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Candellone, giovane bomber a Pordenone: “Il gol? Obiettivo per crescere”

Attaccante, 21 anni, scuola Torino. Leonardo Candellone si racconta in esclusiva ai microfoni di Gianlucadimarzio.com tra il passato e il presente chiamato Pordenone. E per Natale ha già scelto cosa chiedere a Babbo Natale: “Due o tre gol contro la Feralpisalò il 26 dicembre”.

Lo avevamo intervistato lo scorso maggio dopo una doppietta contro il Ravenna e un gol pazzesco, con la maglia del Sudtirol. Lo ritroviamo qualche mese dopo primo in classifica col suo Pordenone, nel girone B di Serie C, e goleador. Leonardo Candellone, 21 anni, di Torino (del Torino) ha una voglia di crescere e segnare quasi da non dormirci, ma la testa è pronta e il carattere è abbastanza responsabile per sapere che la sua crescita passa dal campo e dall’impegno quotidiano. Non risponde subito quando lo contattiamo all’orario prestabilito e quando finalmente il telefono suona libero, prima ancora di salutarci, esordisce così: “Scusi, scusi, mi dispiace averla fatta attendere ero al telefono con il mio agente, mi dispiace”. Educazione e un po’ di sregolatezza, d’altronde Leonardo ha solo 21 anni, ma al futuro e al suo presente, nel mondo del calcio, ci pensa sempre.

La sua storia non è di quelle difficili, è una storia “normale” come dice lui, ma che sa di forza e consapevolezza di chi ha già vinto qualcosa, ma non si accontenta perché sa che la vittoria più bella è quella che deve ancora arrivare. In esclusiva per gianlucadimarzio.com ce l’ha raccontata: dai primi passi in una piccola società vicino casa al Torino e ora al Pordenone. Ho iniziato a giocare a calcio verso i 7-8 anni in una società dilettantistica vicino a casa mia. Lì oltre a scoprire e incrementare il grande amore che ho verso il calcio ho trovato anche gli amici e le persone più importanti della mia vita. Devo ringraziare questo sport anche per questo”.




Mi ricordo che da piccolo – avevo 10 anni – in camera mia con
i miei amici organizzavamo dei mini tornei: mettevamo le sedie a formare una
porta e giocavamo così. Abbiamo rotto un bel po’ di cose ovviamente, non le
conto più. Ah e poi non teniamo conto dei palloni bucati…”

Max Pezzali canterebbe in questo momento “Gli anni d’oro delle immense compagnie…” come sottofondo musicale a questo racconto e forse anche Leonardo (con il quale ormai abbiamo deciso di darci del “Tu”), che di musica non è un profondo conoscitore, ma quando si parla dei suoi amici un sorriso glielo si strappa perché a quegli anni è legato anche uno dei suoi ricordi più belli: La mia vittoria più importante? Dire
lo Scudetto Primavera col Torino è scontato, ma quella a cui sono legato
sicuramente è un’altra: ero un ragazzino, avevo 12-13 anni, giocavo come
dicevo, in una piccola società. Partecipammo ad un torneo tra i giovanissimi
regionali c’erano un sacco di squadre di quartiere, noi eravamo tra i più
forti. Vincemmo, credo col Lucento, una partita molto sentita. Festeggiammo
come se avessimo vinto la Champions League.
Se ripenso a quelle vittorie mi
viene da sorridere… da lì ho fatto tanta strada e ripensarci è sempre
bello. Ma ho conosciuto anche la delusione da ragazzino: sempre in quel torneo
poi chiudemmo secondi, ma quella partita resta indimenticabile”
. Sogni e aspettative di un ragazzo che sembrano materializzarsi nella realtà di una grande calciatore alle prese con le vittorie e le sconfitte.

Il Torino e la famiglia

“A 12 anni ho girato un po’ il Piemonte. Novara, Pro Vercelli, Juventus e poi Torino dove, dopo un mese di prova, hanno scelto di prendermi. Mi sono ambientato facilmente poi c’era un gruppo fantastico e sono cresciuto molto. Vedendo come sta andando la mia carriera sono molto felice di aver scelto il Torino. La mia famiglia? Loro mi hanno sempre sostenuto. Certo all’inizio per loro il calcio era solo un divertimento e la priorità è la scuola, giustamente. La vita poi ti mette davanti a delle scelte, io ora studio e sto cercando di laurearmi, ma ho scelto la strada del calcio. Alla fine credo che un ragazzo debba essere bravo ad investire su se stesso, io sto provando a farlo“. Investire su se stessi, non una banalità, una frase buttata lì ad effetto, ma una verità per Candellone che ne parla convinto e consapevole. A 21 anni gioca titolare nel Pordenone primo in classifica in Serie C nel girone B, quello che ha se lo è meritato perché ha investito su se stesso, non mollando mai.







