Rabiot, un ‘duca’ per la Juve: mamma, papà e calcio
Una vita segnata dalla malattia del padre, il rapporto con la madre e la sua lunga storia con il PSG. Il mondo di Adrien Rabiot
Adrien Rabiot-Provost, due cognomi, una storia. Due genitori che hanno avuto un peso decisivo nella vita del proprio figlio e che il fato ha diviso. Il suo modo di giocare a calcio è la diretta conseguenza delle dure prove che la vita gli ha messo davanti. Da quando realizza che il padre fatica tremendamente a muoversi e a parlare, colpito da una malattia neurologica, il piccolo Adrien di sente perso. Ma la passione di papà Michel per il calcio lo contagia. E inizialmente tirare calci a un pallone è l’unica via di fuga dalla realtà. “Sto combattendo anche per lui”, dichiara in una delle prime interviste.
Comincia ad allenarsi sui campi di periferia cercando di imitare le giocate del suo idolo Zinedine Zidane. Dopo aver girato per vari club viene notato dall’Academy del Manchester City, che lo invita a vestire la propria maglia. Il rapporto con Michel si fa sempre più forte nonostante la malattia. Gli sguardi ormai valgono più delle parole: “Quando ho detto a papà che stavo diventando un professionista ho capito dai suoi occhi che era orgoglioso”.
Mamma Veronique lo segue ovunque. Sotto la sua supervisione Adrien è libero di giocare e di pensare il meno possibile alla sua situazione familiare, fino a quando entra nelle giovanili del PSG. Si comincia ad allenare a Camp de Loges, nord ovest di Parigi, a pochi chilometri da casa sua. Così Veronique può prendersi cura di lui e del marito allo stesso tempo. Presto però il rapporto madre-figlio diventa ossessivo e la presenza materna risulta ingombrante. Pretende di assistere ad ogni allenamento e gestisce gli affari, che anno dopo anno crescono.
Dopo sei mesi in prestito al Tolosa nella stagione 2013/2014 torna a Parigi dove si fa notare da Laurent Blanc, diventando titolare con 25 presenze in Ligue 1 e 6 in Champions League. Nello stesso anno aiuta Ibra a diventare capocannoniere del campionato. Anche se la convivenza con lo svedese non è sempre idilliaca. I due si scontrano spesso e nessuno vuole darla vinta all’altro: “Siamo venuti alle mani in allenamento, ma quel giorno Ibrahimovic mi aveva un po’ preso di mira. A lui piacciono i tipi di carattere, come me".
Forte dell’esplosione del figlio, nell’estate 2014 mamma Veronique rifiuta inizialmente il rinnovo di contratto proposto dal PSG intavolando una trattativa con la Roma per il suo trasferimento. All’allora DS Walter Sabatini espone la volontà di parlare direttamente con l’allenatore Rudi Garcia prima della firma. Sabatini non acconsente, si infuria e tutta l’operazione sfuma. Anche il Milan con l'allora ds Rocco Maiorino fa due blitz da Veronique per cercare l'intesa. Ma la trattativa salta perchè Rabiot decide di rinnovare con il PSG.
Rabiot, il ragazzo tranquillo che si può innervosire rapidamente soprattutto se vede ingiustizie, come lui stesso si definisce, non ha alcun timore reverenziale e corre per la strada che porta al successo. Ma rimane lo stesso ragazzo di sempre, con gli amici di sempre e un legame indissolubile con la sua famiglia. Lui che se non avesse sfondato con il calcio, avrebbe fatto il panettiere. Giocatore di talento, ha imparato molto dai suoi compagni di reparto al PSG Verratti e Thiago Motta. È riuscito a ritagliarsi il suo spazio sgomitando tra le stelle che si sono avvicendate nel club di Nasser Ghanim Al-Khelaïfi anno dopo anno.
Classe 1995, mancino puro e centrocampista box to box, il “duca” come lo chiamano i tifosi, può giocare come uno dei due centrali in un centrocampo a 4. Anche se il ruolo dove esprime meglio le sue qualità è quello di mezzala in un centrocampo a 5. L’ex centrocampista blaugrana Xavi lo considera un calciatore completo: “Potrebbe giocare tranquillamente nel Barcellona, si adatterebbe senza problemi. Lui è capace di organizzare bene il gioco: sa difendere, dribblare e attaccare”.
Nel 2018 la mamma-agente apre una trattativa con il club per il rinnovo del contratto di Adrien che scade il 30 giugno 2019. Ma non va a buon fine e si crea una frattura tra l’entourage, il giocatore e la società. Questa situazione porta a una fase in cui il numero 25 viene lasciato in panchina o in tribuna, per finire fuori rosa. “Un professionista come lui non può stare senza allenarsi eppure gli negano l’accesso al campo d’allenamento. Presto sarà in prigione a pane e acqua”, dichiara Veronique all’Equipe.
Il 2019 di Rabiot si apre con una notizia tremenda. Papà Michel non riesce più a resistere e dopo 12 anni di malattia muore, a distanza di sole due settimane dalla nonna materna. Rabiot chiude la stagione con solo 14 presenze in Ligue 1 e 2 gol. La scomparsa del padre può aiutarlo a lasciare la città in cui è cresciuto. Un capitolo lungo 8 anni sta per esaurirsi per lasciare spazio a una nuova avventura tutta da scrivere.
Riccardo Despali