Dal quartiere alla nazionale: Bryan Zaragoza e l’arte del dribbling
Doppietta contro il Barcellona e primo in Liga per numero di dribbling riusciti: ora lo aspetta la nazionale spagnola
“Gioco per il dribbling, non per rincorrere il pallone. È così da quando sono piccolo: sono del quartiere. Il mio stile è giocare faccia a faccia e avere palla tra i piedi”. Il dribbling è l’essenza di Bryan Zaragoza, il marchio di fabbrica del giocatore del Granada che ha messo a segno una doppietta contro il Barcellona. In una stagione dove i “Los Nazaries” fanno fatica a trovare la giusta continuità, Zaragoza è la gemma pura della nuova classe di talenti spagnoli. Cinque gol e un assist nelle prime none giornate di Liga. Un impatto che non è passato inosservato, nemmeno dal ct De La Fuente che lo ha convocato in nazionale (insieme ad Ansu Fati) per sostituire Yéremi Pino.
Doppietta, ovazione dello stadio e i social impazziscono: tutto in una notte
17, come il numero dei secondi che sono bastati a Zaragoza per mettere la propria firma sulla gara contro Xavi e compagni. 28, come il numero di dribbling riusciti nel corso della stagione. Primatista di questa particolare classifica. Il secondo gol arriva dopo una doppia sterzata ubriacante su Koundé. Tocco di collo esterno, pallone sotto la traversa e Ter Stegen battuto. Pubblico in delirio: Il Nuevo Estadio de Los Cármenes è ai suoi piedi. Dalle gradinate, un coro per rendergli omaggio “Bryan, selección”. Prima di battere un calcio d’angolo, Gonzalo Villar si avvicina al classe 2001. A fine partita rivelerà: “L’ho ringraziato per la doppietta. Gli ho confidato di averlo preso al Fantasy (fantacalcio spagnolo)”. Una prestazione che gli è valsa un aumento di almeno 5.000 follower su Instagram. Nel calcio moderno, anche questi dati incidono, e non poco.
From zero to hero: ecco la chiamata di De La Fuente
Capello ossigenato, baffo stile anni ’90 e una salvezza da conquistare. Protagonista della promozione del Granada la passata stagione, Zarazoga non vuole di certo perdere quel posto guadagnato con pieno merito. È l’orgoglio e il trascinatore di una squadra che, 49 anni dopo l’ultima volta, vede nella lista dei convocati in nazionale un proprio giocatore.
Chissà se quel ragazzino di Malaga avrebbe mai pensato un giorno di ricevere una standing ovation nella sua Andalucia. Dai quartieri della “Costa del Sol” a Granada: 131 chilometri che lo separano dalle sue radici. La mente però sarà sempre lì, a quelle partitelle con gli amici che duravano fino al calare del sole.