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Cerezo: “Non avrei mai visto Ancelotti allenatore, non parlava mai. Eriksson? Uno…”

Amarcord anni ’80. Toninho Cerezo torna a Roma e apre l’album dei ricordi. L’ex centrocampista brasiliano, a Roma per la Hall of Fame giallorossa, sfiorò addirittura una Coppa dei Campioni, persa nella famosa finale con il Liverpool, prima di trasferirsi nella Sampdoria:

Per me è stato già un enorme privilegio vestire la maglia della Roma” – si legge nelle pagine del Corriere dello Sport “Sei parte di una comunità. E solo se la vivi la capisci fino in fondo. Abbiamo sfiorato scudetto e Champions, ma abbiamo vinto due Coppe Italia. Poi purtroppo c’era Eriksson e sono dovuto andare via. Eppure una soddisfazione con quel “simpaticone” (espressione ben più colorita) me la sono tolta: nell’ultima partita, la finale con la Sampdoria, mi stuzzicò facendomi entrare per pochi minuti. Io segnai, salutando i tifosi con un giro di campo”.

Roma-Liverpool e Roma-Lecce le gare da cancellare: Per me Paulo Roberto Falcao avrebbe calciato il quinto rigore il giorno della finale. Alla storia che si rifiutò non ho mai creduto.Ma con lui non ne ho mai parlato: troppo dolorosa quella partita. Roma-Lecce? Conoscendo i miei compagni nessuno si sarebbe mai venduto uno scudetto. Io però ero squalificato. Era una Roma sfortunata, se penso anche agli incidenti di Ancelotti. Calciatore intelligente ma non l’avrei mai visto come allenatore: non parlava mai…”.

Lo scudetto lo conquistò a Genova: Dovevo andare al Milan. Avevo firmato già un contratto di due anni, avrei guadagnato molto di più, ma l’accordo sarebbe stato nullo se non avessi giocato il Mondiale ’86. Fui scartato all’ultimo momento dal ct Santana. Mantovani, come Viola, era un artista del commercio e costruì la squadra con i giovani italiani, integrandola con qualche calciatore esperto: come me e Briegel. Alla Samp resto molto legato, a Genova vive ancora buona parte della mia famiglia”.

In chiusura d’intervista Cerezo parla di Totti e del futuro: “Io ho smesso a quarant’anni, ma Totti può andare oltre. La medicina sportiva di oggi è migliore rispetto a 30 anni fa. Futuro? Aspetto di tornare ad allenare. Ho lavorato tanto in Giappone, vediamo”.