Al Torino poi ha vinto uno Scudetto Primavera che mancava da 20 anni. Un’emozione incredibile condivisa anche con compagni che ora fanno la Serie A, vincere la finale contro la Lazio lo ha fatto sentire per la prima volta un giocatore vero. Una gioia condivisa con tanti compagni come Bonifazi, Edera che ora giocano in Serie A, dove lui sogna di arrivare, e sembra avere le idee chiare su come realizzare il suo sogno: “Secondo me nel calcio conta tanto la testa, la vita fuori, il modo in cui ti alleni. Vero è che la fortuna fa tanto, ma devi essere bravo a creartela e lavora perché l’occasione giusta capiti. Loro sono stati bravissimi ad arrivare in Serie A però quando giocavamo assieme non avrei mai detto “Loro ce la faranno!” secondo me o sei proprio fuori categoria rispetto a tanti altri o difficilmente si vede già a quell’età che sei superiore. Il livello più o meno simile perché sei un ragazzo, non hai esperienza e sbagli tanto poi è ovvio che chi alla distanza esce fuori viene premiato”. Impegno, disciplina e costanza questi sono gli ingredienti per realizzare i propri sogni, secondo Leonardo.

Cristiano Ronaldo, il Pordenone e Tesser

Parole e pensieri da atleta vissuto. Una mentalità vincente che si sta formando in un ragazzo di 21 anni e l’idolo allora non poteva che essere quel Cristiano Ronaldo che ha costruito e plasmato una mentalità diversa dagli altri. E a Leonardo questo piace e attrae più che le statistiche e i gol: “È l’esempio che non solo il talento ma anche la cura e costruzione dell’atleta è fondamentale. È la dimostrazione che è la determinazione, la fame anche ad aiutarti a realizzare il tuo sogno. Lui è arrivato ad essere uno dei migliori al mondo, secondo me, non solo per le qualità ma anche perché ci ha creduto e ci crede. Io mi curo come lui? No, come Ronaldo no. Sto attento all’alimentazione a quello che mangio perché ti può aiutare a recuperare e a stare meglio fisicamente”.

E magari un giorno riuscirà ad avere le medie gol pazzesche del portoghese ma per ora è concentrato sul presente che si chiama Pordenone. Una società che pensa in grande e che si affida anche a lui, bomber 21enne capace di segnare 7 gol in 17 partite, per provare a realizzare un sogno. Ma da dove nasce tutta questa forza in un ragazzo di 21 anni che, va detto, comeunque è al terzo anno tra i professionisti: Lo scorso anno al Sudtirol avevo trovato spazio, ma è stato verso fine stagione che ho trovato il gol e la fiducia. I miei gol sono arrivati proprio nel momento più importante della stagione e questo credo mi abbia aiutato molto anche per quest’anno perché mi hanno dato fiducia”.

Tanti gol sperava di farli, ora punta ad arrivare almeno a 15 in stagione, ma il sogno sarebbe riuscire a superare Tavano che guarda tutti dall’alto dei suoi 14 gol in 18 partite, ma lui al momento è lì, tra i grandi bomber della C: “A livello personale è una grande soddisfazione, poi è un
momento particolare e positivo per me. Andare spesso in gol mi aiuta anche a
livello personale. Per un attaccante segnare tanto aiuta ad approcciare anche
al meglio le partite seguenti
, poi siamo primi col Pordenone. Insomma è tutto
perfetto in questo momento, mi godo il momento. Obiettivo personale? Una quindicina di gol. È l’obiettivo giusto e poi serve darsi dei traguardi da raggiungere. Ti aiuta a spingere e dare sempre il massimo. Poi se non ce la si fa resta comunque la consapevolezza di aver dato tutto, ma al contrario, se si supera il traguardo…vuol dire che ti sei superato e sei stato superlativo. Raggiungere o superare Tavano? Un po’ difficile ne ha già fatti tanti. Se non la smette non lo prendo più. Ovviamente se riuscissi ad arrivare al suo pari o superarlo sarei molto orgoglioso, sarebbe una grande soddisfazione al mio terzo anno da professionista. Mi darebbe carica per il proseguimento della mia carriera”.








Ad aiutarlo in questa crescita c’è anche la mano e lo zampino di una grande allenatore come Attilio Tesser: “Sotto l’aspetto motivazionale è il migliore che ho avuto – anche se ne ho avuti tre o quattro – sa come spronarti e tocca sempre le corde giuste. Poi diciamo che io ci ho messo anche del mio all’inizio facendo 4 gol in quattro partite. Mi piace perché riserva sempre parole importanti per chi vede magari assente mentalmente. Per me che sono giovane comunque avere una guida d’esperienza mi aiuta tantissimo”.

Ci ha detto tutto, si è aperto e ha parlato con un’esperienza e una maturità quasi da adulto, di uno che si gode il momento e che vive di obiettivi come quello dell’università. La laurea in scienze motorie un traguardo che vorrebbe raggiungere entro due anni, ma tra quella e il sogno che a Pordenone si può solo sussurrare, non ha dubbi su cosa essere scaramantico: “No, Pordenone… senza dubbio. La laurea si può fare con
calma”
. Giustamente. E sotto l’albero, cosa vorrebbe trovare? Due, tre gol per la partita del 26 dicembre contro la
Feralpi.
Quello sarebbe tanta roba”
. Da vero attaccante ha solo quello in mente: segnare. Per il resto c’è tempo.