C’eravamo tanto amati: Bernardeschi ritrova la ‘sua’ Fiorentina
Umile, ma non troppo. E quella spavalderia tipica di chi sa di valere molto. “Non ho paura di dimostrare il mio valore: non sono presuntuoso, ma consapevole”. Con 40 milioni di buoni motivi per dargli fiducia. Estro e genialità, doni dal cielo a cui va sommata una buona dose di fatica. “Venire da una famiglia operaia ti obbliga a rispettare le regole del sacrificio”. Piacere, Federico Bernardeschi. A Torino stanno imparando a conoscerlo, a Firenze, e per la Viola, è da sempre uno di casa. C’eravamo tanto amati… anche se mercoledì sarà difficile anche solo guardarsi negli occhi. La prima volta da avversari dopo 12 anni insieme e un’avventura… da 10. “Ringrazio la Fiorentina, mi ha fatto diventare uomo”, dichiarazioni al miele anche quando l’addio è visto come un tradimento. “Ma a chi non sarebbe piaciuto giocare nella Juve?”. Ambizioni più che lecite e tanta voglia di mettersi in gioco.
NON RIESCO A METTER VIA TE
Altro che ritorno del figliol prodigo, però. A Firenze l’ ‘operazione rimozione’ è già iniziata. “Il vero Federico? Chiesa”, assicurano i tifosi. Troppo difficile vederlo giocare per un’altra squadra, ancor più complicato se la casacca è quella bianconera della Juventus. Meglio ‘metterlo via’, congelare i sentimenti e non rivivere un Baggio-bis – con le dovute proporzioni – materializzatosi proprio quando Fede sembrava pronto a diventare per sempre una bandiera della Fiorentina. “Non è il male né la botta, ma purtroppo è il livido”, per dirlo con le parole di Luciano Ligabue. Perché per Firenze, in realtà, Berna sarà sempre un figlio. Lo stesso che, bisognoso di nuovi stimoli, lascia il nido familiare con quel desiderio pascoliano di non staccarsene mai definitivamente. Lo stesso che a volte delude e fa arrabbiare, ma a cui è impossibile non volere bene. “Gli insulti ricevuti al momento del mio addio? C’è una parte di società e tifosi “sani” che mi hanno augurato buona fortuna”. Da loro, mercoledì, Federico cercherà un abbraccio, a loro tenterà di spiegare quell’addio visto come un tradimento ma, per qualche congiunzione astrale, “voluto dal destino che ha scelto così”.
INVESTITURE IMPORTANTI
E pazienza se l’avventura in bianconero stenta ancora a decollare. “E’ cresciuto molto da quando è arrivato, il suo momento sta per giungere, sarà sicuramente un giocatore importante per noi”, ha assicurato Allegri nei giorni scorsi. In quel numero 33 dalle qualità indubbie e dal talento cristallino, in casa Juve ci credono tutti. Per 40 milioni di buoni motivi. Anche se, ad oggi, i minuti giocati sono appena 64, sparpagliati tra Serie A, Supercoppa italiana e Champions League. Un quarto di quelli che, alla quinta giornata (compresa) dello scorso anno, aveva racimolato con la Viola: 241’ conditi anche da un gol all’Udinese. “Ha qualità importanti, presto diventerà devastante”, ha ripetuto più volte Chiellini. Un monito a pazientare, un’investitura che non può non inorgoglire, una virtuale pacca sulla spalla da chi, nello spogliatoio, è da sempre un leader. Come capitan Buffon che, in estate, lo definì senza troppi giri di parole ‘da Juventus’. Per pochi, ma indispensabili, motivi: “E’ umile e ha doti tecniche e fisiche da giocatore importante”. Da qui, Federico è pronto a ripartire. Proprio dalla ‘sua’ Fiorentina con cui è nato e cresciuto, con cui s’è tanto amato. E contro cui spera di dimostrare, ancora una volta, “di essere diventato uomo”.