Campioni del Mondo: la Nazionale FISDIR, dal Portogallo, si è portata a casa la Coppa
Erano volati a Viseu l’8 aprile, partiti da Roma perché gli Azzurri della Nazionale, per tradizione, partono dalla Capitale. Anche se sono quelli della C-21 (affetti da sindrome di Down). Erano tesi, ed emozionati, ma consapevoli che in Portogallo arrivavano da favoriti insieme ai padroni di casa. Proprio loro sono stati gli avversari nella gara d’esordio: pareggio 4-4. Poi gli Azzurri hanno incontrato il Messico (battuto due volte 11-3 e 8-2) e, come nelle migliori competizioni sportive, si sono aggiudicati il titolo nell’ultima partita: di nuovo Italia-Portogallo, di nuovo le più forti, ma stavolta senza pareggio: 4-1 per l’italia e i nostri ragazzi hanno alzato al cielo la Coppa del Mondo. L’hanno baciata, tenuta stretta e contesa per le foto di rito.
Perché quello è il più prezioso dei trofei. Il Mondiale, il titolo più ambito di ogni calciatore. Il sogno di sentirsi sul tetto del mondo con la maglia della propria nazione. “Tutto vero, Campioni del Mondo!”. Ma non c’entrano gli 11 di Lippi: i campioni sono i 5 di Signoretti, Oldani e Scopigno. Una squadra giovane, forte e unita, che in 7 giorni ha giocato 4 partite, segnato 27 gol subendone appena 10. Dopo anni di preparazione, allenamenti e sacrifici, è arrivato il riconoscimento più importante. L’Italia è campione e vanta il miglior portiere (Francesco Leocata) e il miglior marcatore (Luca Magagna) del torneo. Non si poteva proprio chiedere di più a questi ragazzi, che il primo successo l’hanno ottenuto restando uniti, facendo squadra e dandosi forza a vicenda.
Il resto l’hanno fatto la tecnica e la superiorità sul campo. Orgoglioso e commosso tutto lo staff, che ha allenato un gruppo di 12 giocatori imbattibili: Francesco Leocata, Marco Fasanella, Luca Magagna, Davide Vignando, Cristian Palaia, Simone Di Giovanni, Carmelo Messina, Marco Sfreddo, Matteo Simoni, Riccardo Piggio, Amedeo Alessi, Luca Casciotti. Loro sono i campioni di cui essere fieri. Non solo per la conquista del titolo, ma perché, come diceva un famoso slogan, nello sport (e nella vita) “Impossible is nothing”. Anche se a calcio giochi nella Categoria 21.