“Calciatore dell’anno 2016”. La “rivincita” di Pisacane: le tappe dell’anno magico del fighter del Cagliari
Dal coma alla serie A o da “giocatore di Rastelli” a “giocatore dell’anno”. Comunque la si metta Fabio Pisacane ha ricevuto dal 2016 tutto quello che la sfortuna voleva togliergli nel lontano 2000: una vittoria dello Sport. Tre le tappe fondamentali della rivincita del “fighter” del Cagliari. La prima è datata 6 maggio, quando Fabio festeggia con i compagni la promozione in serie A nella magica notte di Bari. Undici anni di “gavetta”, a fare a “sportellate” nei campi di Lega Pro e Serie B prima di realizzare il suo sogno di bambino, giocare nel “paradiso” del calcio italiano. E poche settimane dopo, il 28 maggio, arriva la conferma, con il rinnovo fino al 2018: “Avremo ancora in campo con la nostra maglia un vero guerriero…”. Ma il bello deve ancora avvenire.
Il 18 settembre 2016 è il grande giorno. Al Sant’Elia si gioca Cagliari-Atalanta e Fabio è tra gli undici titolari: esordio in serie A. “Sono quattro mesi che pensavo notte e giorno a questo momento e ai problemi che ho passato per arrivarci” – dichiara Pisacane nel post-gara, visibilmente commosso – “Non ho mai mollato un secondo”. Poi “Faffolino” si interrompe. Il pianto gli spezza la voce: “Scusate, non ce la faccio”. Qualche minuto di pausa e Fabio torna. “Nell’ultima settimana cercavo di non pensare, ma durante la notte la testa mi portava indietro nel tempo di 10-11 anni. Scene un po’ particolari. Un carico di emozioni che per fortuna sono riuscito a gestire. Era una partita che sognavo da tempo, ho mangiato tanta polvere, ma ce l’ho fatta. Ringrazio tutti, a partire dai miei genitori, fino a miamoglie che mi sopporta tutti i giorni e mio figlio che mi dà una grandissima forza. E non mi scordo di Massimo Rastelli, un grande uomo, uno di quelli che mantengono le promesse”.
Lacrime che fanno il giro del mondo insieme alla notizia della sua fede per il Boca Juniors: “Da quando faccio il calciatore non tifo per nessuna squadra, però il mio idolo da ragazzino era Gabriel Omar Batistuta. Da qui è nata la mia fede per il Boca. Sono ‘bostero‘ anche perché impazzivo per Maradona. E acasa ho la 10 di Tevez“. Poche ore dopo arrivano migliaia di messaggi dai tifosi della squadra di Buenos Aires: “Comprateci Pisacane”. Il presidente del Boca, Daniel Angelici, lo chiama e lo invita in Argentina. Contemporaneamente diventa simbolo anche in Inghilterra. “Respect” il messaggio di solidarietà del terzino spagnolo del Chelsea Marcos Alonso (ex Fiorentina).
Arriviamo dunque alla terza tappa. Il ventinove dicembre il “The Guardian” lo nomina calciatore dell’anno del 2016 per la sua “straordinaria determinazione nel voler raggiungere la serie A dopo aver sofferto della sindrome di Guillain-Barré“. Premio meritatissimo per “l’orgoglio dei Quartieri Spagnoli” che ha dimostrato a tutti come nella vita non ci si debba mai arrendere, anche quando tutto sembra già scritto. Ma anche come trovare la forza di ripartire da zero: “Una mattina mi svegliai paralizzato dalla testa ai piedi. Mi fu chiara la gravità della situazione solo quando mi ritrovai in un letto di ospedale. La diagnosi fu terribile: sindrome di Guillain-Barré. Dalla speranza di realizzare il sogno che avevo fin da bambino mi trovai ad affrontare la partita più difficile. In quel momento non pensavo al fatto che forse non avrei più giocato a calcio. Tutti i miei sforzi, le mie speranze erano indirizzate a combattere per un bene più prezioso, la vita”.
E come ha reagito Fabio alla notizia del premio? “Onestamente, niente di quello che faccio è ha fatto per essere un esempio per le altre persone. Non fa parte del mio modo di essere, io sono un ragazzo semplice e umile”. In molti non sanno che in realtà la terza tappa di un 2016 fantastico per “Faffolino” è la nascita del suo secondo bambino, Francesco, il dono più bello del suo Natale. Prossima tappa? Il 2017 ha già un calendario affollato. Nei prossimi giorni verrà presentata la sua biografia “La favol…A di Fabio Pisacane” e riprenderà gli allenamenti con il “suo” Cagliari, la squadra della città che lo ha adottato.