Bottiglia d’acqua e un joystick nello zainetto: Ljajic da Playstation e Torino che vola… per davvero
Basta una doppietta per un sorriso? Forse sì. Anche se il sorriso non è mai stato la sua arma migliore, decisamente meglio il destro. Con quello sì che Adem ci sa fare. Quella sera di metà luglio si presentò negli uffici di Cairo a Milano con lo zainetto in spalla e una bottiglia d’acqua in mano. Sorrisi timidi, appena accennati. Quanto basta per sussurrare un “sono felice” che dava inizio alla sua avventura al Toro. “Mai avuto dubbi” rispondeva Ljajic a chi gli chiedeva il perché di tanti tentennamenti prima di dire sì al granata. C’era pure il Celta Vigo sul gioiellino serbo, nel mezzo anche un ritorno di fiamma della Fiorentina. Tiepida. Un ultimatum di Sabatini per accettare il Torino, alla fine il sì tanto atteso. Che sbloccò pure l’altro giallorosso col trolley in mano, Iago Falque. I due quella sera si alternarono dal Presidente: prima il serbo, poi lo spagnolo. Poi di nuovo tutti insieme dentro per la firma e la stretta di mano negli uffici di Cairo. Tipo ambizioso ed orgoglioso, al punto da farli attendere oltre le 21 per dare personalmente il benvenuto a entrambi. Un saluto veloce, niente brindisi. La firma e poi via in macchina con Pantaleo Longo, più di un segretario per il Toro. Direzione? Bormio, ritiro granata.
Mihajlovic aspettava le due ali scelte da Petrachi per far decollare il Torino. Tre ore di macchina, altrettante di allenamento il giorno dopo. Sudore e fatica, solo così si conquista Sinisa. Serbo come lui, ma non quanto lui. Dissapori mai svaniti per un inno non cantato con la Nazionale. Questioni di cultura e origini ben radicate, da quando a 7 anni Adem vedeva gli aerei americani sopra la testa e sentiva le bombe sulla sua Serbia. Cose più serie di un taglio di capelli troppo lungo o di una passione eccessiva per la Nutella. Lui dice che ora ne mangia meno che a Firenze, quando Mihajlovic lo bacchettava. In campo e fuori. Adesso soltanto parole al miele, dolci sì ma solo per il Toro. Che viaggiava senza i suoi gol e adesso vola a Palermo con una sua doppietta. A Torino si divertono: Ljajic quella sera a Milano nello zainetto aveva un joystick, per far volare il Torino in Europa. Ma nella realtà, questa volta è tutto vero. Pure il sorriso.