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“Era arrivato come talento, è diventato campione” Bordon racconta Buffon

Buffon e la sua carriera ripercorsa da chi l’ha formato: Ivano Bordon

Estate 2001, la Juventus acquista Gianluigi Buffon dal Parma. In terra piemontese in contemporanea torna Marcello Lippi e con lui il preparatore dei portieri Ivano Bordon, campione del mondo nell’82. “Quando era arrivato da Parma era un talento, ma doveva diventare un campione“. Racconta a gianlucadimarzio.com Bordon. Insieme i due hanno vinto tanto, ma soprattutto Ivano è stato fondamentale nel percorso di crescita di Buffon. 

I primi anni alla Juventus

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Aveva già esperienza europea quando arrivò visto che aveva anche vinto la Coppa UEFA. Alla Juve però era diverso“. Quindi per Buffon iniziano due percorsi in parallelo per portarlo a diventare un campione. Da un lato c’era il lavoro tecnico: “Io ho solamente cercato di dargli la mia esperienza. Dovevamo aiutarlo a mettere insieme le sue qualità innate e aiutarlo a valorizzarle. Poi qualcosa gliel’ho insegnato“. Poi c’era un percorso da fare sulla mentalità. “Ricordo che dopo le partite era lui che veniva a sottolineare come situazioni studiate in allenamento si erano presentate e le aveva superate. Come mentalità è maturato, nel senso che ha capito subito che alla Juve volevano certi traguardi in fretta, non si potevano prendere pause. Con Lippi e lo staff siamo riusciti a trasmettergli questa mentalità“. La testa è tutto e su questo Bordon ha sempre insistito: “Gli dicevo sempre che se fosse entrato con la giusta concentrazione difficilmente avrebbero potuto segnargli. Lui poi ha il suo modo di vivere il prepartita. È sempre sereno, sembra quasi poco concentrato, in realtà è il suo modo per trovare la giusta mentalità“.

Il Mondiale del 2006

Nel 2004 Lippi lascia la Juventus e diventa ct della Nazionale, così continua anche il rapporto tra Buffon e Bordon. Gigi ormai era maturato: “Nel corso dei primi tre anni di Juventus è diventato protagonista e così ha preso più sicurezza“. I due insieme hanno vinto il Mondiale, un traguardo quasi inaspettato, in cui Buffon è stato fondamentale per l’Italia. Gigi così ha regalato a Bordon un sogno, visto che è il secondo mondiale per lui e al momento è l’unico italiano vivente a detenere questo record. Dietro alle prestazioni di Buffon c’è stato il grande lavoro svolto in sinergia tra lui, Bordon e gli altri due portieri: Amelia e Peruzzi. “Riuscivamo a lavorare con serietà e con consapevolezza di quello che dovevamo fare. Il rapporto tra Gigi, Amelia e Peruzzi fu ottimo. Loro lo aiutavano pur sapendo che non avrebbero mai giocato“.

Le qualità di Buffon

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Di quel Mondiale si ricordano le parate in semifinale contro la Germania o quella incredibile su Zidane in finale. Tutti interventi difficili, ma agli occhi degli altri semplici. Lo stile di Buffon è quello ed è stato possibile anche grazie alla sua innata capacità nel posizionamento: “Gli ho visto fare parate inaspettate, e ne ha fatte tante di impossibili. È diventato famoso anche per il suo modo di parare. Poi lui ha un ottimo posizionamento. Le parate fatte in posizione sono sempre difficili, ma la gente alla fine non se ne accorge“. Su tutte, l’intervento preferito non è uno fatto al Mondiale, ma in una serata ben più triste. Quella di Manchester, quando il Milan ai rigori aveva battuto la Juventus: “Io ricordo una parata su colpo di testa di Inzaghi in Juve-Milan a Manchester. Palla messa dentro dalla sinistra e all’altezza dell’area piccola, Inzaghi di testa mise la palla secca sul primo palo e lui fu molto reattivo“.

Il futuro

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Da quella partita a oggi sono passati 18 anni. Bordon non allena in più, Buffon è ancora in porta: “Non me l’aspettavo. Io l’anno scorso gli avevo mandato un messaggio dicendogli che può continuare finché se la sente sia fisicamente che mentalmente. Oltre a una certa età è difficile. La testa è quello che conta di più“. E la testa c’è eccome e lo stesso Bordon lo vede. Il percorso di maturazione è completato, così la mentalità è rimasta sempre la stessa. D’altronde non si para a caso a 43 un rigore a uno dei migliori tiratori della Serie A. Da ragazzino a uomo, Bordon lo conosce bene. I due si sarebbero dovuti rincontrare un anno fa: “L’avevo invitato alla presentazione del mio libro ‘In presa alta’ e aveva accettato, poi per il Covid ho dovuto positicipare“. La presentazione aspetta ancora e i due ancora devono rincontrarsi. Buffon ci sarà, l’ha promesso, ma servirà capire se – dopo il secondo addio alla sua Juventus – dovrà trovare il tempo tra un allenamento e un altro o no. Dipenderà dalla sua testa, quella del campione formata anche da Bordon.