Carrascal, il talento del River che sogna il ritorno in Europa
Alla scoperta del trequartista colombiano del River Plate che piace ai blucerchiati
“Cartagena è una città che hanno cercato di distruggere per oltre quattrocento anni, ma credo che sia più viva che mai”, così scriveva Gabriel Garcia Marquez della perla caraibica della Colombia, attaccata per anni da inglesi e pirati, e caratterizzata adesso dal contrasto tra la città murata e i grattacieli.
È nato qui Jorge Andrés Carrascal, il fantasista del River Plate dal dribbling funambolico, che proprio come la sua città natale ha dovuto resistere a momenti duri per mantenere intatto il suo talento. Nato nel barrio Chinquiquirá, uno dei più poveri, all’età di due anni suo padre Jorge gli regalò cinque palloni. Poco dopo si trasferirono nella zona di Escallon Villa, dove ci sono una ventina di campetti in cui giocare. Forse, il modo migliore per indirizzarlo. Già, perché tra violenza, droghe e bande, a sbagliare è un attimo…
“Senza la mia famiglia, oggi sarei morto oppure in carcere”
“La mancanza di opportunità è una questione molto difficile nella mia città. Da giovane anche io andavo in giro con dei coltelli perché era un barrio molto povero e dovevo difendermi in qualche modo. Se non avessi avuto l’aiuto della mia famiglia, probabilmente oggi sarei morto o rinchiuso in carcere”. I primi passi nel mondo del calcio, il classe 1998 gli ha mossi nell’Académia de Fútbol de Crespo, poi nell’Escuela Heroicos FC, fondata dal padre e dagli zii. ‘’Eravamo sotto 3-0 all’intervallo contro il Formar Antioquia, negli spogliatoi dico ai ragazzi che dovevamo fare qualcosa per reagire nel secondo tempo. In fondo al gruppo vedo Jorge, che mi risponde ‘Stiamo facendo schifo. Prima ho visto un paio di Nike: me le dovete regalare e io vinco la partita’. Nel secondo tempo vincemmo 4-3 e tutti i gol furono segnati da lui’, ricorda un suo vecchio allenatore.
Da Cartagena all’Europa
Col passare del tempo aumentano anche le tentazioni. A dodici anni ha iniziato a frequentare la Barra Brava del Real Cartagena, la parte più accesa della tifoseria della squadra locale. Per fortuna, il suo talento è stato notato dall’osservatore Neis Nieto dei Millonarios di Bogotà. Un allenatore delle giovanili, l’argentino Ricardo Lunari, la prima volta che lo ha visto lo ha paragonato a Riquelme e dopo qualche mese era già in Prima Squadra. Il debutto nel club della capitale ad appena 16 anni e dopo solo due stagioni la cessione al Siviglia per 800mila dollari, nonostante ci fosse anche la Juventus. Contratto di cinque anni con gli andalusi e il peggio sembrava passato. Quello che somigliava tanto all’inizio di una luminosa carriera, si è però rivelato l’ennesimo ostacolo da superare. O meglio da dribblare.
Un vero e proprio calvario: tre operazioni al ginocchio destro tra il 2014 e il 2016. Le prime due a distanza di anni, mentre la terza a pochi mesi dall’ultima per un’infezione. “Se avessimo aspettato un altro giorno, avremmo dovuto amputarti la gamba. Sei stato fortunato”, gli disse il medico. Un mese in ospedale sotto osservazione, poi il graduale recupero, ma il ritorno in campo non fu semplice e nel Siviglia B non c’era spazio. Decise allora di lasciare la Spagna, ma non l’Europa. Accettò l’offerta degli ucraini del Karpaty Lviv. 41 partite, 6 gol e 5 assist i numeri dei due anni in Ucraina. Quella che sembrava una scelta sbagliata, in un campionato lontano dai riflettori, si è rivelata la vetrina giusta per rilanciarsi.
Nel gennaio 2019 è stato acquistato dal River Plate, campione della Libertadores 2018 grazie al gol di un suo connazionale, Juanfer Quintero. Proprio come l’ex Pescara, Carrascal è arrivato in Argentina come un talento da recuperare, oltre ad essere accompagnato dall’etichetta di ‘Neymar colombiano’. “Non lo chiamate così. Ognuno ha la sua strada e Jorge è arrivato qui per dimostrare ciò di cui è capace”, le parole dell’allenatore Gallardo al momento del suo arrivo. 9 gol e 6 assist in 81 presenze a oggi con la maglia del River, da trequartista, esterno, seconda punta e anche da mezzala, in una squadra che tende a dominare la maggior parte delle partite. La sua classe fin qui si è vista solo a intermittenza, anche se spesso è riuscito a fare la differenza da subentrato.
Gli è andata meglio a livello personale al Preolimpico del gennaio 2020, nell‘ultimo torneo internazionale prima della pandemia. Nella Colombia U23 padrona di casa si è preso la scena con 3 gol e 2 assist in 7 partite giocate a distanza ravvicinata. In quel mese ha ritrovato continuità e fiducia nei propri mezzi, ma soprattutto ha attirato l’attenzione dei tanti scout europei presenti. Dopo le parole di Cassano, Carrascal è stato al centro di tante voci provenienti dall’Europa, dall’Italia in particolare e adesso c’è la Sampdoria. Vedremo nei prossimi giorni se sarà il momento per un ritorno in Europa, stavolta però dalla porta principale.