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Carrarese, la ‘strana coppia’ Baldini-Marchionni: caccia, pesca e un poker alla Juve B

Silvio Baldini e Marco Marchionni, allenatore e vice della Carrarese si raccontano ai nostri microfoni: gruppo, segreti e i… quattro gol alla Juventus B

Gennaio 2008. L’ultima volta che Silvio Baldini aveva incontrato la Juve. Allenava il Catania, si giocava al Massimino e andò vicino a batterla per la prima volta in carriera. Vantaggio iniziale di Spinesi e pareggio nel secondo tempo – su rigore – di Del Piero.

L’ultima volta che Baldini incontrò la Juve, fra i bianconeri giocava Marco Marchionni. A Catania entrò nella ripresa, cambiando la partita.

Sono passati più di dieci anni da quel giorno. Lunedì scorso, entrambi, non se lo ricordavano. Non ne hanno parlato mentre andavano verso lo stadio. Insieme, per affrontare la Juventus B. Allenatore e vice della Carrarese, la squadra che ha rimandato a Torino con quattro reti i giovani bianconeri nella seconda giornata del Girone A di Serie C (Carrarese prima a punteggio pieno).

Hanno tanto talento, ma sono sicuro che se qualcuno di loro venisse a giocare un anno a Carrara, crescerebbe di più”. Esordisce così Silvio Baldini al microfono di GianlucaDiMarzio.com. “Non hanno un pubblico dietro, non hanno pressioni. Non sanno ancora cosa voglia dire vincere per godersi meglio la settimana. E sui contrasti si vedeva…”, sempre in riferimento ai giovani bianconeri, battuti nell’ultimo turno di campionato.

Due gol per tempo e una supremazia evidente in ogni zona del campo. “I miei figli Tavano e Maccarone” a suonare la carica davanti e una “famiglia” intorno, tra ragazzi in cerca di affermazione e uomini a caccia di una promozione. “Quando hanno visto arrivare il pullman con quella scritta, i miei hanno pensato a chi affrontavano. Non quelli veri, ma comunque professionisti come loro che rappresentavano la Juventus”.

Baldini li ha guardati dalla tribuna, ancora squalificato dopo l’epilogo polemico del playoff di Viterbo. In panchina c’era Marco Marchionni, per la seconda volta, dopo il 5-1 del weekend in Sardegna contro l’Arzachena. “Il merito è tutto del mister, ha preparato la partita come sempre alla perfezione. Io sono stato la sua voce sul campo. E ci ho messo qualcosa, perché so di avere la sua fiducia”, ci racconta l’ex esterno – fra le altre – di Juve, Parma e Fiorentina. “Ex” solo da poche settimane. “Non è facile. L’istinto è sempre quello. Quando vedo i ragazzi che iniziano a correre, mi fa strano restare fermo a guardarli. Ma è una vita nuova e sono orgoglioso di iniziarla sulle spalle di un gigante come Silvio”.



Fu lui a lanciarlo vent’anni fa nell’Empoli. Oggi, dopo averlo allenato nella sua ultima stagione a Carrara, lo ha voluto accanto. “Marco è più bravo di me perché in partita ha più equilibrio e sa leggere le situazioni. Io prendo fuoco subito…”, racconta Baldini. “Macché, abbiamo solo caratteri diversi. Ma io sono all’inizio, lui è l’unico artefice di questo laboratorio di calcio”, si schernisce l’apprendista stregone.

Un’idea di pallone in controtendenza. Valori antichi, idee moderne. “Passiamo tanto tempo insieme perché solo con la reciproca conoscenza possono venire fuori i risultati. E tante volte non parliamo di calcio”. Mangiano insieme al campo d’allenamento, condividono sentimenti e sensazioni. Che riguardino il campo o altro, è secondario. “Non si parla di macchinoni, di donne, ma di consapevolezza. Voglio che siano certi del momento che stanno vivendo. Cos’è adesso la loro vita e cosa verrà dopo. Sono momenti che non torneranno e dobbiamo viverli al massimo delle nostre possibilità”.

Silvio Baldini, filosofo, psicologo e allenatore. Della mente e del corpo.

Più facile farlo quando si trovano anche piedi come quelli di Kevin Piscopo. Classe 98, nato a Vercelli, a un’ora da Vinovo. Per un’ora e mezzo lunedì è stato l’incubo della Juve: due gol e una spinta continua in alto a destra.

Bravo, ma i nostri simboli sono Luca detto Cip e Amedeo: i magazzinieri, quelli che incarnano più di tutti i nostri valori. Sempre disponibili, pronti a farsi prendere in giro, a fare i caffè o a giocare a carte”.

E se proprio deve ricordare un’immagine del 4-0, Baldini ricorda: “la rincorsa di 30 metri fatta da Caccavallo per fermare un loro attacco al 90’”. Un giocatore di 31 anni con una fame da under. Uno dei tanti, nel gruppo di Baldini e Marchionni.

Due complementari in tutto: fuoco e acqua, furore e tranquillità, caccia e pesca.

Io vado per laghi e lui per montagne”, sorride Marchionni. “Anche se per ora vado solo io, perché lui non stacca mai”. Baldini conferma. “Eh, come faccio? Per me il pallone è totalizzante. Quando ero disoccupato, prendevo il fucile, i cani e andavo. Ora non me la sento. Anche se un rimpianto ce l’ho: i primi 15 giorni di dicembre. È periodo di caccia alle beccacce, la mia passione”.

Pazienza, mister. In primavera ci sono prede migliori. Iniziano e finiscono con B. Come l’iniziale del suo cognome. Quello che a Carrara sta diventando più popolare di Buffon o Bernardeschi. Loro partendo da Carrara, hanno fatto grande la Juve. Silvio, con la Carrarese, l’ha fatta sembrare piccola piccola.