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Borini: “Ho dimostrato di valere il Milan. Fuggi-fuggi? Non per me”

Il jolly di Gattuso si racconta a “La Gazzetta dello Sport”: “Andare dove? Qui siamo al Milan. E voglio la rivincita contro la Juventus in Supercoppa”

Una vita da…jolly. La prima stagione di Fabio Borini al Milan non ha potuto che sottolineare, in diversi frangenti, la particolare duttilità dell’esterno arrivato nell’estate delle “cose formali” dal Sunderland, capace di occupare almeno tre ruoli tra le gestioni Montella e Gattuso e di fare del sacrificio e dell’impegno le proprie doti principali: “Mi piace il football americano perché mi rispecchio nella filosofia della dedizione e del lavoro duro – spiega il numero 11 rossonero a “La Gazzetta dello Sport – correre è una delle caratteristiche che più mi fanno assomigliare a Gattuso. In me rivedo la stessa carica, la cattiveria agonistica. Io, come lui, finisco le partite stremato. D’altra parte mia madre corre ancora (lunghe distanze, ndr), mio papà lo faceva (200-400 metri, ndr) e mia sorella faceva salto in lungo. Non c’è da stupirsi. Differenze negli allenamenti tra Montella e Gattuso? Dico solo una cosa: se uno vuole allenarsi forte e bene, lo fa con tutti“.

Una stagione che, per Borini, ha visto forse un impiego superiore alle aspettative. Per un bilancio “Assolutamente positivo. Le aspettative nei miei confronti non erano molto elevate e io credo di aver dimostrato di valere la maglia del Milan. Penso di aver fatto vedere buone cose nonostante la maggior parte delle volte non abbia giocato nel mio ruolo naturale. La giudico un’annata sorprendente e il mio rendimento mi dà anche un pizzico di rivalsa: dopo essere stato a lungo all’estero, la gente si era un po’ dimenticata di me. Per mantenere il sorriso, nella prossima stagione, devono arrivare gol e soprattutto minuti in più, ovvio. Segnare e continuare a stare in panchina è un po’ frustrante. Io vorrei giocare e non essere solo una pedina. Intendo ritagliarmi un ruolo da protagonista. Non sono al Milan per svernare, ma per rimettermi in gioco“.

E il ruolo resta ancora un “rebus”: “Terzino? Alla terza volta che Gattuso mi ha messo lì, sono andato da lui e gli ho detto che se ci fosse stato bisogno di me in quel ruolo, avrei voluto impararlo per bene. Sono movimenti che in carriera ho sempre cercato di neutralizzare e ora mi sta capitando di doverli mettere in pratica. Non so in che ruolo giocherò l’anno prossimo, ma di base resto un attaccante…Se mi mettessi in campo, sarei seconda punta in un 4-4-2. Per il mio approccio al lavoro mi considero un esempio, in questo senso sì. Sono uno che lavora tanto e credo di farlo bene, ambizioso, coraggioso e determinato. Sono generoso di natura, anche in spogliatoio: sulla base della mia esperienza ho aiutato gli altri neo acquisti con la lingua, ho fatto da tramite, li ho coinvolti nell’adattamento e l’ho fatto con piacere perché so di aver dato una mano al gruppo”.

Milano come “città ideale per entrambi (moglie Erin inclusa” a livello umano e professionalmente e il Milan vissuto subito come “storia e famiglia. Un passato di enorme profilo e uno staff che si prende cura dei giocatori. Tocchi con mano che ti vogliono bene. Mi è successo solo qui e al Liverpool. Rischio di fuggi-fuggi da Milanello? Per quanto mi riguarda di certo no. In generale non credo. Potrebbe essere una situazione che ci lega ancora di più. E poi, fuggi-fuggi per dove? Qui siamo al Milan. Suso? L’ho visto crescere a Liverpool, ora è un giocatore molto più consapevole. Se andasse via creerebbe un bel vuoto. Calhanoglu un po’ l’ho aiutato anch’io… Qualche consiglio di campo azzeccato, ma soprattutto fuori. Diciamo che non ho reso un gran servizio a me stesso (ride, ndr)”.

Chiusura su Mirabelli e sui successi in rossonero: “Massimiliano lavora molto bene perché conosce moltissimi giocatori non solo dal punto di vista tecnico, ma anche della personalità. E questo è di grande aiuto per creare un gruppo vincente. Titoli? Sto aspettando la rivincita con la Juve, in Supercoppa. Giocare nella prima metà di agosto potrebbe avvantaggiarci se il mister non ci ammazza in precampionato… (ride, ndr). Il mio sogno è vincere un trofeo con questa maglia, la Supercoppa sarebbe un’ottima introduzione verso prospettive più importanti”.