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Capelli e barba lunga, “ma no confronti con Moscardelli!”. Marotta si racconta: “Mi chiamano Diablo, ora lotto per il Siena…”

C’è il sole su Siena, che illumina raggiante Piazza del Campo. Così maestosa che desta spensieratezza: la Torre del Mangia, la Curva di San Martino poi quella del Casato. Una città che trasuda atmosfera di Palio: di colori, di bandiere, di contrade. C’è il sole anche sulla Robur, dopo la prima vittoria stagionale contro il Prato. E poi c’è lui, bomber Alessandro Marotta: quello con la barba lunga che segna sempre, lo definiscono così. Un tipo tranquillo, molto scherzoso. Gli piace far casino, lo ammette subito. Ha un sogno, al quale pensa ormai da diverse settimane: “Vedere questa piazza piena di tifosi, di sciarpe e bandiere bianconere”.

Marotta è uno di quelli che si fa notare. Capelli e barba lunga, risata inconfondibile. Ride, scherza, si diverte. Ma in campo… “Mi chiamano El Diablo perché corro e lotto su ogni pallone, poi quando vedo la porta mi scateno. Me lo sono anche tatuato, ma diciamo che Granoche è più famoso, quindi io sono El Diablito…”. Un guerriero, insomma. E quella ferita sull’occhio? “A Como una settimana fa, incidenti che fanno parte del mestiere dai. L’importante è che ho fatto gol…”. Ma fuori dal campo, precisa: “Ho tre figli, quindi altro che Diablo…”.

Ne ha girate tante di squadre, Siena è la sua diciassettesima, ma una Piazza così bella non l’aveva mai vista. La osserva, qualche battuta…anche sulla sua barba! “L’ho sempre portata, ma mai così lunga. Mi annoio a tagliarla, ma piace a mia moglie e questo è l’importante, sbaglio? Ah, nessun confronto con Moscardelli eh! Lui ce l’ha dieci volte più lunga, è fuori classifica”. Quando parla dei suoi tatuaggi, invece, cambia voce, si emoziona anche un po’: “La maggior parte sono riferiti alla mia famiglia. Sono un tipo molto passionale…anche in aria di rigore!”.

Una carriera lunga, dalla Serie D ai due anni in B con la maglia del Bari. Pochi rimpianti, tante emozioni: Marotta non è uno che guarda al passato. Sorseggia il suo caffè pre-allenamento e ripensa con un timido sorriso a quando aveva vent’anni: Volevo smettere di giocare perché non è facile quando sei in Serie D e spesso non prendi una lira. Visto che non mi divertivo più, avevo pensato di lasciare e di trovarmi un lavoro, tipo l’impiegato postale. Anche perché mi facevano giocare esterno d’attacco e a me questo ruolo non mi piaceva proprio. Poi finalmente ho trovato un allenatore, Luciano Marini, che mi ha spostato prima punta e da lì ho ricominciato a stare bene e a divertirmi…”.

Il calcio, in effetti, gli ha regalato tante soddisfazioni, una in particolare: “La promozione dell’anno scorso a Benevento. Per me è una seconda casa, ce l’ho nel cuore. Credo che rimarremo nella storia per quello che abbiamo fatto”. In estate ha scelto di ripartire dal Siena, ma attento a quello che dici Alessandro perché c’è la presidentessa nelle vicinanze… risata generale. “Mi hanno presentato un progetto serio e ambizioso, per di più in una città bellissima. La presidentessa è giovane e ambiziosa, la piazza ha grande entusiasmo”. La piazza, quale? “Anche quella del Campo…”.

Qualche foto, qualche tifoso che passa e lo saluta. Un’atmosfera così tranquilla, bella Piazza del Campo a mezzogiorno! Un senso di serenità unico. Ma per Marotta conta di più un altro tipo di serenità: quella dei gol. Il caffè è finito, le parole no. Ce ne sarebbero tante altre, ci vorrebbero fiumi di inchiostro per descrivere la sua storia. Ma ne bastano poche per capire chi è Alessandro Marotta: il nuovo guerriero della Robur. Sì, e anche simpatico e casinista (ci tiene molto a ri-sottolinearlo).