Questo sito contribuisce all'audience di

“Can you hear the Rangers sing? Nooo, nooo”. Old Firm, racconto del derby più antico del mondo

Glasgow, domenica 23 aprile, ore otto del mattino. Inizia l’attesa per l’Old Firm, il derby più antico del mondo: il “vecchio affare” riguardante i Celtic da una parte e i Rangers dall’altra. Si gioca la semifinale di Coppa di Scozia. La felpa dei Celtic non basta, munito di giubbotto e sciarpa, tutto rigorosamente bianco e verde, alle 9 vado al punto di ritrovo dei tifosi del Celtic a Dumfries (dove alloggio) per fare il viaggio in pullman insieme a loro (circa due ore) verso Hampden Park. Già dalle prime ore del mattino si rompe il ghiaccio iniziando a bere whisky tipico scozzese, buckfast (alcolico simile al nostro passito) e ovviamente fiumi di Tennent’s. Fortunatamente al di fuori dello stadio gli alcolici sono vietati fino alle ore 12 (orario d’inizio della partita).

In viaggio il clima è spaventoso, si canta e si inneggiano “gli Hoops” con cori riguardanti sia i propri beniamini come Sinclair, Dembelè e l’allenatore Rodgers, sia contro i cugini acerrimi rivali dei “Gers” (diminutivo di Rangers). Inizio a parlare con un ragazzo (forse il più sobrio) che mi chiede cosa ci faccio in quel pullman e inizio a raccontare la mia esperienza di “gira stadi” europei (quello di oggi sarà il numero 342). Nel frattempo arriviamo nei pressi di “Hampden Park” e subito mi accorgo che c’è qualcosa di strano.Fuori dallo stadio vedo solo tifosi del Celtic e insospettito provo a fare un giro attorno. La tensione è altissima e infatti a metà stadio è tutto transennato: per mantenere l’ordine pubblico nessuno può passare. Da una parte dunque i tifosi, le auto e i pullman del Celtic, dall’altra quelle dei Rangers, una sorta di divisorio per far sì che nessuna persona venga a contatto.

Come detto in precedenza, la vendita di alcolici è proibita fino alle ore 12, ma poco importa: alle 11 la maggior parte dei tifosi del Celtic erano già ubriachi. Entrando all’Hampden Park il clima è surreale e mi accorgo di cosa voglia veramente dire il derby a Glasgow, molto più di una semplice partita di calcio. Anche dentro lo stadio è diviso a metà, alla mia destra tutti verdi, alla mia sinistra tutti blu. L’ingresso in campo dei giocatori è accompagnato da coreografie stupende, con i “Bhoys in Green” che formano quattro strisce bianche e verdi con qualche migliaio di bandierine e un lungo striscione che campeggia dietro la porta “A uniform so simple in it’s style” (una divisa così semplice nel suo stile). Forse un riferimento all’IRA (Irish Republican Army), dico forse perchè dal 2012 sono severamente vietati cori, bandiere e striscioni, rigurdanti l’IRA, appunto. Ma anche con riferimento al settarismo e all’unionismo si rischia fino a cinque anni di carcere.

Rispondono i “Gers”, con il settore tempestato di cartoncini rossi, bianchi e blu, una coppa in mezzo e un lungo striscione per incitare la propria squadra, con la scritta “We’re here to stake our claim, we’re the greatest in the game” (siamo qui per sostenere la nostra richiesta, siamo i migliori in gioco). Intanto la “Green Brigade” del Celtic Glasgow accende fumogeni di colore verde. Green Brigade, unica tifoseria nel Regno Unito a contraddistinguersi rispetto alle altre, in quanto si definiscono “ultras” e non “hooligans”. Sono tantissime le bandiere irlandesi presenti, a rimarchiare le origini del club. Al contrario nella curva dei Rangers, la “Inter City Firm”, vengono esposte molte Union Jack (bandiera del Regno Unito), a favore dell’unionismo.

La partita inizia, il tifo è assordante, nessuno vuole smettere di cantare nemmeno per un attimo. Dopo dieci minuti di gioco, come da pronostico, è il Celtic a trovare subito il vantaggio con McGregor e, come potete immaginare, tifosi bianco-verdi in delirio. Il primo tempo è un susseguirsi di emozioni, Celtic che sfiora più volte il doppio vantaggio e supporters sugli spalti che inneggiano i propri idoli. Verso la fine del primo tempo, i tifosi dei Rangers srotolano uno striscione per ricordare Ugo Ehiogu, ex giocatore dei “Teddy Bears”, dopo la tragica morte di qualche giorno fa: “R.I.P. Ugo Ehiogu – Once a Ranger, always a Ranger” (Riposa in pace Ugo Ehiogu, Una volta Ranger, per sempre un Ranger). Inizia il secondo tempo e sono proprio i Gers a partire forti, incitati dai propri tifosi al grido di “C’mon Rangers, C’mon Rangers”. Ma dopo quattro minuti il calcio di rigore a favore dei Bhoys, trasformato dall’idolo del Celtic Park, Scott Sinclair sembra chiudere la partita. Un 2-0 che taglia completamente le gambe ai Rangers che da li in poi si fanno vedere ben poco in zona offensiva.

Doppio vantaggio che rinvigorisce ancor di più gli Hoops, i quali non sono mai stati in silenzio per un solo secondo, una bolgia continua, con i classici cori e le classiche canzoni del nord Europa a farne da cornice, molto più casual ed affascinanti (Depeche Mode – Just Can’t Get Enough per fare un esempio). Dopo un’ora di gioco l’intero settore dedicato ai tifosi del Celtic fa partire una sciarpata bellissima, a stento si intravede la luce. Il minuto 67, come in ogni partita giocata dai Green, è da brividi. Tutto il settore dedicato a loro si alza in piedi ricordando la magica notte di Lisbona, quando nel 1967 il Celtic vinse la sua prima ed unica Coppa dei Campioni: “Nel caldo di Lisbona, i Celtics vennero in migliaia, per vedere i Bhoys diventare campioni!”. Da pelle d’oca.

Implacabili davvero, e dopo l’ennesima ovazione per Sinclair con il fantastico coro “Lui è Scott Sinclair, lui è meraviglioso, quando segna un goal è bello, è magico… Quando corre sulla fascia è veloce, è leggero, è spaventoso e noi Bhoys cantiamo dodododododododododododo” sulle note di The Logical Song degli Scooter, è l’ora di Brendan Rodgers: l’ex tecnico del Liverpool è ormai un vero e proprio idolo per i tifosi del Celtic (forse anche perchè è Nordiralndese). La presa in giro ai cugini dei Rangers “Can you hear the Rangers sing? nooo nooo! Can you hear the Rangers sing? nooo nooo!”, sulle note di “Everybody sing a song” dei Cartoons è da apoteosi. Il match giunge al termine, i Gers abbandonano lo stadio e tutti i tifosi bianco verdi cantano ancora: “Questo è quello che vuol dire essere Celtic, siamo ancora campioni come sapete, Brendan Rodgers è qui per vincerne 10 di fila, 10 di fila”. Si conclude nel migliore dei modi (per me e per i miei amici), l’Old Firm numero 407, il derby più antico e più giocato in tutto il mondo.

A cura di Federico Roccio