principali testate inglesi, poi, si sono divertite successivamente a inserirlo al comando nelle peggiori classifiche della storia della Premier League. Ma dopo vent’anni, i 53 minuti di Dia restano ancora un’impresa più che incredibile. Amazing.