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“Calciatori, ora vi intervisto io”. Dacourt: “Ambiente, lavoro, segreti e talento. Vi spiego Balotelli. E il segreto di Totti…”

Dal pallone al microfono, tutto cambia: “Prima giocavo, ora intervisto i calciatori. Lo faccio da qualche anno ormai”. Italiano, promosso. Ma l’accento francese resta forte, sembra Rudi Garcia. “Paro, paro”. Tradotto: uguale. Giochi di dialetti. Ex centrocampista, ormai giornalista. Camicia a quadri e taccuino per gli appunti. Piacere, Olivier Dacourt. Ve lo ricordate? Ex Roma, Inter, anche Leeds e Lens. Oggi intervistatore. Ultimo candidato: Mario Balotelli. Non male. Prima della doppietta all’OM, l’attaccante ha parlato ai microfoni di CanalPlus riguardo la sua carriera: “Posso vincere il Pallone d’Oro entro 2/3 anni”. Cose così, in Italia ha fatto il botto. E dall’altra parte, coi suoi appunti ben curati, c’era proprio Olivier Dacourt: “Mario l’ho trovato bene – svela in esclusiva su GianlucaDiMarzio.com – serenissimo! Con una grande voglia di fare. Ha segnato anche due reti all’esordio”.

Piccola riflessione sull’arrivo in Francia di Balotelli: “E’ una grandissima cosa averlo in Ligue 1, specie dopo l’addio di Ibrahimovic. Per stampa, tifosi, appeal. Bisogna essere contenti, perché con Ibra abbiamo perso molto”. Come gestire Super Mario? “Ha bisogno di essere capito, stimato, amato. Ci ho giocato insieme, lo conosco. E’ un bravo ragazzo. E in questi ultimi due anni ha lavorato anche di più, cosa che prima non aveva mai fatto”. Il talento non basta: “Esattamente. Ed è per questo che ha sempre avuto problemi. Lui ha un grandissimo potenziale, ma ha bisogno di lavorare duro. Talento e lavoro garantiscono il successo. Mario ha un talento enorme, superiore alla media. Eccezionale, si è sempre appoggiato a quello. Ma no basta. Ha detto di voler conquistare il Pallone d’Oro come Messi e Ronaldo. Loro lavorano, si applicano. Anche Ibrahimovic. Può piacere o non piacere. Ma è uno che non molla, molto esigente con se stesso”.

Prospettive: “Balotelli è ancora giovane, può dare tantissimo a questo campionato. Anche Ibra veniva criticato, dicevano che la Ligue 1 era troppo semplice. Ma intanto ha battuto il record di gol col PSG. Non so quante reti può segnare Mario, ma sono sicuro che farà bene”. Feeling, questione d’ambiente: “Ha trovato la piazza che fa per lui, molto tranquilla. Lui ha bisogno di questo, di serenità. Ha bisogno di sorridere”. Dacourt, poi, ricorda il primo Balotelli, quello nerazzurro: “Quando abbiamo vinto il secondo scudetto (2007-08 ndr), è stato decisivo. Specie quando Ibra si è fatto male. Mi viene in mente anche la doppietta contro la Reggina in Coppa Italia, all’esordio da titolare. Ci ha aiutato a vincere il campionato”.

Dall’Inter alla Roma, la prima squadra italiana di Dacourt. Pensieri, aneddoti. Quel rapporto con Francesco Totti. Il quale, a quasi 40 anni, gioca e segna come un ragazzino: “E’ ancora utile alla squadra, l’ha dimostrato. Certo, non ha i 90 minuti. Ma negli ultimi 15/20 può essere decisivo. Mi sarebbe piaciuto vederlo in Champions League, è sempre un piacere rivederlo. L’ultima volta è stata l’anno scorso, insieme a Montella”. Dacourt prova a spiegare i segreti del Capitano: La sua forza è sapersi gestire. Ha esperienza, sa esattamente cosa fare e come farlo. Vede le cose prima degli altri. Anche prima era così, oggi lo è ancora di più”. Tanti ricordi, uno su tutti: “Mi viene in mente il grave infortunio di febbraio, contro l’Empoli. Tutti dicevano che non avrebbe mai giocato il Mondiale, invece lui è tornato in campo dopo pochi mesi. E l’ha pure vinto. Nessuno avrebbe potuto farlo, ma lui ci è riuscito. E’ un campione, resterà tale”.

Chiusura sull’Inter, ultima squadra italiana di Dacourt (52 presenze, 0 gol): “Icardi mi piace, è il più decisivo. L’inizio non è stato dei migliori ma il campionato è ancora lungo. Inoltre ci sono tanti campioni in squadra. Vedo bene anche Kondogbia, può dire la sua”. E magari chissà, finire tra le grinfie di Olivier Dacourt. Nuovi giornalisti crescono.