Il caso Ascoli-Stellone: “Licenziamento inammissibile. Adiremo vie legali”
Dopo il comunicato del club, arriva la risposta da parte del legale dell’allenatore: “Provvedimento inesistente da un punto di vista giuridico. Per noi Stellone è ancora formalmente alla guida della squadra”
L’interruzione del rapporto lavorativo tra l’Ascoli e l’allenatore Roberto Stellone avrà strascichi. Anche legali. Poche ore fa, il club marchigiano aveva annunciato attraverso un comunicato di avere “risolto unilateralmente il rapporto contrattuale con Mister Stellone e il suo staff per intervenuta eccessiva operosità anche in relazione alla durata dei rispettivi contratti (scadenza giugno 2021, ndr)”.
Nella nota l’Ascoli spiegava la necessità di prendere tale provvedimento per contenere i costi in seguito a “eventi imprevedibili e circostanze eccezionali”, invocando così la cosiddetta “causa di forza maggiore”. Una decisione presa dopo “aver verificato l’impossibilità…. di risolvere il contratto consensualmente”.
"Comunicazione inesistente. L'Ascoli non ha questo potere"
Ma l’Ascoli può farlo? Si può risolvere un contratto a causa del coronavirus? Secondo Paolo Rodella, legale di Roberto Stellone, la risposta è negativa. “È un licenziamento, almeno nella disciplina giuslavoristica ordinaria. Non tutti gli istituti ordinari però si applicano al rapporto di lavoro sportivo. Che ha delle peculiarità, ad esempio quella per cui il club non ha il potere di recedere unilateralmente il contratto. È un’iniziativa inammissibile, irrituale, inesistente. Una comunicazione di licenziamento che abbiamo già opposto, attraverso un’impugnativa già notificata”.
L’avvocato Rodella, che difende anche il resto dello staff di Stellone ossia il vice Giorgio Gorgone e il collaboratore tecnico Andrea Gennari, si sofferma poi su un comunicato formalmente errato. “La comunicazione è inesistente giuridicamente. Roberto non è mai stato di fatto esonerato. Quindi di fatto Stellone è ancora l’allenatore dell’Ascoli”.
"No al recesso unilaterale. Valutiamo risarcimento del danno d'immagine"
In sostanza, il contratto dell’allenatore non avrebbe potuto essere risolto attraverso un recesso unilaterale. E anche sul mancato accordo, Rodella chiarisce che la spaccatura è avvenuta per aspetti “più formali che sostanziali”. Dettagli sulla qualificazione giuridica della somma offerta dal club.
Dettagli tali da portare a una rottura di un rapporto già logorato, secondo Rodella, da una cattiva “gestione mediatica da parte dell’Ascoli” nelle ultime settimane. “L’immagine di Stellone è stata calpestata e ci riserviamo di agire per risarcimento del danno”.
"Ci appelliamo anche al decreto Cura Italia"
Il riferimento è chiaramente al susseguirsi di voci sul possibile cambio di panchina dopo la pesante sconfitta di Chiavari dell’8 marzo e l'incarico ad Abascal ufficializzato solo nelle ultime ore.
Un' "incertezza" durata 40 giorni e chiusa da un comunicato che apre nuove frizioni. “Ogni licenziamento deve essere fatto su criteri oggettivi e non soggettivi. Perché proprio il suo contratto?”.
L’avvocato Rodella si appella infine al decreto Cura Italia e al celebre annuncio del primo ministro Conte riguardo all’impossibilità di licenziare in questo bimestre. “Abbiamo fatto notare anche questo. È stato disposto nel decreto un ‘bimestre bianco’. Se anche fosse un licenziamento per giustificato motivo, non potrebbe avvenire in questo periodo".
L’impossibilità di perdere il proprio posto di lavoro riguarda anche Stellone e il suo staff?
Una domanda che troverà presto risposta in tribunale.